La chiesa di Santa Maria Assunta sorge nell’ambito del centro plebano di Angera che ancora mostra l’impostazione con due chiese accoppiate documentata nel XIII-XIV sec., ma, forse, di fondazione ben più antica.
La chiesa, inizialmente subordinata all”ecclesia maior’, divenne col tempo preminente, assorbendo funzioni, titolarità e centralità rispetto all’originaria capo-pieve.
Questa fu ricostruita nel XVI sec. come sede di confraternita, ma conserva la possente torre campanaria, del XII sec., che oggi rappresenta il lascito più antico delle complesse vicende di trasformazione dei luoghi. S. Maria Assunta è frutto di due fasi costruttive; alla fine del XV sec. risale il presbiterio, innestato sul corpo della chiesa medievale; questa fu completamente ricostruita poco dopo la metà del XVI sec.
La facciata, di semplici linee rinascimentali, opportunamente riprese durante un restauro del 1900, è rivestita di un paramento regolare di blocchi di pietra locale (pietra d’Angera) che, col tempo, era stato esteso dal presbiterio quattrocentesco a tutte le pareti esterne dell’edificio.
Il prospetto è centrato da un portale d’impostazione forse rinascimentale, ma ampiamente ripreso durante i citati restauri. Il settore centrale della facciata, a campo liscio centrato da un oculo, culmina in un timpano ad ali spezzate ed è delimitato da una lesena per parte in forte aggetto.
Le ali laterali sono raccordate al corpo centrale da due ali in curva terminanti in voluta. I vertici del frontespizio sono rimarcati da due piramidi (già documentate nel XVIII sec.) e da una statua dell’Assunta, anch’essa testimoniata dalle fonti, ma sostituita di recente.
Dalla piazza antistante, la massa della chiesa denuncia la complessa articolazione in tre navate; la maggiore sovrasta in altezza le gallerie laterali con un cleristorio, rivestito di pietre, nel quale una serie di lunette ottocentesche lasciano trasparire l’originario andamento delle allungate monofore a tutto sesto cinquecentesche.
Dall’allungata massa della costruzione emerge il volume della cappella dell’Addolorata, aggiunta nel 1900.
L’abside, a terminazione rettilinea, è, come detto, la parte più antica; sopravvivono, dell’originaria impostazione, le lunette sopra le monofore rettangolari, ampliate invece nel XVII sec.
Le navate interne sono suddivise in quattro campate da archi trasversali a pieno centro che offrono appoggio alle volte; queste sono rette da lesene classiche, a fusto liscio e con capitello corinzio. Il presbiterio rappresenta il fulcro della chiesa, sotto diversi aspetti.
Sviluppato su una pianta quadrata, è anticipato dall’arco trionfale in accentuato sesto acuto ed è coperto da una volta a vela ‘costolonata’, con nervature di pietra in forte aggetto.
I piedritti sono coevi alla costruzione (1488-1498), come il medaglione con Dio padre benedicente scolpito ad altorilievo che orna la chiave di volta; nel complesso, si tratta di un ambiente di grande interesse che attende ancora di essere inquadrato dagli studi nell’ambito della precoce diffusione periferica di modelli rinascimentali messi a punto a Milano.
L’area presbiteriale, delimitata da una balaustra settecentesca di marmi intarsiati e dall’elaborato disegno, conserva, inoltre, alcuni lavori d’intaglio ligneo seicenteschi di rilievo (sedile del celebrante; coro dei canonici), per botteghe coinvolte e qualità dei risultati.
Nel primo pilastro a sinistra del coro sopravvive il pulpito ligneo settecentesco (ante 1786), rivestito di una ricca ornamentazione dorata a motivi vegetali, ultimo tassello di un complesso piano di arredo che fu affidato a una bottega ancora anonima, ma certamente non proveniente dallo stretto giro degli artigiani operativi nel Varesotto o sulle rive del Verbano.
Le diverse componenti di questo continuo programma di arricchimento di manufatti a servizio dei celebranti ha trovato, dal 2003, un elemento di continuità nella nuova mensa d’altare, innalzata sopra una piattaforma nella prima campata davanti