La chiesa di Sant’Eurosia si eleva al margine orientale di Taino e all’incrocio delle principali strade interne all’abitato. L’edificio è a pianta ottagonale estradossata, con murature d’ambito rivestite da una decorazione a bande policrome. Il portale d’ingresso, rivolto alla via, è in granito rosa di Baveno, elegantemente disegnato secondo i modelli tardo neoclassici in occasione della revisione generale del fabbricato, ricostruito dalle fondamenta nel 1853. L’oratorio è concluso da un tetto a padiglione, su base ottagonale, con manto in coppi vecchi e croce sommitale innalzata sopra un plinto di pietra sbozzata. L’interno è un unico ambiente ottagonale, coperto di cupola sferica. La chiesa racchiude memorie e culti diversi. Una lapide, a sinistra, ricorda la ricostruzione patrocinata dal conte Giuseppe Marco Serbelloni nel ricordo della figlia Amalia, morta a Taino nel 1839. I Serbelloni di S. Gabrio, infatti, erano da tempo attestati nella località con vasti possedimenti concentrati attorno a un castello trasformato in una grande villa. Le tre specchiature sopra l’altare maggiore di cotto, invece, pur affrescate durante la ricostruzione di metà ottocento, presentano un campionario di culti molto sentiti in ambienti rurali e all’origine del luogo sacro. Al centro è raffigurato il martirio di sant’Eurosia, la cui devozione, sul Verbano, è rara e distribuita in una manciata di altri edifici tra Sesto Calende (Cocquo) e Cannero; a sinistra compare un sant’Antonio abate, a destra san Sebastiano. Gli affreschi, recentemente recuperati (2012), sembrano riferibili alla bottega che, in quegli anni (1854-1855), era impegnata nel più complesso ciclo che riveste le pareti e la volta della cappella dell’Immacolata (o di sant’Anna) a Ispra. La chiesa non è orientata.
XVII – L’unica documentazione riferibile al luogo di culto è rappresentata dalla mappa catastale del 1722, dove fu rilevata una piccola cappella posta all’ingresso occidentale dell’abitato. L’edificio, però, doveva esistere da più tempo addietro, almeno dal secolo precedente; un qualche rapporto di discendenza, infatti, va forse individuato con la diffusione del culto di S. Eurosia, particolarmente sentita in ambiti rurali, e con la costruzione di una chiesa, altrettanto ridotta, ma di maggiore impegno, nella vicina Cocquo (Sesto Calende), nel 1665.
1853 – L’edificio fu radicalmente ricostruito nel 1853 per voto del conte Giuseppe Marco Serbelloni e in memoria della figlia Amalia, morta a Taino nel 1839. La prima pietra fu posata il 5 maggio di quell’anno e, nel volgere di breve tempo, la chiesa fu portata alle eleganti forme attuali. I Serbelloni di S. Gabrio, da tempo attestati nella località con vasti possedimenti concentrati attorno a un castello trasformato in una grande villa, lasciarono sopravvivere l’originaria invocazione popolare che fu anzi incentivata introducendo sull’altare e sulle specchiature laterali un nuovo ciclo di affreschi con sant’Eurosia, sant’Antonio e san Sebastiano.
1906 – La chiesa fu restaurata una prima volta nel 1906. In quell’occasione fu riparato il tetto, revisionate le facciate esterne, sostituiti i vetri e furono poste in opera la ferratine alle finestre.
1978 – Un ulteriore progetto di restauro fu messo in pratica nel 1978 a cura della locale pro loco. Tra i lavori, furono “rinfrescate le strutture esterne” (Varalli), forse introducendo la decorazione a bande orizzontale che ancora sopravvive.
1996 – Nel 1996, in occasione di un’ulteriore fase di interesse per la chiesetta, furono realizzati alcuni interventi volti a salvaguardare gli affreschi che, per la prima volta, furono sottoposti a pulizia e consolidamento.
2011 – L’ultimo intervento sulla chiesetta di Sant’Eurosia è stato condotto nel 2012 sulla base del progetto elaborato l’anno precedente. I lavori hanno interessato, in particolare, le coperture, le superfici decorate esterne e gli affreschi interni.
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