La chiesa di San Rocco a Comabbio sorge lungo la superstrada Vergiate-Besozzo. L’edificio è frutto di una ricostruzione integrale di uno più antico, demolito per la creazione dell’arteria stradale che ha così sacrificato l’unitario complesso di culto, aggregato attorno e alla sommità del colle del paese, dove ancora sorgono, a dominio del lago e del panorama, la parrocchiale e il venerato santuario della B.V. del Rosario. Nonostante il rifacimento moderno, il San Rocco presenta forme in parte ispirate alla precedente fabbrica: un vano rettangolare con abside semicircolare coperto a doppia falda, rivestito di pietre lasciate in parte a vista, è preceduto e ingentilito da un pronao con fornice centrale ‘a serliana’ retto da due colonnine seicentesche di recupero. All’interno si conservano quattro affreschi strappati (tra scene complete e frammenti). Documentano, ancora oggi, la composita devozione radicata nei luoghi: una ‘Madonna in trono’ è affiancata da sant’Antonio (ricorrente protezione in ambienti rurali) e da san Rocco, invocato durante un contagio di peste; sul lato opposto, un avanzo di un gigantesco san Cristoforo rimanda al guado sul vicino lago al quale, un tempo, la chiesa era legata. La ‘Madonna in trono’, seduta su uno scranno coronato da una lunetta e reso prospetticamente, e i due santi che la affiancano rimandano a schemi tardo-rinascimentali che costituivano un bagaglio ricorrente per botteghe itineranti in ambito varesino ancora per buona parte del XVI sec. Più raffinato è il volto che sopravvive nello strappo in controfacciata, un altro san Rocco, forse dipinto come ex voto durante una prima ondata pestilenziale e da collocare attorno ai primi decenni del Cinquecento.
1960 – La chiesa di S. Rocco, documentata dal XV sec. ai piedi del colle di Comabbio, fu demolita e ricostruita nel 1960 in occasione dei lavori per la creazione della strada Vergiate-Besozzo. Per il nuovo edificio fu scelta una località poco distante dall’originale, sul lato a valle dell’arteria viabilistica. Alcuni degli affreschi interni dell’edificio scomparso furono recuperati per strappo e ricollocati nella nuova chiesa che fu dotata anche di un portichetto sorretto da due colonne in serizzo provenienti dal pronao della fabbrica antica.