La chiesa di san Giacomo sorge appena fuori l’abitato storico di Stadolina, lungo la strada che originariamente collegava i villaggi dell’alta Vallecamonica denominata storicamente via Valeriana. La dedicazione ad un santo protettore dei viandanti e dei pellegrini, avvalla l’ipotesi che la borgata e la chiesa sorgano attorno ad uno xenodochio, luogo di ospitalità per i viandanti. Attualmente la chiesa sorge a fianco del cimitero sopra un terrapieno sorretto da muri in pietra.
Il complesso è composto dal semplice volume della chiesa, coperto a capanna e dai volumi più bassi della sacrestia, coperta a semi-padiglione, a sud, del presbiterio e dall’oratorio dei santi Filippo e Giacomo a ovest. Anche quest’ultimi con coperture a capanna con andamenti tra essi ortogonali. Fulcro attorno al quale si imperniano tali volumi è il campanile, incluso tra sacrestia, oratorio e presbiterio. Presenta cella campanaria a quattro arcate sormontata de lanterna ad otto lati e otto monofore, con copertura in rame a cupoletta e croce su sfera.
La facciata rettangolare è divisa da quattro lesene poco profonde in una specchiatura centrale maggiore, che contiene il portale architravato in marmo di Vezza o Canè, una decorazione in stucco grigio a rilievo sopra il portale e un finestrone con leggera cornice in marmo nella parte alta. La facciata ha timpano triangolare che copre le tre specchiature sottostanti; è definito da marcato cornicione con pinnacolo reggi-croce al vertice.
Il fianco a valle, volto a sud, presenta una semplice scansione in tre specchiature separate dal lesene, semplificate rispetto alla facciata; le prime due contengono due finestroni nella parte alta. Di seguito emerge il corpo della cappella laterale, quello della sagrestia e la facciata di oratorio annesso, del tutto simile alla parrocchiale ma di dimensioni ridotte. Il fianco a monte differisce da quello a valle par la presenza nella terza specchiatura del volume relativo ai locali dell’organo, affiancato a quello della cappella laterale destra.
Internamente la pianta si presenta a forma di croce con la navata principale affiancata prima del presbiterio da due cappelle contrapposte molto sviluppate, quasi poste a transetto. Tutti gli ambienti sono coperti a volta a botte unghiata e divisa in campate da costoloni nella navata, nel presbiterio le unghiature formano tre archi affiancati nella parete di fondo. Gli altari laterali e il maggiore sono sopraelevati rispetto alla navata e presentano ricchi altari e cimase barocche intagliate in legno e dorate. Tutta la chiesa rispecchia le direttive del concilio tridentino e risulta molto luminosa.
1610 – La data 1610 incisa sull’architrave del portale indica con ogni probabilità la conclusione del cantiere di riedificazione della chiesa.
1645 – L’ancona è considerata capolavoro dell’arte dell’intaglio del legno, opera di Giovanni Battista Ramus. L’ancona è ricchissima, con grandi angeli-cariatidi, timpano spezzato, statue e decorazioni. Ingloba l’ancona della precedente chiesa, attribuita a Stefano Lamberti, cinquecentesca oggetto recente di furto delle statue della Vergine tra san Giacomo e Rocco.
1645 – Gio Antonio Togni di Vione, allievo di G.B. Ramus realizza l’ancona.
1670 – Pietro Ramus realizza l’ancona lignea dell’altare di San Filastrio
1689 – Domenico Ramus intaglia il tabernacolo offerto dal cappellano Giovanni Maria Ruggeri.
1816 – Al 1816 risale il progetto della ditta Pietroboni di Vione, del campanile attuale, ristrutturazione e ampliamento del precedente già documentato da visita pastorale del Celeri nel 1578 alla chiesa precedente.
1826 – La bottega Pertoboni progetta e realizza le strutture lignee della bussola e dei confessionali nella prima campata della navata.
1835 – L’organo e realizzato da Gregorio Mottironi di Cortenedolo.
1910 – Stefano Salvetti di Breno affresca tutti i medaglioni con la vita di Cristo nella volta.
1910 – Lo stuccatore Luigi Maroni di Ponte di Legno restaura e estende la decorazione a stucco dell’interno, lesene, sottarchi, pennacchi e volte.
1933 – Nel 1933 vengono fuse le precedenti campane e rifatto un concerto di cinque campane dalla fonderia D’Adda Francesco
1945 – Eugenio Rossi di Como restaura tutti gli affreschi e ridipinge quelli più deteriorati.
1963 – L’organo è restaurato e modificato da Giulio Ghetti rifacendo alcune canne, sostituendo alcuni registri apportando modifiche sostanziali.
1995 – L’organo è restaurato da Gianluca Chiminelli di Darfo in senso filologico sostituendo i registri aggiunti in precedenti modifiche allo strumento e riportando la pedaliera e la tastiera all’estensione originale “scavezza”
2011 – Viene restaurato l’intonaco esterno, il tetto e ripavimentato il sagrato. Realizzata trincea drenante a monte.