È stato suggerito che l’intitolazione a S. Clemente, che venne condannato all’esilio presso le miniere di marmo di Cherson sul Mar Nero, sia riconducibile alla presenza della cava di marmo del Borom, proprio al di sopra del luogo dove sorge la chiesa, lungo antica via di collegamento sopra l’abitato di Vezza. Il campanile di stile romanico è stato costruito in differenti fasi, riconoscibili dalla forma e dalla disposizione dei conci di pietra: quadrati e più grandi fino all’altezza del muro laterale della chiesa, più irregolari sino alle prime bifore, più piccoli e a faccia rettangolare quelle della cella superiore. Ciò indica il fatto che il campanile utilizza il muro perimetrale della chiesa, preesistente e di tessitura romanica ( intonacato al difuori dell’area del campanile). Venne poi innalzato un primo campanile romanico con quattro bifore, all’interno del perimetro della chiesa, il secondo livello, con ulteriori quattro bifore fu aggiunto in una fase sempre in periodo Romanico. La chiesa, restaurata nel XVI secolo, come indicato dalla data posta sopra l’architrave della porta d’ingresso, si compone di due corpi, non perfettamente allineati tra loro, di modo che l’asse della navata risulta leggermente obliquo rispetto all’abside. Gli affreschi dell’abside sono cinquecenteschi e raffigurano alcuni Santi venerati in Valle Camonica come S. Martino e S. Lucia. La pala dell’ancona (una riproduzione fotografica: l’originale si trova nella pinacoteca parrocchiale di Vezza d’Oglio) è seicentesca. All’interno della sagrestia sono conservate delle gambe e braccia di legno, ex voto donati dai fedeli in seguito a richieste di grazia per guarigioni da storpiature e ferite agli arti. La chiesa ha volte a crociera.
XI – La chiesa di S. Clemente è citata nei documenti vescovili almeno a partire dall’XI secolo. Le tessiture murarie visibili nel campanile, di diverse fasi, sono compatibili con il periodo Romanico del XI-XIII sec.
1585 – La chiesa viene ristrutturata completamente e ampliata, eccettuato il campanile. Nel 1580 il cardinal Carlo Borromeo ne ordina il completo restauro: la data impressa sulla ghiera dell’arco d’ingresso in marmo di Vezza, 1585 fa supporre che esso avvenne in tempi rapidi.
XXI – Esternamente risulta realizzato uno scannafosso con griglia calpestabile ed intonaci di recente formazione. Dalle immagini fotografiche storiche si osserva la presenza di resti di affreschi esterni, non più presenti, tra cui forse un San Cristoforo sul lato sinistro verso la facciata. Alcune bifore del campanile risultavano nella prima metà del novecento obliterate, ora sono messe tutte in luce.