Posta al margine più elevato del piccolo gruppo di case e fienili della contrada di Cortaiolo, antico insediamento produttivo agricolo, curtis, il santuario si pone sull’antica via di collegamento tra il centro abitato di Vione e la via Valeriana. L’origine della chiesa potrebbe ricondursi alla preesistenza di un sacello pagano posto sulla via.
Le suprfici interne, completamente intonacate, ospitano un esteso e interessane ciclo di affreschi dell’autore Oscar Di Prata, eseguti nel 1954.
La chiesa risulta frutto di una progettazione unitaria con caratteristiche tipiche delle chiese cinquecentesche di piccole dimensioni. Esternamente sono facilmente riconoscibili il volume maggiore della navata, quello più contenuto dell’abside a cinque lati, quelli accessori del campanile, a nord, come quelli sporgenti della cappella laterale, sullo stesso lato e quello della sagrestia sul lato sud. L’orientamento della chiesa risulta perfettamente sull’asse Est-ovest, con presbiterio ad est. La facciata, tipicamente cinquecentesca con timpano triangolare (ricorda la facciata della coeva chiesa di San Faustino a Bienno) con tre pinnacoli a coronamento muniti di banderuole e croce centrale, in ferro battuto di notevole fattura. La facciata presenta due basse finestrelle che consentono la vista dell’interno dal sagrato. tali aperture, sormontate da affreschi molto deteriorati che paiono riportare degli stemmi, sono tipiche delle chiese poste su luoghi di passaggio e vennero abolite dal concilio di Trento. Appartengono probabilmente alla conformazione originale della facciata. Modifica seicentesca è invece l’aggiunta di un leggero protiro a protezione dell’ingresso e la finestra mistilinea soprastante. Il portale principale recante data 1577, a gruccia, è opera semplice ma raffinata, in marmo di Vezza dagli stilemi rinascimentali.
I fianchi del volume della navata sono scanditi esternamente da quattro lesene profonde sulle quali si attestano le catene in ferro che contrastano le volte interne. Sul lato meridionale, in corrispondenza dell’ultima delle tre campate, si apre la porta secondaria, con stipiti in marmo. Sul lato opposto, si attesta il piccolo volume della cappella delle Sante Apollonia e Lucia, affiancata, in corrispondenza della campata mediana, da un vano tecnico, precedentemente ospitante il pregevole organo Parolini, smantellato.
L’interno della navata ad aula unica, rispecchia la suddivisione in tre campate percepibile esternamente. La volta a botte, unghiata, ha un impostazione ancora tendente al sesto acuto, anche nelle unghiature, che formano sulle pareti laterali archi a sesto leggermente acuto, intervallati da pinnacchi su peducci.
La cappella laterale, coperta con una semi-volta ad ombrello, ospita l’altare ligneo, riccamente intagliato da diversi scultori tra cui Domenico Ramus nel tardo Seicento.
L’arco trionfale tra navata e presbiterio manifesta apertamente l’utilizzo del sesto acuto. Il presbiterio, con pianta definita da metà ottagono, è coperto con volta composta da cinque unghiature convergenti che lasciano sulle pareti delle specchiature ad arco leggermente ogivale. Nella Specchiatura centrale trova collocazione l’altare ligneo con la statua Novecentesca della Vergine. L’altare, rimaneggiato, è opera del 1645 di Giovanni Battista Ramus. Nella specchiatura sul lato destro, attiguo alla sagrestia, inonda il presbiterio una grande finestra a lunetta. La porta del campanile a sinistra e della sagrestia a destra, si fronteggiano nello spazio delle prime due specchiature del presbiterio.
1357 – Una precedente cappelletta, forse edificata su resti di sacello pagano, è documentata come cappella con altare e portico nel luogo dell’attuale sagrato.
Sino a pochi anni fa rimanevano resti di murature a sinistra dell’attuale ingresso, demolite nella sistemazione dell’area.
1577 – Viene edificato il nuovo santuario a spese di Tomaso Pedrini Cattabriga, in ringraziamento per l’evento miracoloso avvenutogli. Come rappresentato dal pittore Di Prata all’interno della Chiesa, Cattabriga, scalzato da cavallo, fu salvato dalla Vergine che lo guidò con la luce di una fiaccola. La data 1577 è incisa nell’architrave del portale principale.
XVII – Alla matà del XVII secolo risale la costrzione della cappella delle sante Apollonia e Lucia, posta a sinistra della navata, nella terza campata, adiacente al presbiterio
1654 – Viene realizzata l’ancona dell’altare maggiore in legno scolpito e dorato. Attribuita a Giovan Battista Ramus.
1686 – Si modifica la facciata con la realizzazione del portico d’accesso, su due colonne e due lesene e la finestra barocca soprastante (forse in luogo di oculo cinquecentesco). Si realizza la sacrestia. I lavori sono diretti da Gio Batta Biancardi.
1700 – Viene realizzato il paliotto dell’altare maggiore dagli intagliatori Strobl Pietro e figlio Giacomo di Cles, citati come Strudeli.
1819 – I carpentieri e scultori del legno Pietroboni di Vione realizzano la Cantoria, il pulpito e la balaustra.
1822 – Viene realizzata una tribuna sull’altare maggiore. Vi lavora l’indoratore Giovanni Cammanini di Sovere.
1823 – Gli organari Parolini di Villa d’Ogna realizzano l’organo con la relativa cassa.
1823 – Pietroboni di Vione realizza la statua lignea “Madonna delle Grazie con Bambino” posta sull’altare maggiore.
1825 – G. Paollini di Cemmo restaura Facciate e campanile
1826 – Domenico Faletti di Cividate Camuno restaura la pala dell’annunciazione e delle sante Apollonia e Lucia e i medaglioni nelle volte.
1880 – L’organo reca il cartiglio della fabbrica : Giuseppe Santambrogio, fabbricatore d’organi, Bergamo, n.970.
Il costruttore è attivo dagli anni 80 dell’Ottocento, dopo collaborazioni con le ditte Serassi e Locatelli.
1882 – L’organo viene modificato da Giuseppe Santambrogio collaboratore delle ditte Serassi e Locatelli.
1938 – L’altare viene addossato alla parete di fondo del presbiterio considerevolmente modificato. Viene rimossa la tela dell’annunciazione e la tribuna con la statua “vestita” della Madonna. Viene realizzata una nuova nicchia con portella vetrata per ospitare una nuova statua della Madonna opera della ditta Poisa di Brescia. viene asportato un cornicione.
1954 – Vengono eliminati il pulpito dal lato destro della navata e il pregevole organo da quello destro ritenuti superfetazioni incoerenti con l’architettura cinquecentesca. Vengono disperse le tavolette votive.
1954 – Il pittore Oscar Di Prata, di Brescia, affresca, con tecniche a impasto stratificato, quasi la totalità delle superfici interne.
1967 – come documentato da lapide posata nell’occasione, fu completamente modificato l’assetto degli spazi esterni della chiesa. Fu rimosso il terreno e resti di edificio a monte, fu rifatto il muro di sostegno del sagrato e costruita una nuova recinzione in muratura e ringhiere di acciaio. Fu restaurati il campanile e le campane.
1992 – Viene decorata la facciata e restaurata la sagrestia. Viene posizionato un nuovo portone intagliato da Maffeo Ferrari di Ponte di Legno.