La chiesa della Beata Vergine dei Miracoli sorge sul lungolago di Angera; l’imponente massa del fabbricato, mai terminato, ne delimita, anzi, il margine storico occidentale, conciliando tra l’elegante sequenza dei nobili edifici allineati sulla riva (tra cui la ‘casa’ dei Borromeo, proprio a lato del santuario) e la cornice di ville otto-novecentesche cresciute in posizione panoramica oltre l’abitato. L’edificio attuale corrisponde al solo presbiterio (coro quadrato e abside in curva) di un colossale progetto ideato da Gerolamo Quadrio nel 1662 e parzialmente attuato entro il 1667. All’origine della sacralità del luogo sta il miracoloso trasudare sangue di un’effige di ‘Madonna con bambino’ (nell’iconografia della ‘Madonna del latte’) un tempo dipinta sul muro verso il lago di una casa privata. Attorno all’immagine fu dapprima costruito un riparo provvisorio, poi, sotto la regia costante dei Borromeo, la chiesa e l’altare maggiore, classicheggiante e pure, s’immagina, su disegno di Quadrio, che oggi preserva il venerato affresco. La facciata, che corrisponde al tamponamento provvisorio dell’arco trionfale, poi divenuto stabile, è stata in parte modificata nel 1943. L’interno, coperto di cupola ribassata non estradossata con base circolare sopra i fedeli, è scandito da un giro di slanciate lesene coronate da un tradizionale capitello corinzio e sormontate da un alto fregio profilato da acuminate cornici. In controfacciata sopravvive la cantoria di un organo, qui esistente almeno nel 1786; perso il ricco corredo di tavolette ex-voto, che documentavano la sentita devozione per il santuario nei secoli, la chiesa conserva fortunatamente un’interessante quadreria. L’abside è la “parte più suggestiva della costruzione. L’armoniosa alternanza della pietra e dei mattoni crea un gioco cromatico affascinante. È questa l’unica parte completa” della chiesa e “qui ogni elemento trova un’esatta corrispondenza con l’interno: lo zoccolo in lastre di granito grigio e la base modanata in pietra di Angera delle lesene, la cornice sulla quale poggiano i capitelli e la soprastante trabeazione si ripetono uguali, per materiale e per disegno, sia all’interno sia all’esterno. L’apparato decorativo (basi delle lesene, cornici, capitelli) è realizzato” in pietra d’Angera (Guerriero, Pola 2007). Impossibile sapere quale impatto avrebbe avuto sul paesaggio l’esecuzione completa del progetto originario che prevedeva un’aula per i fedeli a ottagono allungato e due campanili in facciata; il tutto accompagnato da uno slancio verticale che non manca di sorprendere, ancora oggi, entrando nel presbiterio realizzato. Una simile propensione al “gigantismo”, cifra distintiva dell’opera di Quadrio già evidenziata dagli studi (Frigerio), avrebbe forse trovato un elemento di mediazione nel portico a colonne binate che doveva circondare sui tre lati la fabbrica, omaggio all’architettura prealpina, tra Varallo Sesia (Collegiata di S. Gaudenzio) e il Sacro Monte di Varese.
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