La chiesa dei Santi Cosma e Damiano sorge su un colle al margine dell’abitato di Osmate e a dominio dell’azzurro bacino del lago di Monate.
La fase più antica della sua storia alla quale si può oggi risalire è documentata dal campanile, replica semplificata dal modello della torre di S. Pietro e Gemonio e non anteriore al Mille.
Altri resti coevi sono presenti, allo stato di rovina, alla base del campanile; ma è difficile, in attesa di rilievi puntuali, associarli alla primitiva chiesa.
La dedicazione rimanda a una fondazione forse ancora precedente, per via dei paralleli con altri complessi religiosi del territorio della provincia di Varese sorti sotto la medesima invocazione e di riconosciuta, maggiore antichità.
Più indietro nei secoli non si può andare se non con supposizioni già scartate dai corografi ottocenteschi: “Nelle carte del Medioevo il nome [del luogo] è Oscenate, e credesi che tal nome derivi da un tempio ad Oscia Mater ivi esistente anticamente. Tutte ubbie!” (M. Fabi, 1850).
Altra ipotesi, meno improbabile, è quella di un recinto castellano sorto sul colle a controllo del lago.
La chiesa è frutto di una ricostruzione integrale avviata dopo il 1605, anno al quale risale il riconoscimento di titolo parrocchiale, e si presenta nelle forme consuete di un oratorio campestre adeguato ai modelli post-tridentini insistentemente predicati da Carlo Borromeo e dai suoi successori alla cattedra arcivescovile di Milano: aula unica rettangolare, scandita in due campate, e presbiterio a pianta sostanzialmente quadrata, poi ampliato con un catino absidale in curva durante lavori otto-novecenteschi non documentati.
Il battistero si apre a sinistra dell’ingresso, la sagrestia, come da norme, a destra del coro, verso mezzogiorno.
Nella prima campata all’ingresso si conserva, a sinistra, un affresco del XVI sec. strappato e qui ricollocato da una sede originaria non individuata, forse dall’area cimiteriale che si estendeva attorno alla chiesa medievale e che fu occupata per l’ampliamento dell’edificio sacro.
Di fronte si apre l’unica cappella laterale, a pianta rettangolare e con altare oggi dedicato al Sacro Cuore.
Interessante, ancora nell’interno, l’altare maggiore del 1718 e il decoro dei capitelli delle lesene che scandiscono la navata, con volute raccordate da una cornucopia appena accennata.
La facciata è novecentesca.
La chiesa è orientata a nord-est.
XI – La fase più antica oggi individuabile della chiesa di Osmate è documentata dal campanile. Il manufatto, d’età romanica, ancora leggibile nell’apparato decorativo (nonostante le alterazioni), era sfuggito agli studi sino alla segnalazione di Luigi Carlo Schiavi nel 2011, che ne ha individuato il modello nella torre di S. Pietro a Gemonio e ne ha ipotizzato una datazione non anteriore al Mille. Altri resti coevi sono presenti, allo stato di rovina, alla base del campanile; ma è difficile, in attesa di rilievi puntuali, associarli alla primitiva chiesa e servirsene per ricostruire la relazione tra questa e la fabbrica ecclesiastica che l’ha sostituita nei secoli successivi. La dedicazione ai santi Cosma e Damiano era già attestata nel ‘Liber Notitiae Sanctorum Mediolani’ (elenco di altari diocesani redatto all’inizio del XIV sec.), nell’ambito di una manciata di chiese presenti nel territorio della provincia di Varese sorte con identica intitolazione e di riconosciuta, maggiore antichità.
XVII – La storia della chiesa di Osmate è poco documentata. In attesa di spogli documentali e ricognizioni sugli atti delle visite pastorali, è possibile unicamente indicare il 1605 (anno dell’elevazione a parrocchia autonoma, allora compresa nell’ambito della diocesi di Brebbia) come termine post quem per una ricostruzione complessiva che portò l’edificio alle forme che ancora presenta, compreso la sagrestia appoggiata al fianco meridionale dell’abside, ma forse senza la prima cappella aperta a destra della navata, sorta come appendice autonoma nel corso del XVIII sec. Durante i lavori seicenteschi fu ricollocata, nella prima campata sinistra ed entro una bella cornice in marmo, una venerata immagine ad affresco della Madonna degli inizi del XVI sec., strappata da una cappella ossario che probabilmente sorgeva nel cimitero attorno alla chiesa, sacrificata per l’ampliamento dell’edificio.
XVIII – L’unica cappella laterale della chiesa parrebbe costruzione del tutto autonoma giustapposta al corpo di fabbrica principale nel corso del XVIII sec. (forse verso la fine di quel secolo) e collegata alla navata per mezzo dell’arco che si apre nella parete destra della prima campata. L’ambiente, rettangolare, conserva un altare oggi dedicato al Sacro Cuore ed è completato da una cupolina non estradossata impostata su un ovale.
1718 – Il XVIII sec. era stato inaugurato con la posa di un interessante altare-tabernacolo in legno scolpito, dipinto e dorato, manufatto relativamente tardo di una lunga tradizione che, a partire dal XVI sec., aveva portato alla capillare diffusione di numerosi esemplari nell’area prealpina e nel Varesotto in particolare. La parete posteriore del tempietto mostra una lunga iscrizione dedicatoria e la data di esecuzione o di installazione: 1718.
XX – La facciata è frutto di una radicale rivisitazione dei primi anni del XX sec., ma è opera poco documentata al pari di altri interventi che interessarono nei secoli la chiesa. L’ignoto progettista introdusse elementi di sapore neoromanico, accentuò l’andamento a capanna del prospetto, introdusse una trifora centrale e coronò il timpano con un orologio pubblico.
1918 – L’interno della chiesa presenta una ricca decorazione, non sempre felice. Le opere non sono documentate, ma vanno certo riferite a una fase novecentesca e collegate, forse, alla data del 1918 che si legge nei riquadri figurati ai lati del presbiterio.
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