Iil piccolo oratorio dedicato a Sant’Egidio è di tipo campestre, isolato rispetto all’abitato e collocato alle pendici ovest del Resegone.
Attualmente si presenta con le murature perimetrali esterne in pietra a vista (dall’ultimo intervento recente), compresa l’abside che è rivolta verso est.
Il tetto a doppio spiovente è coperto da coppi di cotto, recentemente collocati, in sostituzione delle piode più antiche.
A destra è presente una sacrestia, oggi utilizzata come deposito, con pavimento in cotto e soffitto ligneo, quest’ultimo di recente fattura.
La chiesa oggi è utilizzata raramente, non si celebra l’Eucarestia ma solo qualche funzione.
IV – Luigi Andrea Apostolo afferma che questo tempietto appartenne un tempo agli Ariani e risale al IV secolo. E’ pervenuta a noi modificata nelle forme e negli stili per i numerosi lavori susseguiti durante i secoli, in quanto più volte colpita da eventi climatici calamitosi. In antichità molte genti si radunavano per festeggiare il santo nella giornata del 1° settembre, fino all’Ottocento quando cadde in desuetudine.
Anche Carlo Redaelli afferma che la chiesetta venne eretta ai tempi del primo cristianesimo e che appartenne per un certo periodo agli Ariani.
In realtà la chiesetta di Sant’Egidio, nella valle del Caldone, era già ospizio per i viandanti e le sue tracce più antiche riportano all’epoca romanica con rifacimenti seicenteschi. Ad esempio l’abside semicircolare retta da contrafforti costruiti posteriormente. Nel Liber Notitiae è descritta come Seperious Veteri, cioè assai antica.
XV – La chiesetta venne unita alla parrocchiale di S. Giorgio di Acquate con istromento del 6 febbraio 1405. Nei decenni precedenti era indicata negli Statuti Comunali come Ospitale mantenuto dallo stesso comune di Lecco.
Dalla relazione di visita di S. Carlo del 1566 si apprende che le pareti interne ed esterne della chiesa avevano affreschi, alcuni datati 1348.
XVI – Giovanna Virgilio scrive che l’impianto romanico di questa chiesa, oggi è solamente intuibile dalla struttura volumetrica dell’abside. Un affresco cinquecentesco, già descritto da Federico Borromeo, raffigura Sant’Egidio in facciata. Nella stessa relazione di visita si descrivono altri dipinti presenti nel presbiterio, molto deteriorati.
Nel 1685 il Cardinale Federico Visconti diede Ordine di imbiancare tutte le pareti, compreso l’affresco raffigurante il santo titolare.
XVIII – Nel 1746 la chiesa risultava coperta da un tetto con struttura lignea, eccetto il presbiterio che era voltato e dipinto.
Sulla parete sinistra della navata era presente un affresco Settecentesco raffigurante l’Adorazione dei Magi, citato nel 1746.
XX – Onerosi lavori di restauro furono commissionati dalla parrocchia di Bonacina all’architetto Massimo Brambilla, coadiuvato dall’architetto Ugo Sacchi e ingegner Franco Parolari. E’ stato messo in sicurezza il tetto, sostituendo le capriate e rifatto il manto di copertura. E’ stato rimosso il terreno addossato alle murature perimetrali esterne, causa di danni alle fondazioni.
1907 – Nel 1907, per impedire il franamento del coro venne costruito un grosso barbacane. Oggi ne contiamo ben quattro.
Nel 1959 fu riparato il tetto e nel 1961 decorate le pareti a cura del pittore Giovanni Frigerio di Acquate.
Sant’Egidio, durante la prima guerra fu anche un campo di concentramento dei prigionieri tedeschi che il governo aveva mandato quassù nel 1916-17, dopo la loro cattura nel Carso. Erano sopratutto giovanotti croati e sloveni. Di notte riposavano sulla paglia buttata alla rinfusa in chiesa e di giorno occupavano il loro tempo a svolgere lavori agricoli. Lo spazio a loro assegnato era circoscritto da filo spinato e sentinelle. Dopo la loro partenza, il parroco di Acquate, don Giovanni Piatti, fece imbiancare la chiesa per riprendere con le celebrazioni durante i giorni d’obbligo.