l’edificio presenta una forma essenziale, che ricorda in modo semplificato l’architettura predominante delle attuali chiese camune, impostata su modelli prettamente settecenteschi, sia nella struttura generale che nell’impianto decorativo. Caratteristiche queste scrupolosamente rispettate anche nel corso dell’ultimo restauro conservativo degli anni Novanta.
La posizione dell’edificio è orientata nella direttiva sud-nord guardando dalla posizione del celebrante e misura complessivamente una quindicina di metri di lunghezza e circa sei metri in larghezza.
Il presbiterio si trova su un piano rialzato rispetto all’unica navata.Da qui si accede alla piccola sacrestia, esterna al corpo principale, di costruzione più recente e posta a ridosso del presbiterio. Le pareti della navata sono lineari, ad eccezione di una nicchia sulla parete ovest, dovuta alla parziale copertura di quello che un tempo fu l’ingresso del preesistente edificio, di dimensioni assai più ridotte dell’attuale. Un piccolo tabernacolo in legno è stato incluso, durante l’ultimo restauro, nella parete ovest del presbiterio. La verticalità delle pareti è delimitata alla base della copertura con un classico cornicione a stucco che percorre tutto il giro perimetrale dell’interno e stacca idealmente la porzione di edificio destinata a rappresentare il cielo. Una vòlta a vela si trova sopra l’altare, mentre a crociera è la copertura della navata. L’effetto di tali supporti crea fra le
pareti ed il soffitto delle lunette semicircolari, che sono state decorate dalla pittrice bresciana Maria Grazia Scarduelli, con varie opere pittoriche rappresentanti le fasi salienti dell’iconografia antoniana: Gesù Bambino che appare a S. Antonio, la triade francescana (S. Antonio, S. Francesco d’Assisi, Beato Innocenzo da Berzo), Gesù che invita S. Antonio e confratelli a prendersi cura delle famiglie indigenti, S. Antonio sul letto di morte con S. Francesco pronto ad accoglierlo in cielo. Sulla vòlta dell’altare è invece rappresentata l’apoteosi del Santo di Padova, che in aspetto più semplice è raffigurato anche sul timpano esterno della facciata nell’atto di offrire il pane ai poveri.
XVI – Prima della ricostruzione del 1867 esisteva un oratorio curato da una confraternita, di cui probabilmente rimane la facciata inglobata nel fianco a valle dell’attuale chiesa.
1867 – La chiesa è ricostruita ed ampliata. Dalla lettura dei prospetti si può ipotizzare un allargamento della chiesa tramite un cambiamento di orientamento. nel fianco a valle è leggibile un originaria facciata.
1944 – a seguito degli eventi bellici la chiesa fu usata come riparo per famiglie sfollate e per salmerie militari. la perdita della funzione di culto portò a degrado della struttura-.
1989 – lavori di restauro appaltati all’impresa Zonta Severino di Cevo su progetto dell’ing. Franco Tiberti di Berzo Demo. Vengono realizzate le opere di consolidamento, rifatto il tetto con copertura in lastre d’ardesia, ricostruita la sacrestia crollata negli anni precedenti, costruito un muro di rinforzo (barbacane) ai piedi della facciata sudovest, predisposto il sottofondo in cemento per la pavimentazione interna, sistemato il campaniletto con la messa in posa della relativa campanella, appositamente forgiata dalla ditta
Allanconi Pietro di Bolzone di Ripalta Cremasca (CR), sulla quale spicca la scritta: “Perché trionfi la carità”. i dipinti murali con scene delle vite di sant’Antonio di Padova e Del Beato Innocenzo da Berzo opera di Maria Grazie Scarduelli . Viene ricostruita la sacrestia crollata, eseguito l’impianto di illuminazione. Viene sostituito il pavimento con lastre in tonalite. Viene ripavimentato il piccolo sagrato.
1996 – Su progetto dell’arch. Carlo Serino di Brescia si eseguono gli intonaci interni, si riparano le modanature, si mette in posa il pavimento con lastre di tonalite, si realizza l’impianto di illuminazione con la messa in opera di appliques.