La statua lignea “Madonna con Bambino” è ubicata in una nicchia nell’altare maggiore della chiesa. [cfr pianta n°1]
L’opera, del primo decennio del novecento di impostazione raffigurativa e con un intaglio tipico della Val Gardena, è stata realizzata dalla ditta Nardini di Milano, che probabilmente si forniva degli intagli da maestri della Val Gardena e su di essi realizzava la preparazione di lamine e superfici pittoriche.
In questa scultura Maria appare una figura dai lineamenti bellissimi e soavi, con lo sguardo orientato verso la gente; porta in braccio il figlio Gesù, e tiene in mano lo scapolare del Carmelo segno di appartenenza all’ordine Carmelitano.
“L’origine della chiesa di Santa Maria del Carmine va posta in relazione all’insediamento dei frati Carmelitani che arrivarono a Melegnano verso il 1393.
Le prime notizie documentate testimoniano la presenza di precedenti edifici per il culto: la “casa del pellegrino”, una chiesa dedicata a san Bartolomeo e successivamente un ospedale e una chiesa dedicata a santa Maria Maddalena.
I Carmelitani si stabilirono nel vecchio ospedale trasformato in convento e vi rimasero fino al 1771, quando dovettero lasciare a seguito delle imposizioni governative austriache.
La chiesa inizialmente destinata ad essere sconsacrata e venduta, fu affidata alla Parrocchia di San Giovanni Battista fino al 1965, anno di creazione della Parrocchia di Santa Maria del Carmine.
La chiesa oggi non si presenta come un organismo frutto di un progetto unitario, bensì come il risultato di una serie di ampliamenti e modifiche.
L’abside è la parte più antica e più autentica (architettura religiosa lombarda del quattrocento), mentre il campanile risale al XVI secolo.
Nei secoli la chiesa subì trasformazioni, adattamenti e restauri, non ultimi gli interventi del 1928/30, per interessamento di don Giuseppe Del Corno, che a proprie spese ne effettuò il restauro.
La facciata realizzata con forma “a capanna“, in mattoni a vista, si presenta con una finestra ad arco acuto sopra il portone d’ingresso, e con rosone circolare, copiando lo stile delle chiese romaniche del circondario.
Sulla facciata vennero anche poste delle ciotole in terracotta smaltata a indicare il carattere ospitale dei frati, e nelle parti intonacate rimaste attorno all’ingresso principale, furono dipinti due angeli che suonano la tromba e di cui, ancora oggi, si possono intravvedere le tracce.
Alla sinistra del portale, in corrispondenza delle cappelle laterali, si trova l’edicola in mattoni dedicata alla Vergine Maria, aggiunta nel 1928. Essa ospita un busto in marmo di Candoglia della Madonna con Bambino dell’artista melegnanese Vitaliano Marchini (1888-1971). [n°2]
Il sagrato è delineato da otto colonnette di granito ed assume un significato simbolico nell’estendersi della chiesa verso l’esterno delle proprie mura: è l’aprirsi della comunità cristiana verso la città.
Il campanile risale al XVI secolo e venne costruito in posizione anomala per dare la possibilità ai frati di suonare le campane direttamente dal coro. [n°3]
Il ciclo degli affreschi delle pareti della chiesa venne realizzato per iniziativa dei sacerdoti melegnanesi Giuseppe Del Corno e Giovanni Battista Sala e realizzati dal pittore Giovanni Garavaglia.
Il ciclo di raffigurazioni, nel suo insieme, svolge il corso terreno della vita di un cristiano dal peccato originale con Adamo ed Eva e l’albero (sulla parete di ingresso), al giudizio universale (parete arco santo).
Nella parete di sinistra è rappresentata la vicenda del Purgatorio: dall’arrivo dell’anima paurosa e disorientata che, attraverso il perdono e l’abbraccio di pace, giunge integra e pura. all’atto finale di purgazione.
Nella parete di destra si svolge la Vicenda del Paradiso dove sono rappresentati figure di Santi: Santa Maddalena de Pazzi[n°4], San Giovanni della Croce[n°5], Santa Teresa d’Avila[n°6] (questi ultimi fondatori dell’Ordine Carmelitano), San Bernardo[n°7].
Sui pilastri, tra le arcate che dividono la navata dalle cappelle, sono raffigurati:
a sinistra Davide vincitore su Golia[ n°8], il profeta Elia[n°9], Mosè con le tavole della legge [n°10].
Figure simboliche di Gesù vincitore, profeta e divino legislatore.
A destra le donne dell’Antico Testamento: Giuditta che porta in trionfo la testa di Oloferne [n°11], Rachele che piange sui figli [n°12], la regina Ester che salva i Giudei dallo sterminio [n°13].
Le cappelle laterali di sinistra sono dedicate a S. Antonio [n°14], all’Ecce Homo [n°15], a S.Giuseppe [n°16].
Quelle di destra alle Sante Gerosa e Capitanio [n°17], a S. Giovanni Bosco [n°18], a S.Teresa del Bambin Gesù [n°19].
Le decorazioni nelle cappelle riprendono temi dell’Antico Testamento o narrano della vita dei santi a cui la cappella è dedicata.
Notevoli due opere, San Mauro e Sant’Agata, olio su tela della metà del XVI secolo [n°20] e San Gerolamo, olio su tela del XVII secolo [n°21] entrambi di autori ignoti.
A destra del presbiterio si trova una Madonna col Bambino opera del pittore Rivetta. E’ un affresco recuperato a seguito della demolizione di un fabbricato [n°22].
Antonio da Padova, nella prima cappella a sinistra (XVII secolo). Provenienti dalla chiesa di S. Maria della Misericordia sono le sculture di San Giuseppe, ( XIX secolo) e San Diego di Alcalà, collocato nella sacrestia della chiesa, (XVII secolo); L’Ecce Homo proveniente dalla soppressa chiesa delle suore Agostiniane di via Cavour, è opera di ignoto intagliatore melegnanese del sec. XVIII.
E’ composto di elementi architettonici e decorativi di diverse epoche e provenienze. La parte inferiore è originaria dell’antica chiesa del Carmine mentre la parte soprastante è stata decorata con elementi provenienti dalla soppressa chiesa di S. Maria della Misericordia che sorgeva in zona S. Francesco, chiusa nel 1810.
In tempi più recenti, 2007/09, sono stati avviati interventi di restauro conservativo che hanno interessato non solo la chiesa, ma anche l’edificio dell’ex convento dei frati Carmelitani. Durante i lavori di recupero sono emerse tracce di affreschi settecenteschi nelle lunette del lato del chiostro oggi chiuso da vetrate e nel corridoio delle ex celle dei frati, oggi adibite a residenza del clero, cornici in cotto di un vecchio tabernacolo in una delle celle, e interessanti tracce dell’impianto architettonico medievale oggi non più leggibile.
La logica dell’intervento è stata quella di recuperare un bene prezioso strettamente connesso all’edificio della chiesa e costitutivo del nucleo più antico dell’intero complesso parrocchiale, che non appartiene solo alla Parrocchia, ma rappresenta una testimonianza storica per Melegnano.
IX – La primitiva costruzione del’attuale chiesa di Santa Maria del Carmine, si fa risalire alla presenza di una semplice cappelletta.
836 – Nell’anno 836, durante il Sacro Romano Impero, un ricco personaggio chiamato Unger, abitante in Milano, donò beni e terreni perchè nel “borgo di Meloniano venga istituita una casa del pellegrino dedicata a San Giuseppe e a Maria”.
1304 – Il Magistretti in “Liber Notitiae sanctorum Mediolani”, databile nel 1304, riporta:”Nella pieve di San Giuliano, all’ospedale di Melegnano vi è la chiesa di santa Maria Maddalena.”
1393 – Nel 1393 i frati Carmelitani occuparono quel luogo ritirato e pieno di pace per fondarvi il loro convento, servendosi dell’antica chiesa per le sacre funzioni, e la posero sotto l’invocazione della Vergine Annunciata. Nel corso dei secoli successivi i frati costruirono il convento, con triplice porticato, ampliarono la chiesa e conservarono nell’abside l’antica costruzione. Il peso amministrativo della struttura divenne sempre più importante, fino all’arrivo degli austriaci che portarono alla soppressione del convento e alla cacciata dei frati.
XIX – Scacciati i ministri del Carmine, nonostante le cure dei custodi laici successivi, la chiesa, per le continue profanazioni divenne decadente e trascurata: usata come deposito di materiale e come alloggio. Gli antichi affreschi scomparvero sotto le tinteggiature di calce usata per le disinfezioni.
1836 – L’amore per la chiesa del Carmine spinse i melegnanesi ad aggiungere una terza campana come ex voto per lo scampato colera.
1868 – Nel 1868 si istituisce l’Associazione della Dottrina Cristiana, che teneva lezioni di catechismo tutte le domeniche, pagava ogni anno le spese necessarie per tenere in piedi almeno i muri della chiesa, offriva le suppellettili necessarie.
1872 – Il 21 maggio 1872 il crollo improvviso del tetto diede avvio alla decisione di iniziare i lavori di restauro dell’intero edificio, per renderlo meno brutto e più accogliente.
1928 – Nel 1928 venne eseguita una campagna di scavi nell’abside della chiesa, che portò alla luce due antichi livelli della pavimentazione. I restauri, condotti sotto la direzione dell’arch. Mons. Polvara, eseguiti sulla chiesa vennero conclusi con quello della facciata, copiando lo stile di quella della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. La nuova facciata venne benedetta domenica 2 dicembre 1928.
1965 – Con decreto dell’arcivescovo Giovanni Colombo del 10 luglio 1965, la chiesa di Santa Maria del Carmine fu eretta a parrocchia.
2007 – Negli anni tra il 2007 ed il 2009, sono stati avviati interventi di restauro conservativo che hanno interessato non solo la chiesa, ma anche l’edificio dell’ex convento dei frati Carmelitani.
2018 – Intervento di consolidamento dell’orditura primaria del tetto, restauro e risanamento dell’orditura secondaria e del manto di copertura. Sostituzione delle lattonerie e sistema di allontanamento dei volatili. Restauro e consolidamento del campanile. Progetto e direzione lavori affidati all’arch. Gaetano Arricobene.