L’edificio piuttosto contenuto, è posto sul’antico tracciato della mulattiera che collegava Canè ai campi coltivati e a Vione. Ora si trova addossato ad un recente tracciato stradale a sua volta reso obsoleto da quello attualmente in uso. La giacitura segue le linee di livello del versante portando il presbiterio ad essere orientato ad est. La caratteristica principale è la divisione della chiesa in due volumi, uno più basso corrispondente al presbiterio, a parallelepipedo coperto con due falde e uno più alto corrispondente alla navata, a forma di prisma a base ottagonale coperto anch’esso da due falde simmetriche. La facciata è formata da un lato del prisma, rimarcato da due lesene leggermente aggettanti e da un timpano triangolare con sintetico cornicione. La semplicità delle superfici gioca con l’originalità della forma geometrica suscitando un certo interesse. La facciata è povera di ornati, ma presenta delle bucature particolari per il periodo di realizzazione. La struttura attuale, di inizio Settecento, doveva seguire i canoni Tridentini che proibivano finestre ad altezza di sguardo. Qui invece si trova un finestrone rettangolare sopra il portale, ma anche due finestrelle ad altezza d’uomo sue due lati della porta d’accesso. Questa caratteristica è tipica delle chiese campestri anteriori al concilio di Trento, ma anche delle cappelle dei sacri monti sei-settecenteschi. L’originalità architettonica dell’interno, che presenta quattro colonne in larice che sostengono volte a botte, concorre anch’esse a far pensare al modello delle cappelle dei sacri monti lombardi e piemontesi, dalle architetture fantasiose e funzionali all’esposizione delle opere interne, anche a cappella chiusa. La mulattiera che dal santuario porta al villaggio fu inoltre nella seconda metà del Settecento contornata da cappelle contenenti rappresentazioni della Via Crucis deliberatamente ispirate ai sacri monti e in analogia al santuario di Cerveno. L’inerno della chiesa è sobrio e presenta due altari in legno, il maggiore con l’effige del Cristo Portacroce e l’altare ottocentesco di San Rocco volto a sud nella navata.
1696 – L’esistenza di una tavoletta ex voto del 1696 testimonia la probabile presenza di un’originaria edicola oggetto di devozione popolare.
1744 – la donazione di un devoto allude all’imminente ampliamento del “Santello”, consistente con ogni probabilità all’attuale navata.
XIX – tra il 1839 e il 1842 vengono eseguiti gli altari lignei di San Rocco e del Redentore e la statua di San Rocco.
1912 – Viene messo a nuovo il tetto, rabboccate le murature di malta, sistemato l’arco sopra l’ingresso, rimosso quasi tutto il cornicione interno, tinteggiato.
1970 – Viene sistemato il tetto e il timpano, protetto con lamiere. all’interno si realizza una controparete in laterizio a difesa delle superfici interne dall’umidità del terreno a monte della chiesa. Il presbiterio è rivestito con zoccolatura in marmo. Viene separata dalla facciata la scala di accesso al sagrato, per evitare infiltrazioni.
1995 – Viene eseguita intercapedine aerata a monte della struttura e rifatto il manto di copertura e il sistema di allontanamento delle acque. Vengono ritoccati gli intonaci di facciata.