La parrocchiale del Divino Redentore sorge a chiusura del lato orientale di piazza Matteotti, grande slargo centrale al villaggio operaio di Varano Borghi, interamente trasformato dall’azione urbanistica promossa dalla famiglia Borghi, insediata dal 1812 nella località con importanti stabilimenti tessili.
La chiesa, progettata dall’ingegnere Paolo Cessa Bianchi, allora a capo della Fabbrica del Duomo di Milano, e ispirata alla Collegiata quattrocentesca di Castiglione Olona, rappresenta l’ultimo tassello di uno “straordinario complesso in cui tipologie industriali caratteristiche dell’Europa centrale – il filatoio a torri progettato nel 1904 dallo studio Séquin & Knobel di Zurigo – coesistono felicemente con tipologie legate alle tradizioni locale e con le rievocazioni in stile lombardo” (Rosso Del Brenna 2011); tra queste ultime, oltre la chiesa, vanno annoverate, almeno: la villa ‘padronale’ dei Borghi, circondata di ampio parco e pure progettata da Cesa Bianchi nei modi del tardo barocchetto locale consacrati da Giuseppe Balzaretti nella celebre villa Ponti di Varese; il ‘salone della Pace’, del 1914 circa, per le pubbliche riunioni, a lato della chiesa e ispirato alla felice stagione dell’architettura bramantesca in Lombardia; il cimitero; la ‘casa comunale’, intessuta di logge derivate da esemplari ben determinati di broletti lombardi (Lodi).
A corona, tra le vie rettilinee attorno alla piazza della chiesa, è distribuita la varia tipologia di fabbricati costruiti per la residenza e l’assistenza della nutrita schiera di operai.
Il Divino Redentore chiude la piazza con la facciata a capanna suddivisa in tre settori da salienti in laterizio a vista che inquadrano e risaltano sulle campiture ottenute con rivestimento di pietra bianca locale; il coronamento è rappresentato da una pronunciata fila di archetti e da un cornicione aggettante, secondo la rilettura del modello di riferimento individuato (Castiglione Olona).
Al centro, si apre il portale sormontato da un oculo circolare; nelle campate laterali si aprono due finestre a ‘sesto acuto’, a loro volta sormontate dalla replica minore dell’oculo centrale.
I fianchi laterali, interamente rivestiti di mattoni a vista, sono scanditi da contrafforti regolari che inquadrano le finestre a ‘sesto acuto’, intervallate per illuminare le navatelle laterali.
L’interno, arioso, si articola in tre navate sorrette da pilastri cilindrici di pietra e coperte da volte a crociera ‘costolonate’.
La navata maggiore è suddivisa in due capate da archi acuti trasversi, sorretti da salienti che, secondo il modello di riferimento, sorgono dal capitello della colonna sottostante.
Ogni campata inquadra un doppio fornice di separazione con le navate laterali, creando un raddoppio che determina la scansione in quattro campate nei corridoi laterali.
Il transetto, impostato all’altezza della terza campata che presenta una luce maggiore delle precedenti, è chiuso alle estremità da due cappelle con terminazioni poligonale emergenti rispetto al coro della chiesa.
L’abside di sinistra contiene l’altare dedicato alla Madonna, con le statue della Vergine.
L’attuale altare, rivestito in marmo, sostituisce l’originario di legno.
L’abside a destra è dedicata al Sacro Cuore di Gesù; sulla parete è appeso un quadro ispirato al tema.
Il presbiterio, piuttosto profondo, si chiude con un coro a terminazione poligonale.
Il campanile, “un torrazzo rosseggiante di statura mezzana” (Vanelli) fu aggiunto da Ugo Zanchetta tra il 1930 e il 1933, rispettando alla lettera la ripresa del modello della Collegiata di Castiglione Olona.
La chiesa è orientata.
1903 – La chiesa del Divino Redentore sorse tra 1902 e 1906 secondo l’impulso conferito dalla famiglia di industriali Borghi, insediata a Varano da oltre settant’anni con grandi stabilimenti tessili e impegnata in un vasto programma di riconfigurazione urbanistica (e sociale) destinato a mutare radicalmente l’assetto dell’abitato. Il disegno, fornito dall’ingegner Paolo Cesa Bianchi, a capo della Fabbrica del Duomo di Milano, fu messo in opera dagli “ingegneri Giuseppe Camperio, Fabio Borghi e dal capomastro Vedani” e da varie “maestranze e scalpellini locali”. Il modello prescelto, forse d’intesa con la committenza, fu la quattrocentesca Collegiata di Castiglione Olona. L’opera fu preceduta da notevoli operazioni di riporto per pareggiare il colmo della collina e creare il vasto piazzale antistante (piazza G. Matteotti). Il materiale, utilizzato per fondazioni, murature e decorazioni in pietra a vista, fu ricavato da una cava aperta allo scopo vicino all’area di cantiere.
1930 – Il campanile fu costruito tra 1930 e 1933 sulla base di un progetto di Ugo Zanchetta presentato nel 1929 alla commissione d’Arte Sacra della Diocesi di Milano. L’opera concludeva gli sforzi edilizi legati al completamento del nuovo centro spirituale di Varano Borghi e apriva la strada all’ultima fase di completamento: arredi (pulpiti, portone, stalli del coro, panche) e cicli affrescati interni. La chiesa, dal 1925 elevata a sede parrocchiale per distacco da Ternate, fu consacrata dall’arcivescovo Ildefonso Schuster il 13 agosto 1939.
1940 – Nel 1940, la commissione d’Arte Sacra della Diocesi di Milano si pronunciò su alcuni progetti di decorazione interna per la chiesa del Divino Redentore di Varano Borghi. Il progetto di Carlo Cocquio fu individuato come il più efficace per sottolineare il programma iconografico prescelto che precedeva raffigurazioni dei patriarchi in controfacciata, degli evangelisti sulla volta e di una Via Crucis scandita sulle pareti della navata principale, tra le finestre.
1983 – Tra 1983 e 1984 l’area presbiteriale fu interessata da opere di adeguamento liturgico con la posa di una nuova mensa e la riforma del diaframma di separazione con l’aula fedeli. I lavori furono promossi da don Luigi Secchi, parroco di Varano Borghi tra 1979 e 1986.