Itinerario

SENTIERO VERDE DELL'OGLIO

sanrico

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L’itinerario segue strade campestri, utilizzate solo dai mezzi agricoli, ma entra anche nei boschi lungo tracce conosciute solo da qualche pescatore. Gli incontri con la natura sono sorprendenti, anche perché ci troviamo a pochi chilometri dalle più alte concentrazioni urbane d’Italia. Ma ciò che stupisce di più è il silenzio che accompagna i passi, silenzio che diventa lo stormire delle foglie agitate dal vento, il ticchettio di un picchio su un tronco, lo squittire di uno scoiattolo, il tramestio dell’acqua nei fossi.

Il percorso ha inizio dal ponte che collega Sarnico a Paratico, con affaccio sul bacino inferiore del Lago d’Iseo, dove il fiume alpino e prealpino diventa fiume di pianura, sino al Po. Da Paratico il cammino continua lungo la Seriola Fusia, roggia che in passato forniva energia idraulica alle fabbriche della zona, oltre che acqua per i campi.

L’ambiente naturale lungo la roggia si incontra con i viadotti autostradali, che vengono sottopassati per arrivare a Palazzolo sull’Oglio e chiudere la prima tappa.

Da Palazzolo il cammino continua, lungo le rogge, sino a Pontoglio, in una campagna che fu teatro di battaglie sanguinose. Sempre tra acqua, campi, cascine e boschi, si arriva a Urago d’Oglio, fine tappa.

Si ricomincia a camminare sempre su sentieri rurali, fino a Rudiano, e poi ancora campagna, polle sorgive, cascinali, lanche, boschi, fino a Orzinuovi, che si raggiunge utilizzando la pista ciclabile, dal santuario della Madonna dell’Oglio.  

Il santuario è anche l’inizio della quarta tappa, che si sviluppa sulla sponda sinistra del fiume, tra boschi e riserve naturali boschive, fino a Villagana, piccolo abitato agricolo, e ad Acqualunga, interessante nucleo con due ville nobili, per finire a Quinzano d’Oglio, con la pieve romanica di S. Maria Assunta, del XII sec.

Nella quinta tappa la traccia pedonale segue ancora la ciclovia dell’Oglio, che alterna tratti su asfalto a tratti di sterrato. Sono i nuclei rurali ad attrarre l’attenzione, come Monticelli d’Oglio. Qui si ritorna sulla sponda del fiume, per attraversare il ponte e fare un breve tratto sulla sponda cremonese, toccando Monasterolo e Robecco d’Oglio, per poi chiudere la tappa a Pontevico.

Dopo una visita di Pontevico si riprende il cammino della sesta tappa, su un sentiero lontano dal fiume che si snoda tra le cascine. A Seniga si torna a vedere l’Oglio, si continua sino a Regona e poi al Ponte della Barca, struttura ciclo-pedonale che sostituisce uno storico ‘passo’ del fiume Mella. Entrati nella provincia di Cremona si chiude il cammino a Ostiano.

Il Sentiero Verde si copre anche in bicicletta mediante il parallelo percorso della Ciclovia dell’Oglio. Attenzione! Non in tutti i punti tappa sono garantiti gli alloggi.

Il sentiero Verde dell’Oglio si sviluppa su sentieri, strade campestri sterrate, tratti di strade asfaltate negli abitati.

Itinerario

Scopri le tappe di SENTIERO VERDE DELL’OGLIO

TAPPA 1 Sarnico - Palazzolo sull'Oglio, 11,2 km

TAPPA 1 Sarnico - Palazzolo sull'Oglio, 11,2 km

Il cammino inizia da Sarnico, sul lago di Iseo, comune “Bandiera arancione del Touring Club”. Questo riconoscimento premia un borgo inserito in un contesto naturalistico di pregio, con un centro storico caratteristico e ben conservato, con punti vendita di prodotti tipici, ristoranti e strutture ricettive. Ci sono inoltre diversi punti di interesse storici e culturali, tali da meritare una visita.   I primi passi del cammino sono sul ponte che collega Sarnico a Paratico, con affaccio sul bacino inferiore del Lago d’Iseo. Il ponte segna anche il passaggio fra il corso alpino e prealpino dell’Oglio con quello attraverso la pianura fino al Po. Il fiume ha una lunghezza di 281 km dalle sorgenti sopra Ponte di Legno fino alla foce poco a monte di Borgoforte, nel Mantovano.   Dopo aver indugiato fra le case di Paratico, sulla sponda sinistra, il percorso si avvicina alla vallata e raggiunge la presa della Seriola Fusia, una roggia irrigua che deriva dall’Oglio e risale al XIV sec. “Seriola” è il nome delle rogge nel bresciano. L’acqua della seriola fu utilizzata per l’agricoltura, ma anche come fonte di energia per le prime fabbriche della zona. Uno di questi, oggi rimodernato e che si raggiunge dopo circa 40 minuti di cammino, è il cotonificio Niggeler & Kupfer, fondato nel 1876.   Il  sentiero accompagna a lungo la seriola in un ambiente ombroso e ricco di vegetazione, per arrivare a sottopassare i viadotti dell’autostrada A4 e quello monumentale della ferrovia Brescia-Bergamo.   Palazzolo sull’Oglio si annuncia con un parco pubblico e con una piazza dove, in passato, sorgevano opifici tessili. Da vedere, nella parrocchiale di S. Maria Assunta, un polittico dai vivaci colori di Vincenzo Civerchio dove figura Fedele, il santo patrono della prospera cittadina. La sua statua svetta sulla Torre del Popolo, una torre alta ben 85 metri.   Per lunghezza e dislivello questa tappa può essere considerata poco impegnativa.

TAPPA 2 Palazzolo sull’Oglio - Urago d’Oglio, 14,4 km

TAPPA 2 Palazzolo sull’Oglio - Urago d’Oglio, 14,4 km

Lasciato Palazzolo sull’Oglio con la sua torre il cammino continua verso sud, lungo le seriole, le rogge che prendono acqua dall’Oglio, in aperta campagna. Queste campagne furono nel Medioevo teatro di contese, fra bergamaschi e bresciani, proprio per il possesso delle acque. La battaglia della Mala Morte, per via delle migliaia di soldati affogati nel 1191 nelle acque dell’Oglio, è ricordata in un tempietto commemorativo che s’incontra lungo via.   Tuttora il fiume fa da confine amministrativo fra le due province. A Pontoglio si è a ridosso del fiume, presso il ponte del 1622 che diede nome al luogo. Dopo un tratto su asfalto, si accostano le prime cascine di questo lembo sinistro della valle.   Il sentiero divaga fra i campi e la sponda lungo una frangia di bosco; sottopassa la ferrovia Milano-Brescia e quindi, sottopassando anche la Strada Padana Superiore, entra a Urago d’Oglio, di cui si apprezza la piazza circondata dal castello e dalla chiesa.   Anche questa seconda tappa, per lunghezza e assenza di dislivello, può essere considerata poco impegnativa.

TAPPA 3 Urago d’Oglio - Orzinuovi, 19,9 km

TAPPA 3 Urago d’Oglio - Orzinuovi, 19,9 km

Lasciata Urago d’Oglio con il suo castello ci si rituffa nella campagna, solcata da ogni parte da fossi e seriole. In estate i cascinali sono immersi in un mare verde quando i robusti steli del granturco coprono l’orizzonte.   Il primo borgo che si incontra è Rudiano, sempre legato alla battaglia della Mala Morte per il controllo delle acque, combattuta tra Bergamo e Brescia nel 1191. Rudiano, come Urago, si trova sul ciglio della valle. La struttura di questi abitati, in passato rurali, si compone attorno a corti agricole entro piccoli dedali di viuzze che alla fine confluiscono nella piazza principale. La parte più antica del paese si trova dietro la chiesa principale ed è la cosiddetta zona del Castello, di forma pressappoco semicircolare e rialzata rispetto al resto del centro abitato, delimitata a ovest dallo strapiombo prospiciente la valle dell’Oglio, e sugli altri tre lati da ampi spazi, occupati probabilmente in passato da mura e fossato difensivo. L’aspetto esterno circolare (solo la zona affacciata sul corso del fiume è quasi rettilinea) è di chiara origine medievale, ma l’organizzazione interna delle viuzze rispecchia un’origine quasi certamente romana, con stradine che si intersecano ad angolo retto in direzione nord-sud (cardines) e est-ovest (decumani). Il termine “castello” non deve evocare ricche dimore nobiliari, bensì il “castrum” latino, cioè un villaggio fortificato.   Lasciato Rudiano si scende nella valle per raggiungere il Santuario campestre della Madonna in Pratis.   Fino a Orzinuovi ora non si incontrano altri abitati, ma solo cascinali. Giunti a incrociare la strada discendente da Roccabianca si piega a destra e in breve si giunge alla Lanca Uomo, esempio di rinaturalizzazione di un braccio abbandonato del fiume.  E’ un’area di sosta con un chiosco, aperto nella bella stagione.   I boschi spondali sono riserve naturali all’interno del Parco regionale. La prima che s’incontra è il Bosco dell’Isola. Non più governati come in passato, gli alberi rivelano uno scenario primordiale con il sottobosco invaso dagli arbusti e dai tronchi caduti sui quali prolifera una intensa vita biologica. Ci sono alberi amanti dell’umidità: ontani, salici, olmi, robinie, aceri, pioppi.   La tappa si avvicina alla conclusione al santuario della Madonna dell’Oglio, lungo la vecchia strada che univa Soncino a Orzinuovi, cittadina quest’ultima che si raggiunge seguendo una pista ciclabile.   Orzinuovi, fondata intorno al 1200, di fronte a Soncino, sopra un dislivello del terreno formato da un antico letto del fiume. Proprio il conflitto con questa città portò alla progressiva fortificazione del borgo, fino a diventare il prototipo della città fortificata rinascimentale, disegnata nel 1520 dal veronese Michele Sammicheli, architetto di fama. La lunga storia della città ha lasciato tracce interessanti dal punto di vista urbanistico, architettonico, culturale, sia nel borgo che nei dintorni.   La tappa non è impegnativa per dislivello, ma per lunghezza e per la mancanza di luoghi lungo il cammino dove trovare ospitalità o mezzi di trasporto.

TAPPA 4 Orzinuovi - Quinzano d’Oglio, 22,4 km

TAPPA 4 Orzinuovi - Quinzano d’Oglio, 22,4 km

Orzinuovi, santuario della Madonna dell’Oglio: da qui si riparte per una nuova tappa, in direzione sud, sulla sponda sinistra del fiume. Si cammina tra i boschi e tra i corsi d’acqua. La prima riserva che si incontra è il Bosco di Barco, che si estende tra le terre di Orzinuovi e Soncino. È caratterizzato dal pioppo nero, dal salice bianco, dalla robinia. In alcune zone si trova la farnia e l’olmo. Barco è un piccolo nucleo, collocato sul ciglio della valle, che svela un castello, fatto erigere nel 1463 dai Martinengo, famiglia tenutaria di gran parte di queste terre.   Lasciato Barco si torna al fiume attraversando altre riserve naturali boschive, fra cui l’Isola Uccellanda, bosco misto con farnie (di cui una monumentale con oltre 150 anni di vita), olmi, pioppi neri. Vicino a questa riserva si incontra il nucleo di Villagana, antica contea dei già citati Martinengo. È un piccolo abitato agricolo composto da corti agricole in uso, da abitazioni coloniche e dall’immancabile castello. Il nome di Villagana deriva dal latino Ganea ossia ristoro, osteria. Era comune in passato, per chi effettuava lunghi viaggi, fermarsi durante la strada in queste locande che sorgevano lungo le vie più trafficate.
Dell’antica tradizione di ospitalità non resta però molto, solo un ristorante birreria nel Castello.   Ora il Sentiero Verde fa traccia comune con la Ciclovia dell’Oglio, correndo al piede della scarpata di valle, e avvicina Acqualunga, interessante nucleo con due ville nobili, sviluppatosi nel ‘700 quando si bonificarono le incolte bassure prossime al fiume.   La campagna assume ora connotati più diversificati, vivaci e si intensificano le alberature. La ciclovia serpeggia fra i campi ormai in vista di Quinzano d’Oglio. Non si può chiudere la tappa senza aver visto, nel locale camposanto, la pieve romanica della Natività di Maria, eretta a fine del XII sec.

TAPPA 5 Quinzano d'Oglio - Pontevico, 11,3 km

TAPPA 5 Quinzano d'Oglio - Pontevico, 11,3 km

Dopo Quinzano, l’Oglio ha ormai raggiunto il livello medio della pianura, rallenta il suo corso e forma delle anse che costringono il camminatore a lunghi aggiramenti o a rimanere discosti dall’alveo. La traccia pedonale segue ancora la ciclovia che alterna tratti su asfalto a tratti di sterrato, passando da nuclei rurali che meritano attenzione.   Monticelli d’Oglio ne è uno splendido esempio: la frazione si pone attorno a una corte seicentesca con una vasta piazza alberata centrale. Ideale per una sosta anche prolungata. A questo spazio affacciano edifici porticati, dimore contadine, un palazzo nobiliare, la chiesa secondo uno schema che rivela le gerarchie e i passati rapporti sociali del mondo contadino.   Da Monticelli si scende subito alla sponda del fiume che si oltrepassa con un moderno ponte pedonale per una breve diversione sulla sponda cremonese. Si tratta di una variante migliorativa del precedente tracciato, ma non ancora segnalata (seguire qui i cartelli della ciclovia), resa appunto possibile dalla realizzazione del ponte.   Al di là si raggiunge un altro borghetto agricolo, Monasterolo, e poi per una strada campestre a fondo naturale si guadagna Robecco d’Oglio e quindi sulla pista ciclo-pedonale Pontevico, annunciato dal ponte sull’Oglio e dal castello. A Pontevico è possibile visitare anche il Museo del Maglio, aperto dove era attiva una storica fucina gestita per oltre cento anni da una famiglia del paese. Era l’energia dell’acqua della seriola a muovere tutto, nell’ultimo salto prima di mescolarsi con il fiume Oglio. L’acqua spinge la ruota, dà forza al colossale tronco d’olmo del maglio che batte, alla ventola che insuffla l’aria nel carbone delle forge, ai diversi ingranaggi che fanno girare le mole.

TAPPA 6 Pontevico - Ostiano, 22,2 km

TAPPA 6 Pontevico - Ostiano, 22,2 km

L’ultima tappa inizia a Pontevico, dove merita attenzione l’antico castello e il Museo del Maglio, ricavato in un’antica fucina attiva sino a pochi anni fa.   Il sentiero ora resta distante dal fiume e cerca una via diretta nella maglia delle strade di servizio alle cascine. Bisogna arrivare a Seniga, per rivedere il fiume che ha accompagnato tutto il cammino. Il paese fu un ‘porto’ fluviale, poiché un tempo da Pontevico l’Oglio era navigabile con imbarcazioni che potevano arrivare fino a Venezia per il trasporto di mercanzie. Di spettacolare assetto a Seniga la seicentesca villa Fenaroli, raffinato prodotto della cultura architettonica bresciana con giardino terrazzato sulla prospettiva del fiume. Si raggiunge e si supera la frazione Regona, dove si possono vedere alcune antiche ghiacciaie per la conservazione degli alimenti, bene tutelato dal Ministero dei Beni Culturali. Prossima meta il Ponte della Barca, struttura ciclo-pedonale che sostituisce uno storico ‘passo’ del fiume Mella. Di una struttura fissa per il passaggio del corso d’acqua, si hanno notizie a partire dalla fine del ‘700. Si trattava di un’opera in legno che, durante una piena nel 1889 subì danni tali da ridurre il ponte a passaggio pedonale. Nel 1892 il Comune di Ostiano affidava alla Società Nazionale delle Officine di Savigliano la realizzazione di un ponte in ferro con relative spalle in muratura ma nel 1925 uno dei piloni cedette costringendo il Comune chiudere il ponte, che venne smantellato nel 1935. Solo nel 1999 fu costruito un nuovo ponte ciclopedonale che aprì nuovamente il passaggio verso interessanti itinerari.   Passato il Ponte si entra a questo punto nella provincia di Cremona per chiudere il cammino a Ostiano, dove si possono vedere i resti del castello voluto nel 1519 da Ludovico II Gonzaga.  

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