Testimonianza autentica e preziosa della fede della comunità di Caronno e Travaino, la chiesa di San Vincenzo martire rappresenta un eccezionale monumento artistico molto ricco e stratificato. Posizionata in una posizione privilegiata, sulla sommità della collina su cui sorge il paese, sopraelevata da un alto podio, la chiesa si impone fin da subito con la sua facciata e la gradinata aperta sulla piazza.
Fin dal medioevo luogo scelto come fulcro della vita religiosa, il complesso della parrocchiale si è evoluto lasciandoci importanti tracce della continua presenza artistica al suo interno; in particolare è l’attuale sacrestia (un tempo primo nucleo dell’edificio) a mostrarci il primo prodotto artistico: diverse pitture murali tra cui una grande Crocifissione appartenti ai primi decenni del XVI secolo.
All’interno della chiesa si manifesta una omogeneità -tutt’altro che scontata- nell’organizzazione delle decorazioni e degli arredi liturgici: a imporsi è il linguaggio del Barocco sei-settecentesco che trova piena realizzazione e continuità negli stucchi, nei pilastri, nei fregi arricchiti da motivi vegetali e accompagnati dalle Storie della passione di Cristo, negli affreschi rimasti, nell’eccezionale soluzione della volta (ripartita a spicchi, con affreschi di angeli e dei quattro Evangelisti) e nelle straordinarie e “stravaganti” creazioni scultoree di Bernardino Castelli, grandi macchine lignee a metà strada tra la scultura e l’architettura.
Intagliatore e ebanista varesino, Bernardino Castelli da Velate (1646-1725), le cui opere sono presenti sul territorio (Daverio, Vergiate, Cittiglio, Varese,….), contribuisce al patrimonio artistico della chiesa di Caronno con tre differenti lavori: il grande altare-tabernacolo (1684), il pulpito istoriato e la cassa-cantoria dell’organo (1717); in essi si può vedere, accanto alla grande abilità tecnica (andatasi via via perfezionando), una grande capacità di dialogo e di re-invenzione degli spazi, in un grande gioco altamente scenografico di pinnacoli, telamoni, colonnine tortili, statue a tutto tondo e altorilievi.
Le due cappelle laterali originarie, dedicate rispettivamente a San Carlo Borromeo e alla Vergine Assunta, contengono ulteriori elementi di interesse artistico. Oltre agli affreschi raffigurati sulle strette voltine e nell’archivolto delle cappelline, bisogna sottolineare l’importante presenza di una grande tela raffigurante il santo vescovo di Milano in gloria, attribuita a Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone.
La storia della chiesa di san Vincenzo martire prosegue, poi, con un importante intervento di ampliamento negli ultimi anni del XIX secolo (ultimato nel 1898): è importante sottolineare la raffinatezza e l’accuratezza del lavoro di prolungamento che ha conservato in modo attento le caratteristiche e l’omogeneità dell’impianto barocco, senza urtare con le preesistenze. Con l’ampliamento si procede anche alla ricostruzione della facciata, disegnata secondo le linee della grande tradizione barocca classica, accostabile a esempi milanesi o lombardi. Nel corso del XX secolo è il ciclo pittorico eseguito dal pittore Poloni (negli anni ’20 e poi ’30) dedicato alla vita di san Vincenzo e a due episodi legati al tema eucaristico a caratterizzare l’ultimazione della decorazione parietale.
Assai importante è stata la campagna di restauro negli ultimi anni Novanta (terminata nel 1998), attraverso la quale è stato finalmente possibile apprezzare nuovamente mediante il grande patrimonio artistico, oggetto di attenta rivalutazione, il grande messaggio di bellezza e di fede contenuto nel monumento.
All’apertura del XXI secolo è una cappella laterale (nata con l’ampliamento), già contente il magnifico crocifisso ligneo, a rivestire il ruolo di nuovo “fulcro artistico”: la Cappella della Pasqua. Con l’installazione di una notevole e molto ben “concertata” Via Crucis eseguita da quattordici pittori varesini (2007) e l’esecuzione della pittura murale raffigurante il Risorto (V.Pilon, 2008) termina al momento il racconto di arte e di fede all’interno della cappella, luogo di raccolta attorno al Crocifisso e al sepolcro (installato annualmente) e di contemplazione del Mistero della Pasqua.
metà XVI – Dagli atti delle visite pastorali si apprende che attorno alla metà del XVI secolo l’edificio preesistente venne ampliato.
1606 – Una dettagliata descrizione della chiesa all’inizio del XVII secolo si apprende dagli atti della visita di Federico Borromeo del 1606.
La chiesa aveva un’abside quadrangolare verso est, la facciata era priva di portico con una porta non centrale. Nella parete meridionale si apriva la cappella, affrescata, dedicata alla Madonna. Nella parete opposta si apriva la cappella del fonte battesimale.
1645 – Tra la metà del XVII secolo e il primo quarto del successivo la chiesa di Caronno venne totalmnte ricostruita, forse su progetto di Fabio Mangone.
1890 – Tra la fine dell’800 e i primi anni del 900 vennero anche realizzate alcune decorazioni interne tra cui stucchi e finti marmi opera rispettivamente di Luigi Tagliaferri e Ignazio Mazzucchelli.
1893 – La chiesa venne ampliata su progetto dell’Ing. Luigi Macchi che realizzò anche la nuova facciata in stile seicentesco.
1908 – Nel 1908 venne dedicata a San Luigi e opportunamente ornata la prima cappella a destra entrando in chiesa. Nel 1910 venne realizzata, di fronte a quest’ultima, quella dedicata al Sacro Cuore.
1920 – Tra il 1920 e il 1927 Girolamo Poloni realizzò affreschi nel presbiterio e nell’aula.
1930 – Nel corso degli anni Trenta del 900 la chiesa è stata dodata di vetrate artistiche.
1968 – Nel 1968 vennero realizzati il nuovo altare e il nuovo ambone, entrambi in marmo con pannelli di rame figurati.
1995 – Campagna di restauro delle finiture interne della chiesa.
2017 – Tra il 2017 e il 2018 il grande altare maggiore, opera di Bernardino Castelli, è stato oggetto di un intervento di restauro conservativo.
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