Il complesso architettonico è costituito dalla chiesa, orientata ed anticipata da un ampio sagrato, e dall’adiacente struttura edilizia organizzata originariamente intorno a due cortili quadrangolari come convento dei Lateranensi.
L’imponente facciata barocca della chiesa è costituita da un fronte molto largo rispetto allo sviluppo in altezza ripartito in cinque scomparti, corrispondenti alla organizzazione interna in tre navate e cappelle laterali, da imponenti lesene ribattute di ordine dorico impostate su alti basamenti e al di sopra del quale corre una sporgente trabeazione.
La facciata è caratterizzata da una bicromia degli sfondati intonacati con finitura bianca e delle lesene tinteggiate in grigio, a emulazione delle modanature, degli alti rilievi e della statuaria, realizzati in materiale lapideo naturale.
I tre portoni lignei posti centralmente nella facciata principale sono inseriti in portali lapidei trabeati con ricche cimase in altorilievi al di sopra delle quali si aprono finestre termali nei portali laterali e una apertura ovoidale al di sopra del portone centrale.
Nella cimasa centrale e nei due altorilievi laterali sopra le aperture sono riportate raffigurazioni strettamente inerenti la titolazione della chiesa: ovvero l’incoronazione di spine (sinistra); la Deposizione dalla Croce (al centro); la Flagellazione (a destra).
Nei due sfondati laterali esterni, più bassi e raccordati al corpo centrale con dei salienti curvilinei decorarti da ghirlande, due imponenti nicchie ospitano rispettivamente la statua di Sant’Agostino e Sant’Antonio da Padova.
A coronamento del fronte sopra i plinti posti in corrispondenza delle paraste sono conservati due degli angeli che un tempo reggevano i simboli della Passione.
Il fianco laterale sinistro evidenzia una pluralità di fasi storiche costruttive della fabbrica: il basso prospetto laterale intonacato, connotato dagli andamenti emiciclici delle cappelle laterale, il transetto sinistro in laterizio a vista con paraste angolari e con la terminazione emiciclica e l’importante tiburio poligonale che caratterizza l’impianto centrale della zona presbiteriale: organizzato su due ordini sovrapposti (dorico inferiormente con il motivo a serliana, ionico superiormente con paraste e timpani curvilinei) sottolineati inoltre da una cornice marcapiano, si presenta interamente intonacato, con copertura a falda e lanternino finestrato sommitale.
Internamente, la chiesa ha un impianto a croce latina: impianto centrale nel capocroce con un ottagono centrale su cui si organizza il transetto con terminazione emiciclica e il coro con la zona absidale con uguale terminazione e il piedicroce a tre navate con cappelle laterali.
L’aula si presenta scandita con ritmo solenne da imponenti pilastrature a base cruciforme su cui si impostano archi che si aprono sulle navi minori e arconi trasversali sulla navata centrale.
Le navate laterali si concludono con volte a crociera, mentre la centrale è coperta da una volta a botte lunettata.
Le navate sono poi raccordate con l’imponente tribuna centrale ad impianto ottagonale sui cui lati vennero in seguito aperte piccole esedre di raccordo nei bracci absidali.
La tribuna è organizzata con un ordine gigante sottolineato da semicolonne scanalate addossate di ordine dorico al di sopra delle quali una imponente trabeazione sorregge un ordine inferiore scandito da pilastri e sui cui lati affacciano edicole timpanate.
A livello di impianto decorativo la chiesa rappresenta un alquanto raro esempio di unità tematica decorativa. Il punto di partenza è la grande iscrizione che corre intorno la cornicione di base della cupola, che sintetizza la profezia di Isaia sulla Passione e prosegue con citazioni da altri testi dell’Antico Testamento.
Nel registro superiore della navata centrale si conservano i grandi monocromi di Giuseppe Galberio raffiguranti gli Angeli con gli strumenti della passione.
XV – Intorno all’ultimo decennio del XV secolo si iniziò a costruire il complesso architettonico su progetto di Giovanni Battagio sui terreni di Daniele Birago situati nei pressi di Porta Tosa, nella parrocchia di Santo Stefano in Brolo. Il Birago si assunse tutte le spese di costruzione, conservando per sé i diritti di patronato e l’esclusività della sepoltura. La chiesa in origine aveva probabilmente impianto ottagonale “quadricoro”.
1485 – Con atto notarile del 22 luglio 1485, Gian Galeazzo Sforza impegnò i Lateranensi a costruire una chiesa con monastero, dedicata a Santa Maria della Passione.
1490 – La tribuna, la cui terminazione era prevista per il 1490, divenne la sede al suo centro del monumento sepolcrale di Daniele Birago e del fratello Francesco, opera di Andrea Fusina, attualmente nella nicchia a destra dell’altare maggiore. La conclusione della cupola fu attuata da Cristoforo Lombardi negli anni di Ferrante Gonzaga (1546-55).
1543 – La pala di altare dell’Ultima Cena, conservata fin dall’inizio nel transetto laterale sinistro, venne commissionata da Aurelio da Milano, priore dei Canonici, e realizzata da Gaudenzio Ferrari.
1550 – Nella seconda metà del XVI secolo vennero eseguite numerose lavorazioni nel cantiere della Passioni, tra cui negli anni sessanta la costruzione delle cappelle poste sotto i bracci trasversali della croce. Verso la fine del secolo (1573), l’originario impianto centrale venne stravolto dall’aggiunta da parte di Martino Bassi del piedicroce a tre navate che trasformò la chiesa in un impianto longitudinale.
1583 – In accordo con l’architettura del piedicroce del Bassi, Giuseppe Galberio realizzò le decorazioni monocrome nel registro superiore della navata centrale.
1591 – I progetti del Bassi per la facciata principale servirono a strutturare l’attuale prospetto che fu studiato, con varianti dal romano Tolomeo Rinaldi e dall’allievo del Bassi, Dionigi Campazzo.
1782 – Il monastero della Passione fu soppresso e la chiesa passò al clero secolare.
1838 – Vennero effettuati restauri dei fianchi e della facciata; inoltre, all’interno, vennero scoperti ulteriori affreschi del Borgognone.
1984 – Restauro dell’organo in cornu evangelij.
1998 – Progetto di restauro della copertura della chiesa, con il contributo dell’8 per mille CEI.
2002 – Progetto di restauro del coro ligneo. Negli stessi anni contributi per la realizzazione dell’impianto di allarme.
2004 – Restauro facciate e cortile interno della Basilica e manutenzione impianto illuminotecnico.
2007 – Restauro del dipinto de L’Ultima cena di Gaudenzio Ferrari a cura della dottoressa Anna Lucchini. L’anno successivo alla stessa impresa di restauro viene affidato il restauro dell’affresco monocromo della parte absidale con Crocifisso. Nel 2010 la dottoressa Lucchini esegue il restauro di due dipinti olio su tela, raffiguranti “Deposizione di Cristo o Il Crocifisso” (aut. Daniele Crespi) e “Sacra Famiglia” (aut.Federico Bianchi).
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