La Chiesa di Santa Maria della Neve (nota anche come Santa Maria in Campagna, in Sciate o in Siate, Santa Maria Inziata o Iniziata) sorge in area rurale lungo il percorso viario storico di collegamento tra Cislago e
Legnano, nella località di S. Maria, costituita da un agglomerato di pochi edifici, con persistenza di terreni agricoli adiacenti.
Questo luogo di culto ha origini remote ed è da molti secoli oggetto di devozione popolare, che culmina per il dipinto custodito all’interno raffigurante la Madonna del Parto, iconografia rara nel contesto lombardo, a cui farebbe riferimento anche la denominazione Inziata o Iniziata.
Si tratta di un edificio orientato, costruito in muratura di mattoni intonacata, ad aula conclusa da presbiterio quadrilatero, affiancato dalla sacrestia sul lato sud e dal campanile sul lato nord.
La semplice facciata a capanna è racchiusa da lesene angolari, conclusa da cornicione aggettante, con ingresso centrale incorniciato e sormontato da un timpano, al di sopra del quale si trovano una finestra ad arco ed una nicchia.
La facciata è preceduta da un piccolo sagrato erboso, con alberi di grandi dimensioni, l’area circostante è delimitata su due lati da un muro e sugli altri due dalla corte adiacente, nella quale si trova anche un pozzo per l’acqua.
L’interno della chiesa presenta, lungo le pareti della navata, nicchie ricavate in spessore di muro, in numero di tre sul lato sud e di due, in origine quattro, sul lato nord, ed è impreziosito dalla ricca decorazione ad affresco, con numerosi dipinti votivi nelle nicchie ed in controfacciata raffiguranti Maria quale protettrice della maternità (Madonna del Latte, della Tenerezza, delle Rose…) ed i santi ausiliatori delle pestilenze.
L’apparato decorativo della navata fu realizzato prevalentemente entro il 1525, come indicano alcune date visibili sugli affreschi, ed è stato in parte attribuito a Gian Giacomo Lampugnani.
Il presbiterio, ricostruito tra il 1597 ed il 1603, fu affrescato nel 1618-19 con episodi della vita della Vergine, attribuiti in gran parte al Fiammenghino, ed è dominato dal prezioso altare ligneo barocco, con eleganti formelle a rilievo dorate, al centro del quale si trova, inserito in una cornice, il dipinto della Madonna del Parto, qui trasportato a massello nel 1731 dalla sua originaria collocazione in una delle due nicchie lungo la parete nord, demolite con la costruzione della cappella di S.Antonio.
La navata presenta una copertura lignea, il presbiterio suddiviso mediante un arco trionfale a tutto sesto è coperto da volta in muratura.
XIII – La chiesa è citata nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, il primo e più completo repertorio dei luoghi di culto ambrosiani compilato da Goffredo da Bussero tra la fine del XIII sec. ed i primi anni del XIV.
Le fonti del XV sec. attestano un edificio religioso legato alla “Scuola di Santa Maria del territorio del luogo di Cislago”, confraternita laica responsabile della manutenzione e del decoro della chiesa, che aveva anche il diritto di eleggere il cappellano.
XV – Tra il XV ed il XVI sec. l’edificio fu interessato da un intervento di modifiche riguardanti l’aula, con sette nicchie semicircolari lungo le pareti, ricavate in spessore di muro. Il programma di rinnovamento comprese l’apparato decorativo, realizzato prevalentemente entro il 1525, come indicano alcune date visibili sugli affreschi.
XVI – Una successiva fase di rinnovamento della chiesa ebbe luogo tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII: fu costruito un presbiterio a pianta quadrilatera, in sostituzione del precedente, affiancato da una nuova sacrestia sul lato sud. I relativi lavori infatti risultano eseguiti prevalentemente tra il 1597 ed il 1603, la decorazione ad affresco risale al 1618-1619. L’altare ligneo è anch’esso databile all’inizio del XVII sec.. La costruzione del nuovo presbiterio comportò rimaneggiamenti al soffitto della chiesa.
XVIII – All’inizio del XVIII sec. l’edificio fu danneggiato da un incendio, ed in seguito fu sistemata la copertura e fu posato il pavimento dell’aula in pietra di Saltrio (1704). Importanti modifiche ebbero luogo nel 1731, con l’abbattimento di due nicchie laterali sul lato nord per costruire la cappella di S. Antonio da Padova e per trasferire l’affresco della Madonna del Parto in una posizione più consona all’intensa devozione di cui era oggetto. L’intervento comportò anche la perdita quasi totale degli altri dipinti nelle due nicchie interessate, ad eccezione del suddetto affresco che fu trasportato a massello nel presbiterio, dove fu posto al centro dell’altare maggiore, inserito in una cornice.
XIX – Con le soppressioni religiose dell’inizio del XIX sec. anche la confraternita di S.Maria fu ufficialmente sciolta nel 1806, dando origine ad un periodo di decadenza, durante il quale la chiesa e gli edifici adiacenti furono utilizzati persino come luogo di ricovero per ammalati (1836). Al 1842 risale un intervento di restauro generale della chiesa a cura della famiglia Castelbarco, comprensivo di ridipintura degli interni, che in gran parte nascose la decorazione pittorica cinquecentesca.
1973 – Rifacimento della copertura a seguito di un improvviso crollo nel 1973
1992 – Manutenzione della copertura con completamento della rete di raccolta e smaltimento acque meteoriche
2000 – Effettuazione di una importante campagna di restauri, suddivisa in tre lotti, nel periodo 2000-2008.
Il I lotto ha riguardato gli affreschi del presbiterio ed il consolidamento della volta, il II ha interessato la Cappella di S. Antonio e le formelle dell’altare maggiore, il III lotto ha compreso tutte le superfici interne della navata, riportando in luce i numerosi affreschi che erano stati coperti nel XIX sec..
Un ulteriore intervento ha riguardato le superfici esterne (2010).