Risale al 4 luglio 1184 il primo documento giudiziario per via di una lite tra donna Ambrosia (badessa del monastero) e i Cogliatesi, nel quale viene citato il monastero delle benedettine.
La badessa chiedeva che gli abitanti del luogo versassero i propri averi (lino, vino, castagne…) e che si impegnassero a salvaguardare i beni dello stesso. I consoli condannarono gli abitanti di Cogliate obbligandoli ad un giuramento collettivo di salvaguardia dei beni del monastero.
Tale sentenza dimostra che gli abitanti del borgo avevano un rapporto di dipendenza feudale con il monastero.
Quando e come sia sorto il monastero benedettino è molto difficile da stabilire, non essendosi trovato l’atto costitutivo o qualsiasi richiamo ad esso.
La dedicazione del complesso monastico a S. Dalmazio è stata motivo di dubbie interpretazioni, in quanto del Santo della provincia di Asti, titolare del monastero di Cogliate, ben poco si conosce.
Nei pressi del monastero, posto a nord dell’antica chiesa parrocchiale dei santi Cosma e Damiano, si venne a creare nel corso dei secoli un agglomerato urbano che sposterà sempre più a nord l’asse topografica di Cogliate.
Intorno al 1540, Antonio Carcassola comprò tutta la zona feudale della pieve del Seveso e subito dopo comprendeva: Camnago, Barlassina, Lazzate, Misinto, Limbiate, Binzago, S. Dalmazio ovvero Cogliate.
Nel 1543 le suore benedettine del monastero di S. Maria in Valle ottennero dal Papa Paolo III, l’unione della chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano e relativi beni con il monastero di S. Dalmazio.
Negli anni ’60 del Cinquecento, Carlo Borromeo, allora vescovo della diocesi di Milano, iniziò a visitare personalmente o tramite fiduciari le comunità della sua diocesi.
Egli mandò, in sua rappresentanza, a Cogliate Leonetto Clivone che descrisse così l’edificio:
- Dalmazio ossia Cogliate. Nel giorno 10 ottobre 1567 viene visitata la chiesa consacrata e parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano di S. Dalmazio, che si trova tra le terre di Ceriano e S. Dalmazio e dista dalla terra di S. Dalmazio un quarto di miglio, circa. Questa chiesa è bella e misura ventiquattro per undici braccia. Ha due cappelle e due altari dipinti. In questa chiesa non c’è il Santissimo Sacramento né gli oli sacri, né le altre cose di pertinenza della chiesa parrocchiale che si trovano, invece, nella chiesa di S. Dalmazio, esistente nell’omonimo territorio. Detta chiesa è ben costruita, con campanile e campane. Ha una piccola sagrestia ed è ricca di immagini sacre. Vicino alla chiesa vi sono le rovine della casa del parroco. I parrocchiani sono 184.
Negli anni a seguire molte furono le visite pastorali a Cogliate. La chiesa dei Santi Cosma e Damiano era la più amata della zona e col tempo si arricchì al contrario della chiesa di S. Dalmazio che venne ridotta in condizioni miserevoli.
Duecento anni dopo, in una visita pastorale del cardinale Pozzobonelli, vennero scritti degli atti. Questi citano:
All’interno della chiesa sono conservati in teca di cristallo ed argento frammenti di legno della S. Croce, frammenti ossei dei Santi Cosma e Damiano, patroni di questa parrocchia, frammenti ossei di Giovanni Battista e dei Santi e martiri Tiburzio, Diletto, Vincenzo e Benedetta.
Due sono le cappelle: una dedicata alla Beata Vergine Maria del Rosario e l’altra a S. Antonio da Padova. Gli abitanti della parrocchia ascendono a 550.
La chiesa è costituita da mattoni e sassi di stile tardo-romantico.
Ha pianta rettangolare in un’unica navata e torre campanaria rinascimentale.
Contiene affreschi del ‘400, della scuola di Bernardino Luini, raffiguranti in particolare il tema dell’Annunciazione, la vita dei Santi Cosma e Damiano, l’immagine del martirio di S. Sebastiano e la Crocefissione.