La chiesa di Santa Maria della Carità, è impostata su una caratteristica pianta ottagonale, ospita un notevole apparato decorativo barocco e alcune opere scultoree.
La facciata della chiesa non tradisce la conformazione ottagonale interna. Il colore dominante è l’ocra, che diventa giallo chiaro in corrispondenza delle lesene, che dividono la facciata in due ordini: lesene doriche su quello inferiore e corinzie su quello superiore. Sull’asse centrale si aprono il portale d’ingresso e, al di sopra, un grande finestrone rettangolare, mentre un timpano triangolare corona l’intera facciata. Ai lati di questa sono poste le due statue, prima citate, di Antonio Ferretti e Alessandro Calegari: in particolare quella di quest’ultimo, a destra, rappresenta una figura femminile che regge il modello di una casa, a testimonianza dell’originario scopo per cui la chiesa era stata costruita, cioè ospitare la riproduzione della Santa Casa.
Il portale della chiesa di Santa Maria della Carità è, caratterizzato da due colonne libere che lo compongono, difatti, provengono dall’antica Basilica di San Pietro de Dom, demolita nel 1603 per realizzare il Duomo nuovo: si tratta, perciò, di due delle sole dieci colonne giunte fino a noi delle ventotto originali che ne costituivano il colonnato interno. Il materiale che le compone è granito egiziano scuro ed erano, a loro volta, già colonne di spoglio di epoca romana, probabilmente estratte nei pressi del foro romano della città. I capitelli ionici in sommità, sono successivi.
L’interno, è impostato su una pianta ottagonale, dove è comunque favorito un asse principale grazie all’allineamento dell’ingresso e del grande altare maggiore, che si presenta come un grande involucro cubico in legno e marmo dentro il quale è custodita la riproduzione della Santa Casa. Sulle pareti, diametralmente opposti e in linea ortogonale con l’asse centrale, si trovano i due altari laterali in legno, già contenuti nella precedente chiesa e qui ricollocati. In quello di sinistra è posta una pala raffigurante la Maria Maddalena di Antonio Gandino, a destra i Santi Sebastiano, Antonio e Rocco di Francesco Paglia, entrambe opere seicentesche. Sull’altare maggiore, invece, è conservato l’affresco staccato della Madonna della Carità.
Alla chiesa è annesso un piccolo santuario e la canonica dove sono custodite altre opere degne di interesse, fra cui lapidi, affreschi del Cinquecento facenti parte della precedente struttura e tele di vari autori.
1512 – Successivamente alle condizioni drammatiche lasciate dal sacco di Brescia, nel 1509, la nobile Laura Gambara dà vita al Conservatorio delle Convertite della Carità presso la sua proprietà, ove oggi si trova la chiesa di S. Maria della Carità.
1537 – Nel 1537, le proprietà della sua fondatrice vengono incamerate dall’istituzione con lascito testamentario e dove oggi sorge la chiesa attuale, venne edificata una piccola chiesa intitolata a S. Maria Maddalena.
1604 – La chiesa nelle sue fatture attuali viene realizzata dall’architetto Avanzo, grazie al cospicuo controbuto del Comune.
1633 – Nel 1633 la chiesa viene completata.
1655 – Il 5 agosto 1655 dal convento di S. Girolamo nei pressi di via delle Grazie, viene strappato un affresco, denominato Madonna dell’albera, e portato all’interno della chiesa presso l’altare maggiore.
1662 – Nel 1622 vengono realizzati da Giacomo e Pompeo Solari i rivestimenti in marmo.
1672 – Nel 1672 viene realizzato l’altare maggiore da Domenico e Francesco Corbarelli, posto antistante la riproduzione della Santa Casa di Loreto.
La soluzione decorativa del paliotto è innovativa per i tempi ed è composto da forme geometriche astratte legate a stilemi ornamentali in voga da molti anni: il modello a cui si riferirono gli artisti fu l’altare dell’Assunta presente fin dal 1627 nel Duomo Nuovo.
1730 – Nel 1730 viene restaurato e integrato l’apparato decorativo interno della chiesa.
1751 – Nel 1751 e fino al 1755, Agostino Maggi, i fratelli Soiaroli di Rezzato, Carlo Ogna e Gio Maria Palazzi, realizzano la pavimentazione in marmi policromi.
1760 – Nel 1760 viene restaurato e integrato l’apparato decorativo interno della chiesa ad opera di numerosi artisti.
1898 – Nel 1898 gli amministratori dell’antico istituto di assistenza vendono la chiesa e tutte le proprietà annesse alla signora nobile Maddalena Girelli e suor Lorenzina Coda; queste utlime fondarono presso tali ambienti l’istituto del Buon Pastore, da cui oggi la chiesa è nota anche con questa variante nella denominazione.
1944 – Durante la II Guerra Mondiale nel 1944 la chiesa fu soggetta ad incursioni aeree che ne arrecarono danni sia alla chiesa, sia agli edifici limitrofi.
2012 – Nel 2102 la chiesa è stata interamente restaurata.