La chiesa di S. Michele sorge su una collina poco sopra l’abitato di Mombello. Ai piedi si distende il vasto panorama del bacino centrale del Lago Maggiore. La denominazione popolare dell’oratorio è S. Michele alla Rocca: qui, infatti, doveva sorgere una fortificazione assai articolata, comprendente di certo una seconda chiesa, scomparsa nel XVI sec. (S. Nazaro), e risalente, forse, a prima del X sec. L’edificio sacro attuale è frutto di una ricostruzione pressoché totale della “parva” chiesetta antica, con aula unica, scandita in campate e coperta di volte, e semplice facciata a capanna, con murature rimaste a vista. L’interno è gradevole per decorazione affrescata, recuperata durante recenti interventi, che culmina nella fastosa cornice dipinta dell’altare maggiore. Una lunga iscrizione in controfacciata ricorda il voto fatto dalla comunità in occasione della “peste manzoniana”, ossia di ripristinare l’antico luogo di culto una volta superata la terribile ondata pestilenziale del 1630, e la lunga fase che portò all’avvio effettivo delle operazioni solo nel 1727. Qualche settore delle murature più antiche fu risparmiato, come anche l’orientamento canonico a est dell’altare maggiore. All’esterno della chiesa merita attenzione una mensa di pietra. Il manufatto fu segnalato una prima volta dal card. Ildefonso Schuster, che lo assegnò a età longobarda. Quindi, nel 1968, fu trasportato nel costituendo Museo Diocesano. Tornò in S. Michele nel 1979 ed è oggi identificato come probabile adattamento cristiano di una precedente ara romana. Ne manca la possibilità di stabilire una relazione precisa coi luoghi, ma rimane una viva testimonianza, insieme ad altre radunate nelle chiese di Mombello, dell’antichità e solidità della tradizione cristiana nella località.
XIII – La prima annotazione di una “ecclesisa Sancti Michaelis” è contenuta nel ‘Liber Notitiae Sanctorum Mediolani’, redatto agli esordi del XIV sec. L’edificio, pertanto, ha una sicura origine basso medievale (almeno XIII sec.). Più addietro nei secoli, però, riportano alcuni indizi: la dedicazione a san Michele; l’ubicazione entro o nei pressi di un recinto fortificato precocemente smantellato, e di cui la chiesa conserva nel nome il ricordo; la presenza di un’ara d’età longobarda all’esterno, probabile adattamento cristiano di un altare pagano. Sono necessarie, tuttavia, maggiori indagini sistematiche. Una seconda chiesa, dedicata a S. Nazaro “in rocha”, ad esempio, fu demolita ai tempi di Carlo Borromeo. Ne manca una relazione con la prima nell’ambito di una ricostruzione almeno ipotetica della fortificazione comune. Quanto all’ara longobarda, rimane ignota l’originaria provenienza.
XVI – La chiesetta è menzionata nel repertorio noto come ‘Notitia Cleri’ redatto attorno al 1398, indizio di una rendita garantita per la cappella dovuta, probabilmente, a una qualche forma di patronato privato. Il fatto, tuttavia, è documentato solo nel XVI sec. Nel 1572, infatti, un esponente della casata dei Besozzi (ramo di Monvalle), subentrava a altro Besozzi (congiunto di Carlo Borromeo) nel chiericato di S. Michele. L’edificio antico, nel frattempo, era stato in qualche modo riadattato, ma i lavori non erano stati sufficienti. Nel 1565 la chiesa non era officiata ed era priva di porta e di campanile; nel 1567 Carlo Borromeo ordinò che non vi si celebrasse messa perché “pessime retenta”. I verbali delle visite pastorali sono utili per ricostruire idealmente l’impianto originario: la costruzione, “longa” braccia 12 “et lata” braccia otto (visita 1567) e “ad orientem surgens”, conservava nel 1581 ancora “capellam cum pictura S. Michaelis”.
1727 – Nel pieno dell’ondata della “peste manzoniana”, nel 1630, gli abitanti di Mombello fecero voto di ricostruire l’oratorio. Ci volle un secolo per adempiere all’obbligo e solo nel 1727 furono avviate le opere che portarono l’edificio alle forme attuali. Un articolato cartiglio dipinto in controfacciata celebra i lavori.
1990 – Negli ultimi decenni, la chiesa di S. Michele è stata interessata da opere di manutenzione ordinaria e straordinaria. Un recente intervento, infine, ha portato al restauro conservativo delle superfici esterne, al rifacimento della copertura, al ripristino delle facciate esterne e all’adeguamento liturgico dell’area presbiteriale.