esternamente la chiesa è attorniata da un sagrato pavimentato; l’edificio ha orientamento est-ovest, secondo il criterio tradizionale. La facciata, composta da due ordini sovrapposti risulta suddivisa in due da un ampio cornicione coperto da coppi in laterizio sostenuto dalle otto lesene dell’ordine inferiore che, quattro per lato, originano dal basamento in pietra che corre lungo tutto l’edificio e presentano capitelli in malta. Al centro si trova un portale in arenari acon piedritti ed architravi ricchi di sagomature e decorazioni, concluso da un timpano ricurvo. Sopra il portale una lapide in pietra riporta la seguente iscrizione: D.O.M. TEMPLUM HOC D. MARTINO DICAT. EXTRUCT. ANNO MCDXXVIII REFECTUM A. MDCCI ABSOLUT. FUIT A. MDCCLXXVII. La parte superiore della facciata è di poco più stretta rispetto all’ordine inferiore; quattro lesene, che sostengono il timpano che conclude la facciata, la dividono in tre settori. Nel settore centrale è presente un’ampia finestra che da luce alla navata. All’interno si accede tramite bussola in noce. La chiesa è costituita da un’unica navata, la copertura a botte è interrotta da due cupole a tazza di forma circolare poggianti ciascuna su quattro archi. Questi ultimi a loro volta scaricano su quattro colonne, complete di basi e capitelli, distanziate dalle pareti della chiesa che, insieme a lesene in stucco, sostengono l’alta trabeazione, completa di cornicione praticabile, che corre lungo tutto il perimetro. La navata è suddivisa in sette campate di diversa larghezza da sei coppie di lesene, delle quali quattro precedute da colonne. In tre campate sono presenti cappelle discretamente profonde. Nella prima campata la cappella di sinistra è occupata dal Fonte Battesimale, quella di destra è dedicata alla Pietà; segue una piccola campata con nicchie che ospitano da un lato le Reliquie dei Santi, dall’altro la statua di S. Antonio. La terza campata presenta a sinistra la cappella del S. Crocefisso e a destra la cappella dei Ss. Fermo e Rustico; segue la quarta campata, di dimensioni inferiori, che ospita i due ingressi laterali, compresi entro due coppie di colonne. La quinta campata presenta le due cappelle più ampie, quella di sinistra dedicata all’Immacolata e quella di destra alla Madonna del S. Rosario. Nella sesta campata, di dimensioni inferiori sono posizionati: a destra l’ingresso alla sacrestia e a sinistra un secondo ingresso laterale, nonchè i passaggi all’organo e al campanile. La settima campata, anch’essa di piccole dimensioni, è stata utilizzata per avanzare il presbiterio; ai lati è dotata del banco dei parati e di quello degli arredi, realizzati in noce con fondelli in radica. Sopra questi ultimi le due cantorie in legno scolpito, dipinto e dorato, di cui quella di desta contiene l’organo. L’altare maggiore, in marmo, è sormontato al centro da un crocefisso, anch’esso in marmo, ai lati del quale sono due angeli adoranti. Ai lati dell’altare sono posizionate due grandi tele raffiguranti la Famiglia, dipinta dal Riva e la morte di S. Martino, del Paglia. Sulla parete di fondo un coro di 21 stalli di semplice fattura completa l’abside; sulla parete di fondo, al di sopra del coro, è posizionato un grande quadro raffigurante S. Martino che guarisce un Bambino, opera del Trecourt. La sacrestia, posta a sud, presenta due porte in arenaria con coronamento scolpito. Dell’originaria chiesa quattrocentesca si conservano: alcuni fregi inseriti in facciata, una piccola abside laterale esteriormente in pietra sagomata e lavorata, suddivisa da lesene che sostengono una cornice di coronamento in corrispondenza della gronda ed il campanile ad archi a sesto acuto, che risulta concluso da una cupola metallica realizzata successivamente.
XV – la tradizione vuole che la chiesa sia stata costruita sui ruderi di un piccolo tempio pagano che custodiva un’ara dedicata a Diana, da cui il nome di Adrara, “ad aram”. All’inizio del ‘400 il parroco Zinio de Capitanis diede inizio alla costruzione della chiesa di cui sono ancora visibili i muri perimetrali e la torre campanaria
XVI – l’edificio del ‘400, in stile gotico-lombardo con tre absidi rivolte ad oriente, venne terminato nel 1523 e, negli anni successivi, arricchito delle cappelle con relativi altari
1701 – in questo periodo la chiesa subì radicali modificazioni quali l’approfondimento dello spazio perimetrale ed il prolungamento dell’aula trasformata in stile neorinascimentale con colonne tuscaniche in pietra e volte a vela e a botte
1843 – venne eseguita da Alessandro Giuseppe Macinata la fitta decorazione della volta a chiaroscuro, con medaglie in terretta verde ed ocra
1950 – venne posizionato il nuovo altare maggiore in marmo
1961 – nel 1961 venne restaurata la facciata principale
1973 – venne realizzato l’impianto di riscaldamento
1983 – venne fatta restaurare la pala della morte di S. Martino
1988 – venne realizzata una nuova statua lignea raffigurante di S. Martino
1989 – vennero fatte restaurare due tele
1990 – la chiesa venne interamente restaurata