La chiesa di San Lorenzo viene edificata fra il 1751 e il 1757 su progetto dell’architetto Domenico Corbellini. I materiali provengono tutti dalle cave di Rezzato e Botticino e sono approntati da maestranze sul posto.
La facciata è piuttosto alta e slanciata, divisa in due ordini da un’alta trabeazione. L’ordine inferiore, corinzio, è formato da semicolonne sporgenti e da lesene che ne movimentano il profilo. Si ha un primo timpano ad arco ribassato che poggia direttamente sulla trabeazione. L’ordine superiore è molto semplice, senza capitelli e trattato a fascia, ma comunque molto aggettante, risolto con una modesta trabeazione su cui poggia il timpano di coronamento, triangolare, sfondato al centro da una decorazione a stemma. Al di sotto si apre il finestrone circolare che illumina l’interno, probabilmente resto dell’antico rosone della facciata medievale.
Il corpo della facciata possiede anche due ali minori laterali, molto basse rispetto alla verticalità dell’elemento centrale, e che quasi non vengono notate nell’insieme. Le due ali ospitano gli ingressi laterali e sono risolte con piatte lesene ioniche. I due portali sono sormontati da un timpano rettangolare e come coronamento dei due corpi si ha una finta balaustra, decorate da vasi portafiori in marmo e un putto al centro, i primi di Giovanni Pietro Calegari, i secondi autografo di Antonio Calegari. Di ordine ionico è anche il portale d’ingresso principale alla chiesa, sormontato da una trabeazione recante la scritta “VOS FIDE STATIS HOC FIDE STAT” (fede che nel tempio ha eletta dimora), e da un timpano triangolare, sormontato da un frammento di trabeazione recante due putti di Antonio Calegari sui lati e una statua di San Lorenzo al centro, proveniente dalla chiesa preesistente.
L’interno si presenta come ampio e accogliente, dominato dalla tinta giallo-ocra e da molte sue variazioni che ricopre ogni superficie visibile delle pareti e del soffitto. L’impianto è a navata unica, molto movimentato dal continuo sporgere dei pilastri e rientrare delle cappelle laterali, tre per lato di cui due, quelle centrali. I due ingressi laterali non danno direttamente sulla navata, ma in due piccole anticamere direttamente collegate ad essa: quella nord, fra le due, è stata nel 2000 trasformata nella cappella del Battistero.
V – In un catalogo di vescovi bresciani di quell’epoca indica “ad sanctum laurentinum” la sepoltura del vescovo San Ottaziano, a capo della diocesi cittadina intorno alla metà del V secolo. Dato che al tempo era tradizione seppellire i vescovi all’interno delle chiese da essi fondate è accreditata l’ipotesi che la chiesa abbia origini paleocristiane. I resti del vescovo, esistono ancora oggi, racchiusi in un’arca marmorea sotto l’altare maggiore insieme a quelli di san Vigilio.
XI – I primi documenti che parlano della chiesa, di impianto medioevale a tre navate, risalgono all’XI secolo, segnalandola nell’ubicazione in cui si trova tuttora, che, al tempo, risultava essere fuori dalle mura cittadine.
XVI – Dall’inizio del Cinquecento vengono commissionati a diversi artisti molti altri interventi nella chiesa dando lustro al Cinquecento laurenziano, fra i quali il Romanino, ma anche Callisto Piazza, Lattanzio Gambara, Pietro Marone e Prospero Rabaglio.
1538 – Nell’andito di accesso della porta laterale destra è conservato parte del mausoleo fatto erigere nel 1538 dal prevosto Alessandro Averoldi per contenere le spoglie del parente Bartolomeo Averoldi, vescovo di Calamona nell’isola di Candia, in precedenza generale degli Umiliati. Il sarcofago, anticamente posto nella terza cappella di destra della chiesa medioevale, raffigura il vescovo, vestito con gli abiti liturgici, addormentato su un fianco, con testa puntellata sul braccio destro e un libro aperto debolmente retto da quello sinistro.
XVII – Nel Seicento, con la diffusione del culto di San Carlo Borromeo, la chiesa si arricchisce di un altare a lui dedicato, decorato da una pala di Francesco Giugno.
1602 – Nel 1602 viene soppresso l’Ordine degli Umiliati, che amministrava la parrocchia, con una bolla di Papa Pio V e la proprietà passa alle Monache Agostiniane.
1751 – Domenica 7 marzo 1751,si riunisce la “General Vicinia”, istituzione di antica storia civile, rappresentativa della volontà degli abitanti del quartiere, per decidere la sorte della chiesa, ormai pericolante. Il pavimento era sconnesso in più punti, l’umidità era consistente a causa del torrente Garza che scorreva poco lontano e il tetto necessitava di urgenti riparazioni. A capo della riunione è il prevosto Giovanni Pietro Dolfin. È inoltre dichiarato esplicitamente dai parrocchiani il singolo impegno di contribuire all’impresa: i motivi a supporto sono di carattere spirituale, ma ne andava anche del prestigio del quartiere. L’incarico del progetto è dato all’architetto Domenico Corbellini.
1761 – Il cantiere ebbe termine nel 1761 ma con code fino alla consacrazione del 1763, non si ebbero più interventi rilevanti nei secoli successivi, tranne piccole modifiche, soprattutto abbellimenti, agli altari interni e dal punto di vista delle decorazioni.
2000 – Nel 2000, la cappella del battistero viene restaurata e modificata: il pavimento viene rifatto e si ha l’aggiunta di un altare, mentre l’originale apparato pittorico viene integrato.