La chiesa di San Giuseppe si trova nel centro abitato di Pontevico, nella Bassa Centrale Ovest bresciana. Il fabbricato, a pianta rettangolare, è orientato verso ovest. La facciata, avente frontone mistilineo completo di acroteri in corrispondenza delle linee di colmo e di gronda, è composta da doppio registro delimitato da cornicione marcapiano ad andamento spezzato e scandito da lesene stilizzate: quattro nell’ordine inferiore inquadrano in mezzeria il portale di accesso all’aula, sormontato da architrave e coronamento triangolare; quattro nel registro superiore fiancheggiano il finestrone, avente architrave ad andamento spezzato, collocato in corrispondenza del portale sottostante. Oltre a questa apertura, i prospetti laterali alloggiano finestre che consentono l’illuminazione naturale, dell’aula e del presbiterio. Il campanile a pianta quadrata, collocato sul lato sud dell’edificio, presenta in sommità quattro aperture ad arco a tutto sesto, cornicione e cuspide con base ottagonale. L’interno, avente superfici ornate a rilievo e pitture murali, è a navata unica culminante nel presbiterio a pianta rettangolare. Lo spazio è scandito da lesene composite. Un cornicione, leggermente aggettante, segna il punto di innesto delle strutture di copertura, a volte a botte lunettata ritmata da membrature nella navata, a volta a botte semplice nella zona presbiterale.
XVI – La data di erezione della chiesa di San Giuseppe non è conosciuta, si sa solamente che esisteva nel XVI secolo e che era già sede della Confraternita dei Suffraganti, riconosciuta da papa Clemente VIII che la volle insignita di particolari indulgenze e privilegi.
XVI – San Carlo Borromeo, nella visita pastorale del 1580, aveva prescritto di traslare i resti dei defunti sepolti nel sagrato della parrocchiale in un ossario del cimitero. Nel 1609, in occasione dell’elevazione della parrocchia ad Abbazia, l’abate Gabrielli che già aveva donato “…alcuni lochi et siti dell’habitazione sua per alargare la Piazza d’essa Chiesa per decoro di quella…” dovette attendere anche la suddetta prescrizione, ma, con il benestare del vescovo di Brescia, i resti dei defunti non furono sepolti nel cimitero, bensì in un ossario già costruito nella chiesa di San Giuseppe che “sorgeva a mattina del borgo nuovo, fra il gruppo delle case Geroldi, vicino alle mura”. Dal 1610 l’attuale chiesa di San Giuseppe era conosciuta come del Suffragio.
XVII – Nel 1630, anno della peste, per meglio suffragare i morti colpiti dall’epidemia e nel contempo per ringraziare Dio per la fine del flagello, i pontevichesi diedero al loro abate Pietro Ugoni le offerte raccolte per ampliare la chiesa e costruire il campanile.
XIX – La chiesa del Suffragio servì molto spesso anche per molteplici attività: nel 1821 fu sede della Scuola di Mutuo Insegnamento, organizzata dal nobile Filippo Ugoni ; fu infermeria e ricovero per soldati italiani, francesi, austriaci durante tutto il periodo del Risorgimento; nel 1866 fu trasformata in scuderia. Scrive A. Milanesi che “Solo dopo particolari funzioni riparatorie fu ribenedetta e riaperta al culto dall’abate monsignor Angelini. Già nel 1839 la chiesa non aveva nessun obbligo di messe. Tra il 1886 e il 1887 sostituì la parrocchiale durante i lavori di ampliamento. Nel 1888 venne, dall’abate Bassano Cremonesini, dedicata a San Giuseppe.
XIX – Nel 1845 veniva installato un concerto di cinque campane fuso dalla ditta Innocenzo Maggi.
XX – Nel 1923 la chiesa era in tal stato di abbandono che il vescovo monsignor Gaggia ordinava che rimanesse chiusa o trasformata in “un salone di conferenze”. Venne inoltre utilizzata come teatrino dell’oratorio fino a ottobre 1965.
XX – Nel 1960 le tre campane che erano rimaste requisite nel 1943 vennero sostituite con quelle provenienti dalla parrocchiale di Levrange.
XX – La chiesa, dopo essere stata soggetta al rifacimento integrale del tetto e del campanile, al ripristino degli stucchi, degli infissi e delle vetrate, alla completa tinteggiatura dell’interno, alla installazione di un concerto di cinque campane e al restauro di pale e affreschi, è stata riaperta.