Chiesa di San Carlo e San Pietro Martire (Arolo, Leggiuno)

Diocesi di Milano - chiesa parrocchiale - Lombardia

Leggiuno - Via S. Carlo - VA - 21038

0332/647132

Le informazioni riportate, in tutto o in parte, sono riprese da BeWeb, la banca dati dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI , implementata dalle diocesi e dagli istituti culturali che hanno concluso il rilevamento e la descrizione del patrimonio sul proprio territorio. Quanto pubblicato è da intendersi work in progress e pertanto non esente da eventuali suggerimenti per essere migliorato e reso più efficace.

XIV – Il luogo di culto nella località di Arolo ricorre in documenti trecenteschi legati al vicino monastero di S. Caterina: ancora al tempo di S. Carlo Borromeo, nel 1574, la chiesa era officiata dai frati del convento grazie ad alcuni legati.
1606 – La chiesa fu ricostruita in occasione dell’elevazione di Arolo in parrocchia il 19 gennaio 1606, auspice Federico Borromeo che destinò all’impresa la dote del canonicato di S. Stefano a Leggiuno, la cui secolare istituzione era diventata superflua per il proliferare delle autonomie parrocchiali nell’ambito dell’antica pieve di Leggiuno. L’opera di riconfigurazione fu radicale e l’edificio fu adeguato alle regole della ‘simplex ecclesia’ diffuse dai due Borromeo come modello ideale per le piccole chiese rurali: aula unica, due cappelle rettangolari per lato, coro sostanzialmente quadrato. Difficile, in assenza di documenti, determinare la data di chiusura del cantiere che, per la cointitolazione a san Carlo nel 1614, andrebbe collocata in quell’anno o poco dopo.
1620 – La pala della cappella laterale della Madonna del rosario, giustamente avvicinata ai modi di Giovanni Francesco Lampugnani e alla sua opera in S. Alessandro ad Angera, datata 1620, documenterebbe il completamento del piano di ricostruzione generale della chiesa con la dotazione di un patrimonio d’arte di non secondo livello e il fattivo apporto della confraternita del Rosario (istituita proprio nel settembre 1620), qui come altrove impegnata nella ricostruzione e nell’arricchimento del luogo sacro della comunità.
1906 – La prima, evidente alterazione dell’impianto seicentesco fu la creazione di un profondo abside a terminazione semicircolare, innestato sul muro rettilineo di fondo del coro. Secondo Sara Cestarollo e Anna Paola Fedeli, nell’ampio arco cronologico compreso tra il rilievo catastale del 1722 e quello del 1858 la chiesa sarebbe stata ampliata. Non è chiaro, tuttavia, se riferire a questa cronologia i lavori per il nuovo coro o, piuttosto, la semplice costruzione di locali accessori addossati all’impianto originario. Quanto all’abside, infatti, non è escluso che la fase del cantiere coincida o preceda di poco quella della ricca ornamentazione dipinta nel 1906-1907 da Mario Albertella sul catino e, poi, sulle volte dell’intera chiesa.
1935 – La facciata attuale è frutto di un ingente lavoro purtroppo non documentato nelle fonti e che coincise con la demolizione dell’antico prospetto, l’ampliamento della chiesa di uno spazio corrispondente a una mezza campata e la creazione di un sagrato rialzato esterno, chiuso da una balconata e centrato da una scalinata d’accesso. La nuova facciata risultò così monumentale anche per lo slancio conferito in altezza al nuovo settore del tempio, ben più elevato della quota dell’originario invaso seicentesco. Nomi e protagonisti dell’impresa non sono tramandati. S’intuisce soltanto un intervento decorativo interno, sulla volta della campata aggiunta, riferibile alla mano della Scuola del Beato Angelico, che certamente si associa agli affreschi in S. Stefano a Leggiuno risalenti al 1937. L’intervento della Scuola del Beato Angelico a Arolo avrebbe dunque sugellato una fase di cantiere avviata attorno al 1935.
2012 – Nel 2012 fu portato a termine un intervento di restauro conservativo dell’apparato decorativo interno nella chiesa parrocchiale di Arolo, già in precedenza (1999) interessata da alcuni lavori su specifici manufatti di alto valore decorativo (paliotti in scagliola policroma).

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