La chiesa dell’Immacolata di Laveno sorge in una valletta percorsa da un torrente che delimita un colle storicamente destinato, almeno dal XVII sec., a residenze di villeggiatura, in una cornice ancora ricca di parchi e giardini. Nucleo fondante dell’alta qualità paesaggistica di quel settore dell’abitato di Laveno è la prima villa che la famiglia Tinelli creò in due riprese (XVII sec. e XVIII sec.), cui fece seguito l’impianto di una seconda dimora trasformata nel XIX sec. in villa De Angeli-Frua e oggi sede comunale. Le prime fasi della chiesa sono legate proprio alla famiglia Tinelli. Nel 1722, infatti, il nobile Ferdinando decise per la costruzione di un oratorio privato “sotto il titolo della Immacolata Vergine Maria”. Ne affidò il progetto a un architetto anonimo che produsse un disegno raffinato, con impianto ‘a croce greca’ (per alcuni ‘a croce di Malta’ per l’alto impatto conferito ai cantonali angolari sulle masse esterne, dettaglio poi non messo in pratica) incentrato su un vano ottagonale, coperto di cupola ‘a spicchi’, e quattro bracci identici: ingresso (con sovrastante cantoria, forse destinata a raccoglimento privato e appartato durante le funzioni), due cappelle laterali (con altari di sant’Anna e del Crocifisso, di recente rimossi) e presbiterio. Qualche variazione in corso d’opera (il cantiere fu terminato nel 1727) portò alla creazione di due vani accessori ai lati dell’ingresso e di altrettanti ai lati del presbiterio. Ne risultò rafforzato, all’esterno, il gioco dei volumi, con ottagono estradossato preminente, coperto con tetto a padiglione, e ambienti accessori raccordati al corpo centrale. Gli ingressi a questi vani furono ricavati nei lati brevi dell’ottagono, sottolineando, così, la centralità della pianta e i colti riferimenti del disegno settecentesco agli impianti oratoriali della stagione seicentesca lombarda, non ultimo quello che la famiglia aveva costruito probabilmente nel 1676 (Marcora, tav. VI) poco più a monte, dedicandolo a S. Rocco, risolto in un unico ottagono senza risalti. La chiesetta era dunque destinata a inaugurare una felice stagione di rinnovamento edilizio per Laveno, dalla riforma sostanziale del parco della prima dimora Tinelli (1750-60) alla ricostruzione della chiesa di Santa Maria in Ca’ Deserta, antica parrocchiale, attorno alla metà del secolo. La regia di questi tre cantieri principali fu saldamente nelle mani di diversi esponenti della famiglia Tinelli, che per la villa si servirono dell’opera di Giovanni Battista Riccardi (più noto come grafico e disegnatore, autore di alcune illustrazioni per “Ville di Delizia” di Marc’Antonio Dal Re) e per l’antica chiesa riuscirono a far ingaggiare il milanese Gioacchino Besozzi. Non è escluso, quindi, che il piccolo oratorio abbia rappresentato un esperimento preliminare, magari per testare la validità dei professionisti chiamati decenni dopo a trasformare ville e chiese, forse, per questioni anagrafiche, proprio Giovanni Battista Riccardi.
1722 – Il 22.III.1722 il nob. Ferdinando Tinelli presentò alla curia di Milano il disegno di un oratorio privato a tre altari, da innalzare a Laveno “sotto il titolo della Immacolata Vergine Maria”. L’edificio fu ultimato nel 1727, come da data leggibile (anche se ripresa) all’esterno e fu benedetto il 27.II.1733 dal prevosto di Leggiuno. Il progetto, ancora reperibile nell’Archivio Diocesano di Milano, era di buona qualità, anche se disatteso in corso d’opera soprattutto nella definizione dell’involucro esterno. È suggestivo, quindi, intravvedervi la mano del milanese Gio. Battista Riccardi di cui i Tinelli si sarebbero serviti anni dopo (dal 1750 ca.) per la ridefinizione in termini grandiosi del giardino a tre livelli della dimora famigliare, ancora oggi conservata a monte del tempietto.
1833 – Nel 1802 la proprietà passò nelle mani della chiesa di Laveno e l’edificio venne adibito a luogo di riunione spirituale per la confraternita del SS. Sacramento. In tal modo, l’oratorio, che la stessa confraternita aveva costruito sul fianco meridionale della parrocchiale almeno dal XVIII sec., diventava disponibile per dar corso all’ampliamento della chiesa. Proprio durante questi ingenti lavori (1832), l’oratorio dell’Immacolata accolse le funzioni principali che non potevano essere temporaneamente svolte nella chiesa maggiore. Per adeguare la chiesetta alle nuove funzioni parrocchiali fu innalzato un campanile a vela sul tetto (1833) e fu creata una casa per il coadiutore (1857).
1979 – La campagna di restauri promossa nel 1979 e conclusa nel 1980 portò alla soppressione degli altari laterali (dedicati a sant’Anna e al Crocifisso), alla posa di un nuovo pavimento in cotto e di una bussola in cristallo all’ingresso e si concluse con la riforma dell’altare maggiore in omaggio alle norme post-conciliari.