Dalla strada, mediante un’ampia scala di dodici gradini in marmo di Zandobbio, si accede al sagrato che si estende anche ai lati della chiesa, ed è pavimentato totalmente in basolato di porfido. La facciata della chiesa è costituita da due ordini architettonici sovrapposti, ed è conclusa da un imponente timpano. Ogni ordine è suddiviso da quattro lesene: le lesene dell’ordine inferiore si innalzano da una zoccolatura continua in marmo di Zandobbio e con i loro capitelli reggono la trabeazione; il secondo ordine riprende il primo ma con un’altezza inferiore. Al di sopra del secondo ordine architettonico un grande timpano mistilineo conclude la facciata, al centro del timpano un altorilievo raffigurante la Santissima Trinità, opera dello scultore Gambirasio. La chiesa presenta una sola navata dominata da un ampio transetto coperto da grande tazza circolare, preceduto da un breve tratto di navata e seguito dal presbiterio, coperti da tazze ellittiche, il presbiterio poi si completa con il coro semicircolare. Nel primo tratto della navata sono presenti due cappelle, segue quindi il grande transetto con altra quattro cappelle, separate tra loro dalle bussole degli ingressi laterali.
XIV – la prima parrocchiale fu l’antichissima chiesa campestre di S. Siro, demolita nel 1854 e subito ricostruita in stile neogotico; ma fin dal ‘500 e per lungo tempo, ne tenne le veci la più centrale chiesa di S. Nicola
1703 – Il 9 novembre 1703 il vescovo Luigi Ruzini decretava la costruzione di una nuova chiesa, l’attuale, iniziata attorno al 1720 ed inaugurata dal vicario generale Carlo Lenzi il 31 maggio 1744.
1744 – l’esterno rimase grezzo fino al 1897 quando venne terminata anche la facciata
1781 – il 7 luglio la chiesa venne consacrata per mano del vescovo Gian Paolo Dolfin che la dedicò alla SS. Trinità, in ricordo della demolita chiesa della Trinità del castello Suardi, e la insigni del titolo di prepositurale
1892 – il sagrato viene delimitato con una balaustra in cemento
1902 – viene eretto sopra l’altare maggiore del Settecento, arabescato ed intarsiato di magnifici marmi di Francia, di Verona e delle Alpi, un imponente tribuna di marmo che però fini col nascondere le pregiate tele dell’abside.
1940 – attorno agli anni 40 don Pietro Belotti, avrebbe voluto dotare la chiesa di un nuovo campanile: tra il 1944 e il 1945 erano state scavate le fondamenta nel retro dell’attuale sagrestia ma poi per mancanza di fondi i lavori si fermarono. Il campanile è dunque ancora quello antico, restaurato nei doccioni e nelle lesene nel 1985 quando si procedette anche al consolidamento mediante speciali resine e fu effettuata la meccanizzazione dell’impianto campanario
1964 – viene rifatta la pavimentazione del sagrato in mosaico di porfido e la scala in marmo di Zandobbio. Venne rifatta anche la recinzione di cemento, sostituita con un’ altra in marmo di Zandobbio e trama in ferro battuto.
1993 – i recenti restauri hanno ridato rilievo alle dorature, ai colori caldi delle pareti, inoltre sono stati rifatti i pavimenti interni.