Enest Gombrich, in transito nei luoghi nel 1980, rimase colpito dalla dedicazione a san Defendente della piccola chiesa di Ceresolo, tanto da organizzare a Laveno un convegno sull’arte romanica. In realtà, l’intitolazione al santo guerriero, particolarmente diffusa nell’Italia nord-occidentale e sul lago Maggiore in particolare, era stata associata all’antica invocazione ai santi Nazaro e Celso solo dopo ingenti lavori di ristrutturazione seguiti alla seicentesca “peste manzoniana”. La chiesa sorge su un ripiano erboso cinto da un muro che ne delimita anche il sagrato rettangolare, a pochi passi dalla riva del lago. Poco prima, un gruppo di rustiche case conserva tracce non ancora indagate di antica fondazione, certamente basso medievali se non proprio riferibili alle prime menzioni della località che, almeno dalla metà del IX sec., era già dotata di cappella officiata da una prelato residente. L’importanza di Ceresolo era destinata, in età moderna, a diminuire, a discapito della vicina Cerro, scelta come sede parrocchiale definitiva. Oggi, pertanto, le poche costruzioni e la chiesetta sorgono nel fitto della vegetazione, ulteriormente ricca per l’inserimento, dal XX sec., di parchi e giardini di ville. L’edificio si presenta oggi con una facciata a capanna, aula unica, presbiterio quadrato, coro absidato estradossato e con campanile e sacrestia addossati al fianco meridionale, presso il presbiterio. Le testimonianze di un primitivo assetto medievale sono ingenti, nonostante la parziale ricostruzione seicentesca di nave e facciata, e si concentrano nel fianco sud, nel campanile e nell’abside. Tuttavia, come precisa Paola Viotto, si tratta di settori caratterizzati da una certa impronta arcaicizzante, forse dovuta all’isolamento della località, privi “di articolazione ritmica come archetti pensili e lesene”. Ne risulta, pertanto, complessa una datazione. Difficile, per ora, sostenere un riferimento dei settori medievali della chiesa al IX sec., come vogliono alcuni in parallelo con le prime menzioni documentali. Più probabile, soprattutto per il campanile, uno spostamento al primo quarto XI sec., anche per associazione con la torre di S. Primo a Leggiuno. L’interno, scandito in due campate, è coperto con volte a crociera, che si ripetono nel presbiterio. Sull’arco trionfale, un lacerto di affresco con Annunciazione va forse riferito al XVI sec.; nella nicchia absidale, un Padre Eterno è forse quattrocentesco. Un affresco seicentesco in facciata e l’altare alloggiato nella cappella laterale celebrano, infine, il culto di san Defendente. Vari sono i motivi per una visita a Ceresolo. Se non si vuol dar credito alla leggenda rilanciata da fra’ Paolo Morigia nel 1603, ossia che qui “è dove Cesare si fermò per andare in Francia”, vale la pena riprendere la descrizione che lo stesso erudito, profondo conoscitore del lago, radunò nella sua opera dedicata all’ “Historia delle nobiltà” del Verbano: Ceresolo, “il lago che v’è per incontro, è la più nobil parte che ci sia, perché la trota, la reina de tutti gli altri pesci di detto lago, qui [ha] le il suo palazzo reale”. Una pescheria nella località è menzionata già nel IX sec., mentre un curioso affresco moderno, nelle case che precedono la chiesa, celebra la perdurante vocazione del borgo di pescatori. La “punta” protesa nelle acque di Ceresolo è famosa, tuttavia, “anche pei misfatti di un certo corsaro del nostro lago per nome Polidoro [che] quanto astuto altrettanto crudele aveva trovato il modo di saccheggiare le barche che passavano in quel luogo” presentandosi solo sulla spiaggia “tutto lacero negli abiti” (De Vit) per chiedere aiuto agli sfortunati naviganti, poi rapinati dalla sua banda opportunamente nascosta nelle case abbandonate dei dintorni.
IX – Le origini della chiesetta sono antiche, ma gli studi sulle prime fasi sono ancora limitati alla ricostruzione ottocentesca proposta da Vincenzo De Vit: “Si crede esistesse nell`VIII secolo, certo nel IX vi aveva un prete, come un documento dell`850.” Mancano, dunque, altri riferimenti probanti, anche se un’attestazione pressoché coeva di beni in “Ciraxolo”, nell’846, sembra restituire l’immagine di una località articolata e fiorente, con beni e pescherie saldamente nelle mani di un vasso, il nobile Eremberto, che ne legava le rendite alla chiesa di S. Primo a Leggiuno, edificata per sua iniziativa pochi anni avanti.
X – Un documento recenziore (‘Liber Notitiae Sanctorum Mediolani’, inizi del XIV sec.) menziona per la prima volta l’intitolazione ai santi Nazaro e Celso e l’esistenza di un altare dedicato San Brandano. La dedicazione collaterale al santo navigatore irlandese trova una spiegazione nella posizione della chiesetta, sulla riva del lago e in un punto strategico per controllo delle vie d’acqua e non è escluso che fosse legata da tempo al luogo di culto, per la diffusione della agiografia del santo (nota come Navigatio sancti Brendani) sin dal X sec.
XVI – Sulle fasi successive di trasformazione l’unica nota reperibile proviene ancora dalla cronaca ottocentesca di Vincenzo De Vit: “nell`archivio Parrocchiale di Cerro, si trova memoria che questa chiesa era prima dedicata alla Beata Vergine e che fu consacrata nell`anno 1525 ai 15 di luglio da Francesco, vescovo suffraganeo della chiesa milanese”. Il passo, che non può indurre a ipotizzare una dedicazione alternativa in antico, va riferito al contestuale cammino di autonomia parrocchiale e trova un parallelo con la storia della chiesa nella vicina Cerro, località destinata a prevalere nei secoli successivi. La consacrazione della chiesetta di Ceresolo fu celebrata nel 1525 sotto l’invocazione alla Vergine in attesa di trasferire titoli, dotazioni e funzioni parrocchiali al luogo di culto di Cerro, intitolato alla Madonna del Pianto. Nel frattempo, nel tempietto medievale alcuni dipinti (un’Annunciazione sopra l’arco trionfale) ne celebravano la provvisoria dedicazione.
XVII – La parabola di Ceresolo era destinata a chiudersi nei primi decenni del XVII sec., quando la comunità fu decimata dalla “peste manzoniana”, né mai più risorse. Solo dopo quella data, la chiesa, peraltro “già rovinosa sino dai tempi di San Carlo” (De Vit), sarebbe stata interessata da ingenti lavori evidenti ad un’analisi della costruzione. L’aula dei fedeli fu ricostruita per tre quarti: risparmiato il solo muro meridionale e il sedime d’impianto, furono rialzati (o parzialmente rialzati) il muro settentrionale (cui furono giustapposte una cappella laterale mediana e una cappellina dei morti) e la facciata. Quindi furono inserite le volte sopra l’aula dei fedeli e sopra il presbiterio, che era già stato ricondotto al quadrato forse durante lavori cinquecenteschi. Fu l’occasione per ripristinare l’antica intitolazione ai santi Nazaro e Celso, cui fu accostata quella a san Defendente, celebrato nella nuova cappella laterale e in un affresco sopra il rinnovato ingresso.
1980 – Nel corso degli ultimi decenni del XX sec. la chiesa di Ceresolo è stata sottoposta ad alcuni interventi di restauro conservativo. Nell’occasione, sono stati riscoperti alcuni lacerti di affresco che Paola Viotto (Viotto 1997) ha potuto riferire a due interventi successivi, tra XV e XVI sec., e di cui si è detto. Durante le operazioni, l’area presbiteriale (il cui assetto precedente i lavori non è noto) è stata interessata da interventi di adeguamento, con posa di mensa centrale.