la chiesa, posta in aperta campagna ed orientata con l’abside a nord, è preceduta da un piccolo sagrato delimitato da bassi muri che servono da appoggio al portico in legno. L’ingresso principale è individuato dal portale in marmo di Zandobbio sormontato da timpano spezzato con ai lati due finestre sempre con contorno in pietra e dotate di inferriate. Sopra il portico un cornicione divide il primo dal secondo ordine, dove è posta centralmente una finestra rettangolare. L’edificio si conclude con la trabeazione che segue l’andamento delle due falde. L’interno, a navata unica suddivisa in tre campate, è coperto da volta a botte. Il presbiterio, più stretto rispetto alla navata, è in rilievo di due gradini coperto da volta a botte e si conclude con la parete di fondo piana. Un’apertura posta sulla parete di sinistra del presbiterio conduce alla sagrestia. L’interno si presenta completamente spoglio, privo di intonaco sulle pareti e di arredi
1630 – la fondazione del primitivo oratorio è legata al terribile morbo della peste.
XVIII – costruzione della sagrestia e del portico antistante
1857 – All’epoca della visita pastorale del vescovo Speranza la parrocchia figurava intitolata a San Carlo Borromeo, e comprese nei suoi confini viene menzionato l’oratorio dei morti al Ravarolo
XX – la chiesa, non più utilizzata, risulta in stato di avanzato degrado ed abbandono