La chiesa di S. Stefano sorge all’estremità settentrionale dell’abitato di Maccagno Inferiore ed è documentata sin dal XIII sec., in concomitanza con l’elevazione del piccolo borgo a “feudo imperiale, corte regale degli imperatori e terra per sé”. Il singolare statuto, amministrato per il tramite della famiglia Mandelli, prima, e Borromeo poi, consentì ai luoghi di configurare sino al XIX sec. un’isola extraterritoriale nell’ambito dei confini del Ducato di Milano e delle diverse dominazioni straniere susseguitesi nei secoli.
L’edificio attuale è frutto di una ricostruzione avviata nel 1761 e conclusa nel 1764, quando fu innalzata la nuova facciata. Questa “è un’elegante composizione a metà tra richiami classicheggianti e vocazione alla linea curva” (Crimi): due brevi ali laterali raccordano in curva l’altezza delle retrostanti cappelle minori con lo sviluppo maggiore della navata; riceve grande solennità lo slancio del frontone centrale alla sommità, peraltro piuttosto acuminato, preparato dalle volute laterali che, anch’esse in curva, salgono dalle ali laterali.
I dettagli decorativi sono disposti per lasciare la parte centrale del prospetto libera e articolata nella sola successione di portale, riquadro con iscrizione e finestrone. Un ordine di lesene doriche regge un fregio intessuto di triglifi; a questo è soprapposto un ordine di lesene binate con capitello composito che regge il frontone. Gli studi hanno già inquadrato il debito nei confronti del disegno della facciata per la parrocchiale di S. Giovanni a Germignaga, opera di Federico Pietrasanta.
L’interno “è di un bell’architettonico” per l’abbondante “luce [che] piove attraverso i vetri colorati sugli artisti altari” laterali (del Torchio). Un contributo determinate alla solennità dell’ambiente proviene dalla sequenza di pseudo-cupole all’innesto nella navata delle due cappelle centrali e sopra il presbiterio, secondo un modello già adottato nei primi decenni del XVIII sec. per la ricostruzione della parrocchiale di Maccagno Superiore (S. Materno).
Gli altari laterali, ancora preceduti dalle balaustre di marmo, sono coevi alla ricostruzione della chiesa; l’altare maggiore fu ultimato nel 1772. Il profondo presbiterio contiene l’accesso alla sagrestia (a sinistra) e a una cappella laterale seicentesca, sopravvissuta alla riconfigurazione generale del tempio. Oggi in disuso, questa cappella fu costruita nel corso del XVII sec. e ancora conserva il ricco apparato di stucchi e affreschi, con la storia della vita di S. Giulio, che ancora attendono una rilettura da parte degli studi. Per la ricchezza decorativa, s’immaginò, per qualche tempo, che la cappella fosse gentilizia, ossia “cappella feudale Mandelli signora oriunda, da Pallanza”, la quale avrebbe donato “l’area per fabbricarvi l’attuale chiesa parrocchiale”.
A sud del presbiterio si appoggiano la sagrestia e il campanile, del 1639, che ancora si cerca di attribuire al disegno dell’architetto milanese Carlo Buzzi. Accanto alla chiesa sorge la casa parrocchiale, di antica origine, e ricostruita nel XVII sec., come ancora mostrano le evanescenti decorazioni a graffito attorno alle finestre.