La chiesa di S. Antonio sorge sul lato orientale di una scalinata discendente dal monte, prosecuzione di antichi tracciati congiungenti Maccagno Superiore, sulla riva del lago, e la popolosa Val Veddasca. La chiesa si apre alla scalinata con l’unico ingresso, al centro della facciata; e così doveva essere sin dalle origini; l’adeguamento alla topografia del luogo e a eventuali esigenze urbanistiche, infatti, non determinarono alcuna variazione al corretto orientamento liturgico dell’altare. L’area era allora marginale all’abitato, concentrato maggiormente in direzione del lago; il fatto rende giustizia dell’esistenza, poco a valle, di un’area cimiteriale. Il cimitero in questa località è attestato sin dalle origini, ossia in concomitanza con le prime menzioni dell’edificio sacro; fu trasferito nella sede attuale alla fine del XVIII sec. (1787). Tra cimitero e chiesetta fu costruita la casa parrocchiale, in cantiere nel 1581, quindi occupata dal curato una volta ottenuta la parrocchialità (1588); in origine piuttosto ridotta, fu ingrandita sino ad aderire all’intero lato meridionale della chiesa; dal 1875-1877 è divenuta proprietà privata. La chiesa è di estremo interesse per i cicli affrescati interni. All’ingresso, nella prima campata e nella controfacciata, si sviluppano, su tre registri, le seguenti scene: teoria di Apostoli, ciclo dei mesi, scene della Passione. I cicli sono opera della bottega itinerante di Antonio Da Tradate e furono eseguiti attorno al 1504. Per mutilazioni, scialbature e incuria ne sono sopravvissuti solo alcuni settori: in particolare sono mutili o illeggibili i Mesi, mentre la Passione (narrata dall’entrata in Gerusalemme alla derisione di Gesù Cristo, passando per un’Ultima Cena con tavola rotonda) manca degli episodi centrali e di maggior significato (Crocifissione). Di rilievo anche le iscrizioni e le note di accompagnamento in volgare alle scene narrate, indizio degli intenti educativi che furono all’origine del ciclo. Nell’unica cappella laterale, invece, si conserva integro un composito affresco con Madonna e Gesù Bambino (nei modi di una Madonna del latte) e santi Rocco e Sebastiano. La presenza dei due santi tradizionalmente invocati contro le pestilenze e le testimonianze delle visite pastorali (secondo cui l’opera sarebbe stata dipinta ex voto) contribuiscono a collocarne la data di creazione attorno al 1527-28. Quest’ultimo affresco sarebbe da riferire, per evidenti questioni stilistiche, ad altra bottega itinerante, quella facente capo a Giovanni Battista Da Legnano, attivo in quegli anni (1529) sulla riva opposta del lago (Cannobio).