La chiesa sorge all’ingresso dell’abitato di Bonera e, nonostante sia stata costruita tra il 1734 e il 1736, presenta uno sviluppo planimetrico ancora prossimo al modello della simplex ecclesia seicentesca, suggerita da Carlo Borromeo per dar forma a oratori campestri di chiaro impianto compositivo e funzionale: aula unica rettangolare, cappella maggiore rettangolare e sacrestia sul lato meridionale, più soleggiato e igienico. L’edificio è frutto di un unico momento costruttivo, di elegante qualità, culminante nella severa facciata. Qui l’introduzione di stucchi in movimentato giro attorno alla finestra centrale e al portale non nasconde il disegno complessivo d’ispirazione classicheggiante (due ordini di lesene doriche e timpano), esemplato ancora una volta su modelli del XVII sec. (S. Carlo, Germignaga, 1626; S. Rocco, Montegrino, 1630), quasi una ripresa letterale. L’interno è articolato in due campate scandite da quadrature lisce; le corrispondenti volte a vela sono ‘unghiate’ per ospitare due finestre per parte; il vano della cappella maggiore è segnato da lesene angolari il cui capitello si piega a libro con due volute affiancate (motivo già seicentesco: S. Pietro a Luino e S. Carlo a Germignaga). Solo i capitelli corinzi, con motivi ‘a roccaille’ e terminazione a testa d’angelo, che inquadrano l’arco trionfale e la cupola sopra l’altare, ribassata e impostata sull’ellissi, rappresentano una concessione a un gusto nuovo e arricchiscono un ambiente altrimenti tradizionale. La chiesa è orientata.
1734 – L’intervallo del cantiere che portò alla costruzione ex novo di un oratorio nella frazione di Bonera (comune di Montegrino Valtravaglia) è noto grazie a un incartamento presente negli archivi della Diocesi di Milano, frutto di un fitto carteggio tra le autorità locali e quelle cittadine: nel 1734 gli abitanti del borgo sottoposero il disegno della chiesetta (purtroppo anonimo) agli uffici milanesi; nel dicembre 1736, il vicario foraneo incaricato della visita sul posto ne costatò la conformità all’opera realizzata e finita.
1927 – L’interno della chiesetta settecentesca, sorta nel giro di pochi anni, fu decorato solo nel 1927 da Italo Contini, la cui firma s’intravvede ancora a margine degli affreschi che ornano la volta sopra il presbiterio. Contini dovrebbe essere identificabile con quel “I. Angelo” menzionato in una lapide nella chiesa della vicina Castendallo (San Gallo) e là attivo sulla scorta di una secolare tradizione famigliare.