La chiesa sorge nel nucleo storico di Besozzo Superiore, presso l’antico castello, in un ricco quadro ambientale e di memorie legato all’insediamento della nobile famiglia dei Castelbesozzi (o Besozzi). L’oratorio stesso, del resto, è l’esito di un lascito testamentario di Antonio Besozzi, che nel 1419 devolveva i beni necessari alla costruzione della cappella e al mantenimento di un cappellano residente. La costruzione è inglobata in parte in un compendio civile; pertanto, è priva di facciata. Di contro, il corpo dell’edificio gode di un doppio affaccio, sulla contrada di Sant’Antonio e sulla piazzetta alle spalle, ricevendone ampia luce all’interno. La chiesa conserva nell’abside il ricordo dell’impostazione di base, con profondo catino rettangolare coperto di volta a botte e rivestito da affreschi poco leggibili. Si riconosce certamente un Cristo ‘nella mandorla’ di fattura e sapore probabilmente cinquecentesco. Per il resto, è frutto di una ricostruzione integrale operata nel 1795, con aula fedeli rettangolare coperta con un soffitto di legno a vista e solido campanile appoggiato al fianco del presbiterio.
1419 – Le origini della chiesa sono collegate al testamento di Antonio Besozzi, fu Maffiolo, che nel 1419 (11 dicembre) devolveva una parte dei propri beni immobili alla costruzione di una cappella “in domo habitationis sue”, dedicandola a sant’Ambrogio e sant’Antonio. Come da indicazioni, il luogo di culto poté beneficiare sin dagli esordi di un officiante la cui nomina doveva mantenersi salda nelle mani degli eredi del donatore e della fam. Luini (del ramo della moglie) e per la cui residenza era stata costruita una apposita dimora documentata nel XVI sec.
XVI – La vita della chiesetta fu riorganizzata da Carlo Borromeo negli ultimi decenni del XVI sec. Il presule, infatti, dapprima riunì le cappellanie di S. Antonio e S. Ambrogio (titolo nel frattempo assunto dall’Ospedale di Sant’Ambrogio, fondato per altro legato Besozzi nella prima metà del Cinquecento), quindi istituì un beneficio teologale di giuspatronato della famiglia Besozzi e destinato anche alla creazione di una scuola per ragazzi che rimase attiva sino al XIX sec., ossia quanto venne soppressa la cappellania. Ne seguirono modeste riforme edilizie. Nel 1581 fu ordinato di costruire la sacrestia; nel 1574, lo stesso cardinale aveva disposto di chiudere con un cancello l’area presbiteriale e di costruire un soffitto per l’aula fedeli. Per far fronte alle spese, il “priore principe Castelbesozzi” aveva chiesto di svincolare i denari necessari.
1795 – L’aula dei fedeli è frutto di una ricostruzione successiva che, pur risparmiando l’abside originario, portò all’innesto di un ampio vano aperto sulla via pubblica da un semplice portale architravato affiancato da due finestre laterali rettangolari. L’opera va riferita al 1795, come informa una lunga lapide interna nel presbiterio che rende omaggio ai lavori intrapresi da Taddeo Besozzi e ne fornisce dettagliata descrizione: riforma del pavimento dell’abside; nuovo altare (ancora esistente); nuove porte d’ingresso e finestre. Nell’elenco non è compreso il campanile, certamente frutto di una costruzione (o ricostruzione) coeva nelle forme che ancora oggi si ammirano.