La Prepositurale di Erba ha subito una serie di modifiche nel tempo, ponendola con orientamento verso nord, nel corso dell’ultimo intervento risalente agli anni settanta del Novecento.
In quell’occasione si ampliò la chiesa aggiungendo un nuovo corpo di fabbrica con struttura in c.a., addossato alla parete sud della navata settecentesca, opportunamente demolita per innestare il nuovo ottagono.
L’attuale presbiterio corrisponde alla cappella laterale appartenente all’impianto storico, leggermente rialzata rispetto l’aula, con volta a botte ribassata, intonacata e tinteggiata.
La navata originale ha una volta a botte decorata e affrescata, con vele in corrispondenza delle aperture laterali.
La pavimentazione della chiesa è in marmo lucido di recente fabbrica.
Anche la sacrestia ha una volta a botte, intonacata e semplicemente tinteggiata.
Solo in parte è dipinta. Il pavimento della sacrestia è in cotto, di recente posa.
All’interno sono collocati alcuni arredi in legno massello e un antico confessionale in stile barocco.
Adiacente si apre un piccolo ambiente con volta a catino tinteggiata che in passato era destinato a cappella battesimale.
Nella parte nuova della chiesa, dove risiede l’assemblea, alcune vetrate con simboli eucaristici decorano le facciate superiormente.
Anche l’ingresso moderno è costituito da un’ambia vetrata lavorata con bronzo e vetro.
La chiesa fu consacrata nel 1978 dal S.E. Cardinal Colombo dopo aver ultimato i lavori di ampliamento.
1574 – L’antica chiesa si S. Maria di Villincino, di probabile impianto romanico, è stata oggetto di precise disposizioni strutturali e liturgiche, impartite durante i secoli, in particolare con il primo Borromeo e con la potenza della famiglia Carpani.
Il cardinale ordina che il SS. Sacramento sia custodito solo dopo aver assicurata la chiesa con inferriate; di adattare le aperture del ciborio del battistero affinchè si possano aprire più comodamente; di realizzare il Sacrario incassato nel muro, con finestrella e chiave per chiuderlo.
Inoltre, S. Carlo Borromeo, prima di spostare la sede della Pieve d’Incino da S. Eufemia a S. Maria di Villincino, sondò l’opinione pubblica se attribuire la nuova sede Plebana in Contrada (Erba Alta), dove risiedevano famiglie importanti, oppure a Villincino.
La scelta, obbligata anche da un fattore ambientale, si orientò come ben sappiamo verso Villincino che era anche sede del podestà e si contavano numerosi gli uffici e le botteghe.
1590 – Un documento testimone della Controriforma Carolina ci riporta nel dettaglio le riparazioni eseguite presso la nuova Pepositurale di S. Maria, soggetta a degrado diffuso e danneggiato dai fedeli in occasione della benedizione papale del 1590.
“Le pile per l’acqua santa erano a terra, mancavano le finestre e le porte del sacrista, Tutti e tre gli altari dovevano essere fatti come santuari.
Furono disposte tavole in noce per gli altari del Rosario e di S. Cristoforo, si adattò il tetto e il campanile”.
1752 – L’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli il 13 giugno 1752 si reca alla Prepositura che consacrò in quattro ore.
Nella sua relazione di visita descrive l’edificio con unica navata e restaurata all’inizio del secolo corrente. Dedicata alla Natività della B. V. ha una Cappella del Battistero di forma quadrata, separata dalla chiesa che aveva tre altari. Quello maggiore, il secondo a settentrione, dedicato alla B.V. del Rosario e quella di S. Carlo, a meridione.
Ciò che descrive il Pozzobonelli è il risultato di una ricostruzione settecentesca voluta dal prevosto Antonio Meda che modificò l’orientamento della chiesa, ruotandolo di novanta gradi. La forma originaria a navata unica aveva orientamento con abside a nord mentre la consuetudine dei primi cristiani vuole l’orientamento con abside a est, dove il sole sorge.
Nella sua visita, il cardinale Pozzobonelli elogia per la cura del tabernacolo e per aver realizzato gli interventi decretati dal suo predecessore Card. Archinti.
1839 – Nell’Ottocento numerosi interventi strutturali furono avviati sulle chiese di Erba. Parravicino ampliò la parrocchiale di Incino dedicata a S. Maria Nascente. Un cronista del “Corriere sul Lario”, nel 1858 descrisse questi interventi: “un pronao antistante si colloca pesantemente, con poca eleganza; le due cappelle interne si pongono come mausolei sepolcrali; nella chiesa manca la luce e gli apparati artistici e liturgici non seguono regole canoniche; i due pulpiti furono sostituiti da un seggiolone a destra; il pulpito dorato conservato dall’antichità si scopre solo durante le celebrazioni solenni; le pareti interne erano state decorate malamente; la sacrestia è spoglia; l’altare è goffo e umido come sessan’anni or sono”.