La chiesa di santa Maria in Campo è ritenuta un pregevole esempio di architettura quattrocentesca lombarda. La costruzione è caratterizzata da murature in mattoni e paramenti in ciottoli di fiume a corsi regolari in parte a vista, in quanto le superfici oggi sono solo parzialmente intonacate.
La facciata, a capanna, ha una impostazione molto semplice e sobria: le superfici sono intonacate, gli elementi decorativi in cotto sagomati; vi è un unico portale centrale ed un rosone nella parte sommitale, entrambi con ghiera in cotto. Vi sono alcuni lacerti di intonaco dipinto con soli raggianti di matrice quattrocentesca attorno al portale.
XIII – Le prime notizie della chiesa di santa Maria in Campo risalgono al Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero che cita una chiesa di santa Maria a Cavenago
XV – Nel corso del Trecento e del Quattrocento la chiesa viene retta dagli Umiliati ed è probabile un suo ampliamento, sempre in forme romaniche, simili ad altre chiese officiate da questo Ordine, come ad esempio l’Abbazia di Mirasole. Al Quattrocento risale anche la decorazione a soli raggianti di cui sono ancora visibili lacerti in facciata.
1939 – Nel 1939 la Soprintendenza ai Monumenti fa rifare il tetto della chiesa, creando una sovrastruttura in travetti di cemento.
1968 – Nel 1968 viene realizzato un nuovo pavimento per l’aula, dopo aver realizzato un vespaio aerato. Nel corso dello stesso intervento gli affreschi interni sono stati staccati e riportati su pannelli, oggi posti nella chiesa parrocchiale. E’ probabile che nella stessa occasione sia stata realizzata la nuova Mensa eliminando le balaustre storiche.
1970 – Nel corso degli anni Settanta vengono demolite le cascine che nei secoli avevano circondato la chiesa; esistono alcune fotografie che mostrano la situazione pre demolizioni. Ad oggi di questi ambienti si sono conservati alcuni contrafforti nella zona posteriore della chiesa e dei locali sopra la sacrestia.
2012 – Il progetto di risanamento delle coperture e delle facciate è stato realizzato su progetto dell’arch. Maurizio Ratti, grazie al contributo economico dei fondi 8×1000 della CEI.