La chiesa di Santa Maria in Ca’ Deserta sorge su un poggio poco avanti l’abitato di Laveno. È il più antico luogo di culto della località, sin dalle origini legato alla pia memoria dei defunti. La chiesa, infatti, fu menzionata una prima volta nel 1081, quando veniva donata al monastero di S. Pietro di Cluny. Già circondata da un cimitero, sorgeva isolata (come ancora oggi) “in loco Varade, et in Casa Deserta”, ossia laddove ancora più antichi insediamenti erano stati abbandonati. Parrocchiale per qualche secolo (già nel XVII sec. la sede fu trasferita nella più centrale sede dedicata ai Santi Filippo e Giacomo), fu ricostruita in due riprese, nel corso del XVII sec. e poi poco dopo la metà del Settecento. La prima fase portò ad innalzare un coro, molto probabilmente secondo il disegno che Carlo Buzzi, allora architetto della Fabbrica del Duomo, produsse nel 1640 per una chiesa integralmente nuova. Quel disegno, che ancora i lavenesi contavano di completare nel corso della prima metà del secolo seguente, fu abbandonato nel 1750 in favore di un nuovo progetto di più ampio respiro elaborato dall’ingegnere Gioacchino Besozzi. Della primitiva costruzione non sono rimasti che lacerti, raccolti sotto il pronao. La facciata si eleva in un unico settore, alto e rettangolare, delimitato da gruppi di lesene alle estremità, suddiviso in due campi e coronato di timpano classicheggiante ad ali spezzate, secondo il disegno del Besozzi. La precede il portico, già previsto nel progetto originario, ma giustapposto nel 1859, in forme decisamente tardo neoclassiche, con colonne doriche accoppiate e frontone. Ai lati del portone d’ingresso, dalla cornice mistilinea settecentesca in granito di Baveno, sono stati immurati due affreschi di provenienza ignota: un san Giovanni Evangelista, databile al XVII sec., e una Madonna con Gesù Bambino, di difficile datazione, certamente anteriore, forse cinquecentesco. L’interno del tempio presenta una ben studiata continuità spaziale, frutto dell’elaborazione in chiave scenografica dei solidi impianti che la tradizione ambrosiana aveva distribuito nei principali luoghi di culto, con particolare riferimento al prototipo seicentesco del Sant’Alessandro di Besozzo. L’aula unica, dalle pareti mosse da nicchie per le cantorie e dalle cappelle laterali, culmina senza soluzione di continuità spaziale nel presbiterio grazie a uno studiato raccordo inclinato delle superfici, espediente certo motivato dalla ristrettezza del passo del coro seicentesco cui la fabbrica settecentesca dovette adeguarsi. Contribuiscono alla vivacità delle masse gli ornamenti affrescati, sapientemente ripresi durante un restauro ottocentesco a partire da qualche matrice originale del XVIII sec. che non si riesce più a individuare, e il gioco alternato delle volte. Le due cappelle laterali sono dedicate a san Giovanni Battista e al Crocifisso. La prima ospita un altare coevo alla ricostruzione settecentesca, in stucco a colonne binate a frontone mistilineo. Altri stucchi decorano la volta della cappella, mentre cartigli ornamentali o recanti iscrizioni e motti sono distribuiti su pareti e volte, opere che presentano, nel complesso, una certa continuità di disegno e impostazione con la chiesa parrocchiale di Mesenzana, pure ricostruita poco dopo le metà del XVIII sec. L’altare del Crocifisso è ottocentesco, forse introdotto durante i lavori del 1859 che portarono alla costruzione del pronao esterno. L’altare maggiore, invece, è un vivace pannello ligneo simulante un altare tridimensionale. Attorno alla chiesa si estende il sagrato che confluisce nel fronteggiante Parco delle Rimembranze, tra cipressi e una folta vegetazione. Nel parco sono radunate le memorie dei caduti. Domina, al centro, un interessante monumento tardo neoclassico con una Pietà in arenaria e la sepoltura di Sir Henry Trelawney, pastore anglicano convertitosi al cattolicesimo e morto a Laveno nel 1834.
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