La chiesa sorse lungo l’antico e frequentato tracciato della strada che, percorrendo da sud a nord il pianoro della Val Travaglia, disposto a mezza costa sulla riva orientale del Verbano, metteva in comunicazione gli abitati principali e ne permetteva l’accesso alla sede plebana, dal XII sec. collocata nella chiesa di S. Vittore a Bedero. Forse proprio la prevalenza della necessità di avere un affaccio diretto alla strada indusse a non tener conto, per la fondazione del santuario, di canoniche regole di orientamento a est. L’abside della chiesa, infatti, è rivolto a sud, caso non frequente nell’area. L’edificio si sviluppa in un’unica aula rettangolare suddivisa in tre campate: le prime due, di dimensione maggiore, sono destinate ad aula fedeli; la terminale, di profondità ridotta, ospita il presbiterio e, sul muro di fondo, un affresco votivo con una Madonna in trono, cinquecentesco e all’origine della sacralità del luogo. La chiesa si presenta come l’esito di una riforma terminata entro il 1619 con sicurezza nel disegno di ambienti e decori; per rimarcare la gerarchia tra gli spazi, l’artefice della riforma, proveniente dalla Valsolda, ha infatti adottato differenti modalità di copertura, scegliendo di introdurre volte a crociera sopra le più ampie campate destinate ai fedeli e di creare una volta a botte per la più ridotta campata presbiteriale, ad incorniciare l’altare maggiore sul quale campeggia, circondato da una ancora marmorea settecentesca, l’affresco cinquecentesco di sentita devozione popolare. Interessante anche la soluzione scelta nella seconda metà del XVIII sec. per dotare la chiesa, ad un tempo, di un pronao e di un ambiente rialzato da destinare a cantoria; stretti dalla necessità di contenere l’ampliamento entro uno spazio ben delimitato, si fece sormontare la cantoria al portichetto, il tutto entro un’unica e nuova fronte di considerevole profondità. Il portico, è vero, riuscì un poco depresso; ma la cantoria, conclusa in alto da una cupola ribassata sorretta da pennacchi, contribuì a restituire un’inconsueta complessità e una nota quasi cittadina all’ambiente interno di una piccola chiesa, sorta e ampliata in ambiti a vocazione del tutto rurale.
XV – Il termine ante quem per fissare una data di costruzione di un piccolo edificio sacro nella località è offerto da un affresco votivo che, ancora oggi, si conserva sull’altare maggiore del santuario. Si tratta di una Madonna in trono databile ai primi anni del XVI sec. che, in origine, fu affrescata sulla parete dell’altare di quella che doveva essere una semplice cappella coperta, ossia un rudimentale edificio quadrangolare, in cui l’altare per le celebrazioni era protetto da una volta o da un tetto, ma che doveva risultare del tutto privo di facciata.
1619 – La trasformazione dell’edificio da cappella a chiesa vera e propria fu completata entro il 1619 ad opera di tale Battista di Valsolda; non è chiaro, però, quali forme avesse assunto il santuario a seguito di questi lavori. Dall’analisi della fabbrica, par di capire che si sia trattato di radicale riforma che, salvaguardando solo il muro con l’affresco votivo, avrebbe portato al completamento di una chiesa del tutto nuova, ad aula unica e presbiterio a terminazione rettilinea per rispettare le preesistente. In assenza di riscontri provenienti da fonti non ancora consultate, fanno fede alcune caratteristiche di non trascurabile finezza, adottate dall’artefice proveniente dalla Valsolda: l’impiego di volte a crociera per la copertura della navata unica (difficilmente ascrivibili ad una fase successiva, settecentesca) e le belle cornici in stucco delle finestre del cleristorio, uniformate ai più aggiornati modelli ambrosiani di Giovanni Maria Richini.
XVIII – Non si ha notizia precisa di quando si decise di dotare la chiesetta di un pronao incluso in una nuova facciata, coronata da un acuminato frontone mistilineo obbediente a nuovi canoni estetici. Di certo, queste opere furono intraprese dopo il 1748 perché non vi è cenno al portico nella visita pastorale che il card. Giuseppe Pozzobonelli svolse sul luogo in quell’anno.