La chiesa di S. Michele Arcangelo, del sec XVIII, si affaccia su uno dei quattro lati del piazzale antistante di cui costituisce un solenne fondale. Un altro lato è chiuso dal muro di un antico cascinale, gli altri due si aprono sul verde della campagna. La facciata in muratura, interamente intonacata, è racchiusa tra due alte lesene che sorreggono una trabeazione dalla quale si innalza un grazioso fastigio, scavato a guisa di nicchia, per accogliere al suo interno la statua in pietra dell’ Arcangelo protettore San Michele, raffigurato con una spada nella mano destra, nell’atto di colpire Lucifero, mentre nella sinistra tiene una bilancia per pesare le anime dei morti. E’ ravvivata da diversi elementi decorativi in pietra di Sarnico, secondo il gusto del tempo: Il portale centrale, circondato da una cornice in pietra di Sarnico, la base e i capitelli corinzi, e quattro vasi sommitali
XI – il storico cremasco Alemanio Fino nella sua Historia di Crema, Venezia, 1566, riferisce come opinione comune che la costruzione della chiesa di San Michele fuori Crema, nella villa di Castelminore, insieme ad un piccolo monastero, fosse da attribuire a Gilberto dei conti di Camisano, attivi tra l’XI e il XII secolo, già fondatore del monastero di San Paolo d’Argon presso Bergamo. Da parte sua lo Zavaglio, Terre nostre, p. 362, afferma che anche a Crema nel 1199 vi era già una chiesa dedicata a San Michele. Nonostante la mancanza di documenti, è possibile avanzare l’ipotesi che la chiesa di san Michele fosse filiazione dell’antichissima chiesa cittadina.
XVI – nel corso della guerra tra Luigi XII di Francia e la Repubblica veneta, soprattutto dopo la battaglia di Agnadello (1509), la villa e la chiesa di san Michele (Castelminore) vennero rase al suolo. Solo con l’avvento della dominazione veneta poterono finalmente rifiorire (1543), ma la chiesa venne posta alle dipendenze dell’Arcidiacono del Duomo di Crema, come dimostrano documenti del tempo (1519) che parlano di un Chiericato di San Michele conferito dall’Arcidiacono. Eretta la città di Crema a diocesi l’11 aprile 1580, due anni dopo anche San Michele fu costituita come parrocchia suburbana. Potè però esercitare il suo mandato solo a partire dal 1597. E’ probabile che per tale occasione si sia provveduto a qualche miglioramento della chiesa. Ma doveva trattarsi pur sempre di una umilissima costruzione se, negli Atti della Visita del vescovo Lombardi (1754), essa viene descritta come una “capanna col tetto a grondaia, sormontata da un campaniluccio con una campana” (Zavaglio, p.363). E’
XVIII – nel corso del Settecento la chiesa si arricchisce delle opere dei due più famosi pittori locali: Giacomo Desti e Mauro Picenardi, ambedue impegnati a rappresentare, tramite affresco o quadri ad olio, la lotta tra Lucifero e l’arcangelo San Michele. Nel 1900 la chiesa viene restaurata e nel 1901 viene consacrata da Mons. Ernesto Fontana. Il ‘900 vi vede impegnati i due più importanti pittori del tempo: Eugenio Giuseppe Conti (Visita di Sant’Antonio abate a San Paolo eremita) e Angelo Bacchetta (La caduta di Lucifero). L’ultimo intervento di restauro della facciata e delle pareti interne risale al 1983. Si è trattato principalmente di un restauro conservativo (per le parti pittoriche una semplice pulitura) volto a evitare il più possibile rifacimenti o sostituzioni nella logica del minimo intervento con l’impiego di materiali esclusivamente naturali.
2014 – la copertura a due falde , poste su due livelli differenti è costituita da lastre in fibro cemento ancorate su listoni con soprastante doppio stratto di coppi ( canali e coperti). nel sopralluogo di indagine è emerso un diffuso sviluppo di muschio sulla falda bassa posta a nord che ha intasato i canali di gronda e di pluviali ed ha generato numerosi ristagni di acqua con conseguente infiltrazione in corrispondenza della sovrapposizione delle lastre. l’intervento proposto prevede quindi il ripasso del manto di copertura esistente della falda bassa posta a nord, la pulizia dei coppi e delle sottostanti lastre e la posa di coppi nuovi in sostituzione di quelli rotti.