L’ architetto svizzero Justus Dahinden (1925-2020) progetta l’edificio sacro, dedicato al frate francescano polacco morto ad Auschwitz, è pensato secondo criteri altamente innovativi che connotano uno spazio sacro originale, collocato lungo un grande viale di comunicazione tra il centro storico di Varese e il Sacro Monte.
Il luogo della celebrazione è racchiuso in una cupola, che richiama il cosmo con un forte carattere simbolico: una semisfera emergente da un bordo d’acqua che corre intorno al perimetro e segna il confine della zona sacra.
Esterno – Il progetto non presenta una vera e propria facciata, ma prevede l’articolazione di uno spazio inedito, compreso nel volume della semisfera.
Nell’ ala di destra è occultata una scala che conduce al seminterrato. Il battistero-cappella feriale è all’interno dell’ala sinistra; nella parte superiore rivolta al sagrato sono collocate le campane.
La parete in cemento che fa da fondale presenta due curve: una più dolce e più bassa in corrispondenza dell’abside e una alta e più sporgente, ben visibile dalla strada e paragonabile ad un campanile, che racchiude l’area del tabernacolo; entrambe hanno dei lucernari in sommità.
Gli accessi sono collocati agli angoli della facciata e introducono all’aula con un percorso curvilineo che aggira il muro divisorio, concepito sia come prospetto esterno sia come fondale per la celebrazione eucaristica.
Interno – In una struttura dominata dalle linee curve, l’unico percorso rettilineo è il corridoio centrale che dalla sagrestia, attraverso il vano penitenziale e l’assemblea, conduce all’altare semicircolare, progettato come punto focale della celebrazione liturgica.
La pavimentazione è in leggera pendenza verso il presbiterio e le panche, disposte ad anfiteatro, aumentano la partecipazione e il senso di comunità dell’assemblea.
L’ ambone è posto alla sinistra del celebrante, in una posizione rialzata che rende ben visibile da tutti.
L’ alta parete posteriore, ondulata, ospita nelle sue rientranze abside e tabernacolo; a quest’ultimo è riservato uno spazio appartato e la fessura ne concede la vista, per una meditazione personale, solo da un preciso punto dell’aula: pare suggerire al fedele che il mistero di Cristo si rivela a chi lo cerca.
Colore predominante è il bianco per i materiali impiegati e per la luce che penetra dall’alto, attraverso i lucernari e la finestratura.
La fascia vetrata corre lungo tutto il perimetro e riporta all’interno i riflessi dell’acqua.
Note liturgiche – L’intero spazio viene progettato per raccogliere la comunità un luogo riparato ma non separato dal mondo esterno. Tutto gioca sul ruolo preponderante della luce, con suo valore simbolico e religioso.
Opere d’arte notevoli
– l’organo Mascioni, collocato a sinistra rispetto all’altare.
– un grande Crocifisso ligneo, di anonimo autore di area veneta (secolo XVI)
– il Crocefisso astile, di scuola nordica, del XV secolo è dono del progettista.
– I due calchi in graniglia (fine XIX – inizi XX secolo)e la guglia esterna in marmo bianco di Candoglia provengono
dalla Fabbrica del Duomo
– una statua in terracotta policroma della Madonna con Bambino, di scuola piemontese (secoli XV-XVI)
– La fonte della cappella battistero ha significativamente acqua sorgiva e fresca: il bassorilievo interno raffigura due
pavoni, simbolo di rinnovamento, di rinascita spirituale e dell’immortalità donata al credente-battezzato. Il
medaglione soprastante raffigura la colomba, simbolo dello Spirito di Dio.
Queste sono opere in maiolica policroma di Piero Cicoli, come pure il porta-cero pasquale collocato nell’aula, che
raffigura la storia della salvezza.
– Nella nicchia dietro l’altare è collocato un Crocifisso del secolo XVII, di autore ignoto, in legno dipinto e dorato.
Stefano Butera ha rappresentato in pittura due momenti del martirio del Santo.
1990 – Nel giugno 1990 si pose la prima pietra della chiesa progettata da Justus Dahinden.
1997 – Tra il 1997 e il 2000 si realizzò l’organo.
Nei dintorni

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