Orascio, frazione del comune di Maccagno con Pino e Veddasca, si adagia a mezza costa sul fianco della montagna, in vista del ramo settentrionale del lago maggiore. La chiesetta di S. Giuseppe (in origine sorta anche sotto la protezione della Madonna) s’innalza all’estremità settentrionale dell’abitato, chiudendo quasi al vertice il raccolto gruppo di case. Fu costruita tra il 1765 e il 1766 e presenta ancora le caratteristiche di un piccolo oratorio privato, a uso dei pochi abitanti del villaggio: aula rettangolare assai ridotta senza alcun rilievo, planimetrico o volumetrico, al presbiterio; piccola sacrestia sul fianco settentrionale; tetto a capanna unico per tutta la costruzione; nessun campanile, se non quello a vela svettante al colmo della facciata. Eppure, nonostante l’evidente riduzione nello slancio costruttivo imposto delle magre risorse disponibili in valle, la costruzione non manca di mostrare una sincera grazia e alcuni dettagli costruttivi e decorativi di qualche finezza. Per la facciata, ad esempio, fu largamente impiegata la pietra, per gli stipiti del portale, delle due finestrelle rettangolari ai suoi lati e per dare risalto al singolare profilo della finestra ‘a campana’, aperta sopra l’ingresso per dare luce all’interno. L’aula dei fedeli, inoltre, fu coperta con una volta a vela e arricchita di stucchi arieggianti un barocchetto lombardo di riflesso dai centri di maggiore elaborazione: in stucco è l’altare maggiore, con cimasa mistilinea; in stucco è il cornicione che percorre le quattro pareti del vano, concludendosi sull’architrave dell’altare; in stucco sono anche le singolari mensole a volute che impreziosiscono, attorno al cornicione, i vertici dell’aula. Pietra e stucco erano materiali di comune impiego per le numerose maestranze che, dalle valli affacciate al lago Maggiore, emigrarono per secoli in Italia (Genova, in particolar modo) e in Europa per compensare un’economia locale avara di risorse, e per consolidata tradizione. La chiesetta è rivolta verso ovest.
1765 – Nella primavera del 1765, Domenico Antonio Ambrosetti “per sua divotione, e comodo di se e dei suoi discendenti” presentò all’ufficio competente della diocesi di Milano un progetto per la costruzione di un oratorio nella località di Orascio, frazione montana dell’attuale comune di Maccagno con Pino e Veddasca. All’origine della richiesta, come fu specificato, la lontananza dalla parrocchiale, posta nel centro dell’abitato di Maccagno Superiore, allora raggiungibile solo per impervio sentiero tra boschi e dirupi, lungo la costa della montagna strapiombante nel lago. Il 20 marzo giungeva da Milano l’avvallo alla costruzione, per conformità del disegno presentato a norme e regolamenti; Domenico Ambrosetti poteva dare così avvio al cantiere che, per le ridotte dimensioni dell’edificio, s’immagina concluso nel giro di pochi mesi, approfittando dell’estate, e terminato nelle rifiniture l’anno successivo. Col tempo si perse l’originaria intitolazione completa a S. Giuseppe e “Maria Vergine”.