Struttura a tre navate e facciata a salienti poco rilevati; si tratta di un edificio frutto di progressive addizioni e modifiche, risultato della sua storia plurisecolare.
La tipologia della pianta è riconducibile alla tipologia “mendicante” con navate un tempo coperte da capriate e presbiterio da volte.
La facciata, con la parte superiore realizzata a vento, è realizzata a fasce alternate di marmo bianco e pietra nera e suddivisa in cinque campi, di cui quelli a fianco della partizione centrale di ridotte dimensioni.
Nel campo centra le si trova l’unico portale di accesso, con protiro su colonne rette da protome leonine provenienti forse dal precedente edificio; il portale presenta nella lunetta elementi di reimpiego di epoca romana e un bassorilievo in cui sono raffigurati anche alcuni pezzi del famoso tesoro della basilica.
Sopra il protiro si apre l’ampio rosone inquadrato da una serie di formelle lavorate a traforo contenenti diversi motivi decorativi (protomi umane e leonine, corolle) e trafori polilobati agli angoli; le stesse formelle compongono una fascia soprastante il rosone, sovrastata a sua volta da una galleria cieca.
Ultimo elemento decorativo prima del sottogronda è un oculo decorativo che riprende lo schema compositivo del rosone; analoghi elementi, di dimensioni maggiori, si ritrovano nella stessa posizione in ogni campo della facciata.
Il sottogronda è sottolineato da una serie di archetti pensili a sesto acuto, che continuano anche sulle paraste che scandiscono la facciata, e da un fregio a riquadri; sul margine esterno dei salienti corrono dei riquadri quadrilobati. I campi ai lati di quello centrale presentano oltre al citato oculo decorativo una trifora al livello inferiore e una bifora a quello mediano, mentre quelli esterni solamente una bifora con cornici decorate.
Le paraste sono concluse alle estremità da edicole coperte da guglie che ospitano statue in trono; queste poggiano su di un basamento che presenta dei fregi a traforo rappresentanti figure mostruose contrapposte.
Al lato sinistro della facciata si addossa la grande mole del campanile in laterizi, con orologio; i fronti della cella campanaria, coperta da cupola con lanterna, riprendono la facciata di un tempio con lesene, capitelli e timpano in cui si trova un medaglione decorativo.
Sempre sul lato sinistro di poco arretrato rispetto al campanile, si apre anche il cosiddetto “chiostrino dei morti ” risistemazione settecentesca dell’area cimiteriale.
Le tre navate interne sono divise da pilastri, ottagonali e con capitelli figurativi le prime tre coppie circolari le altre tre.
Esterne rispetto alle navate laterali sono una serie di cappelle divise, forse in epoca successiva alla loro realizzazione, da tramezzi.
I due piloni circolari di sinistra dell’ultima campata sostengono il pulpito trecentesco, rimodulato nel corso del Settecento.
La navata centrale è coperta da volte a botte. In corrispondenza della campata d’incrocio si eleva la cupola con tiburio ottagonale esterno, mentre le due campate affiancate ad essa presentano volte a crociera.
Il presbiterio si presenta sopraelevato, in seguito alla costruzione della cripta, e con un coro allungato chiuso da abside poligonale con contrafforti esterni poligonali.
Ai lati del presbiterio si trovano due cappelle che riprendono il profilo esterno dell’abside centrale.
Pressoché tutte le superfici interne sono decorate di affreschi, in massima parte realizzati a partire dal sec. XVI, ad eccezione del noto ciclo delle Storie della Vita di Teodolinda, datato 1444, e di alcuni lacerti di pittura dei secc. XIV e XV.
Sul lato nord, dopo il “chiostrino” e un passaggio verso la via pubblica, si trovano una serie di annessi che ospitano la sacrestia, la Biblioteca Capitolare ed altri ambienti di servizio; tra questi, particolarmente rilevanti sono i resti delle murature di una torre probabilmente di epoca longobarda.