Il S. Giorgio di Sarigo presenta, più di ogni altra chiesa dell’Alto Verbano Lombardo, “un’architettura unitaria, capace di renderci ancora il senso pieno di un’epoca e di uno stile” (Frigerio, Mazza, Pisoni). Dell’edificio originario restano il campanile e l’abside, “costruiti con grande abilità e senso formale”. Il campanile è meno slanciato rispetto ai modelli comaschi da cui, apertamente, deriva. Probabile sia stato ridotto nel corso dei secoli. Mostra, su tutte e quattro le facciate in pietre ben lavorate, campiture delimitate da lesene e coronate da file di archetti ciechi. L’abside, esemplare lavoro di tecnica muraria, è scandita da due esili semicolonne, con piccoli capitelli lavorati; gli archetti ciechi sono ricavati a due a due da un blocco unico di pietra, di vario tipo e con spiccato senso cromatico nell’accostamento. I peducci sono intervallati da blocchetti di “tufo” e decorati con motivi figurativi. La chiesa, a doppia navata, è correttamente orientata. L’ingresso, per la presenza del campanile in facciata, avviene sul fianco laterale rivolto a monte (sud).
XII – La costruzione della chiesa, nelle forme che ancora oggi per buona parte si ammirano, è ascrivibile, per l’adozione di moduli del romanico maturo, alla metà del XII sec. A quel tempo risalgono l’abside, a profilo semicircolare, l’aula fedeli e il campanile, singolarmente innalzato nella mezzeria della facciata, di cui la chiesa, di fatto, è priva.
XVI – Gli interventi compiuti nel corso del XVI sec. non alterarono l’assetto cristallino della chiesa d’età romanica; vanno comunque segnalati, soprattutto per via del ciclo di affreschi nell’abside che, già presente al tempo delle prime visite pastorali (1570 circa), è stato finalmente ricoperto, sotto gli scialbi, in anni recenti. Pure al XVI sec., o gli inizi del XVII sec., vanno riferiti i lavori che portarono alla creazione di due volte a crociera sopra le campate dell’aula fedeli, un tempo con soffitto ligneo sorretto da cavalletti a vista.
XVII – Entro il 1683 fu compiuta la riforma più radicale: l’invaso della chiesa fu raddoppiato chiudendo con pareti un portico che, in precedenza, si allungava sul fianco settentrionale dell’aula fedeli. La chiesa antica, in sostanza, fu inglobata in una nuova, di poco più ampia, ma sopravvisse integra e perfettamente leggibile nei suoi caratteri originari.
2012 – Nel 2012 è stata avviata un’operazione di restauro conservativo all’interno della chiesa, interessata da preventive campagne di scavi archeologici e di sondaggi stratigrafici. In tal modo, è stato possibile recuperare sia significative tracce della chiesa romanica e di alcune sue fasi costruttive, sia l’intero ciclo di affreschi nell’abside di cui si era a conoscenza, sino ad allora, solo per via documentale. I lavori sono stati diretti dall’architetto Luigi Terrenghi di Parabiago (Mi). Il restauro conservativo dei cicli affrescati è stato condotto dal laboratorio di restauro di Maria Luisa Lucini.
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