Il San Giorgio di Muceno sorge su un rilievo in posizione dominante rispetto all’abitato, presso il cimitero. La chiesa, correttamente orientata ad est, si sviluppa in un’unica aula fedeli terminante in un’abside d’impostazione semicircolare. Quest’abside presenta attualmente una larghezza pari a quella della navata ed è sicuramente l’elemento più antico sopravvissuto delle fasi medievali di fondazione della chiesetta: lo dimostrano alcuni brani di tessitura muraria, rilevabili all’esterno, e la considerevole differenza nell’elevazione verticale tra il depresso catino presbiteriale e la navata, dislivello che è stato colmato, durante l’ampliamento della chiesa, rialzando in maniera sproporzionata il muro dell’arco trionfale. Oltre l’abside, l’edificio presenta un aspetto architettonico derivante da una ricostruzione del XVII sec., con navata rettangolare scandita in tre campate, ciascuna coperta con volta a botte “unghiata” e singolarmente ribassata. Il tentativo di mettere in risalto la storia della chiesa, operato tra la fine del XIX sec. e i primi decenni del XX sec., ha portato a maldestre introduzioni di ornati in stile che, ulteriormente ripresi in epoche più recenti, hanno, al contrario, mascherato possibili testimonianze originali nell’abside e sull’arco trionfale e appesantito i decori introdotti durante gli ampliamenti seicenteschi. Il battistero si apre a sinistra dell’ingresso, in una cappella estradossata coperta con spicchi di volta; a sinistra dell’altare maggiore (che non è più ospitato nella troppo angusta abside, ma anticipato nella prima campata della navata) si apre un arco che introduce in un ambiente di servizio ora ricondotto a spazio per panche e sedie a servizio dei fedeli. La facciata è l’esito più evidente della fantastica e ingenua rivisitazione della storia della chiesa di fine Ottocento; in ogni caso, il bel portichetto, su due colonne di cemento, ripresa di una tipologia ricorrente nelle chiese romaniche di valle, è gradevole punto di osservazione sul panorama, esteso ad abbracciare il bacino centrale del lago Maggiore.
XIII – Mancano notizie precise circa le prime fasi costruttive della chiesa di S. Giorgio. Alcuni elementi, tuttavia, contribuiscono a collocarne una possibile fondazione tra il XIII e il XIV sec. In questo ampio intervallo di date si collocano, rispettivamente, la prima citazione disponibile circa l’esistenza di un edificio sacro nella località (con diversa intitolazione, però, a S. Quirico) e l’estensione di prerogative gentilizie della famiglia Sessa, in quel tempo insignita del titolo di castellani della rocca di Travaglia (oggi nota come rocca di Caldè, nel comune di Castelveccana), su varie chiese della sponda orientale del Verbano, tra cui l’oratorio di S. Giorgio di Muceno.
XVI – Il riferimento ad un possibile rifacimento della chiesa è indiretto, e labile. Durante o in seguito a un’ondata pestilenziale, abbattutasi nella zona attorno al 1585, un privato decise di devolvere un’ingente somma per la costruzione di un oratorio ex novo a Muceno, sotto la protezione di S. Rocco. Pare, invece, che il lascito fosse devoluto all’esistente S. Giorgio, che avrebbe così subito una riforma edilizia la cui entità rimane difficile da valutare.
XVII – In ogni caso, come è evidente dall’analisi delle condizioni attuali del fabbricato, entro la metà del XVII sec. era stata compiuta un’operazione di riforma integrale che portò a giustapporre una nuova navata all’antica abside, in qualche modo riadattata alle nuove dimensioni dello spazio sacro.
1841 – Nel 1841, l’architetto Natale Pugnetti fu incaricato di progettare il rialzo del campanile, per dotarlo di una nuova e confacente cella campanaria. L’opera fu eseguita regolarmente e conformemente al progetto.
XIX fine – Tra la fine del XIX sec. e l’inizio del XX sec. si pensò di rivisitare il San Giorgio di Muceno in virtù di un’antica, ma non più evidente storia. Furono quindi introdotti dipinti e ornati nel tentativo di restituire alla fabbrica una chiarezza perduta. La facciata fu arricchita con grandi archeggiature, per ospitare le effigi affrescate di Sant’Ambrogio e di San Carlo, e con un portichetto sorretto da due colonne; forse in questa occasione fu creata la cappella del battistero; di certo, si scelse di dipingere un’ingenua Annunciazione sul prospetto dell’arco trionfale interno. Le buone intenzioni non furono sostenute, tuttavia, da capacità tecnica ed esecutiva della manodopera impegnata e, soprattutto, da una intelligente regia generale in grado di far precedere a queste opere decorative una corretta campagna di studio sulla chiesetta.