Chiesa di San Giorgio (Muceno, Porto Valtravaglia)

Diocesi di Milano - chiesa sussidiaria - Lombardia

Porto Valtravaglia - VA - 21010

0332/507081

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XIII – Mancano notizie precise circa le prime fasi costruttive della chiesa di S. Giorgio. Alcuni elementi, tuttavia, contribuiscono a collocarne una possibile fondazione tra il XIII e il XIV sec. In questo ampio intervallo di date si collocano, rispettivamente, la prima citazione disponibile circa l’esistenza di un edificio sacro nella località (con diversa intitolazione, però, a S. Quirico) e l’estensione di prerogative gentilizie della famiglia Sessa, in quel tempo insignita del titolo di castellani della rocca di Travaglia (oggi nota come rocca di Caldè, nel comune di Castelveccana), su varie chiese della sponda orientale del Verbano, tra cui l’oratorio di S. Giorgio di Muceno.
XVI – Il riferimento ad un possibile rifacimento della chiesa è indiretto, e labile. Durante o in seguito a un’ondata pestilenziale, abbattutasi nella zona attorno al 1585, un privato decise di devolvere un’ingente somma per la costruzione di un oratorio ex novo a Muceno, sotto la protezione di S. Rocco. Pare, invece, che il lascito fosse devoluto all’esistente S. Giorgio, che avrebbe così subito una riforma edilizia la cui entità rimane difficile da valutare.
XVII – In ogni caso, come è evidente dall’analisi delle condizioni attuali del fabbricato, entro la metà del XVII sec. era stata compiuta un’operazione di riforma integrale che portò a giustapporre una nuova navata all’antica abside, in qualche modo riadattata alle nuove dimensioni dello spazio sacro.
1841 – Nel 1841, l’architetto Natale Pugnetti fu incaricato di progettare il rialzo del campanile, per dotarlo di una nuova e confacente cella campanaria. L’opera fu eseguita regolarmente e conformemente al progetto.
XIX fine – Tra la fine del XIX sec. e l’inizio del XX sec. si pensò di rivisitare il San Giorgio di Muceno in virtù di un’antica, ma non più evidente storia. Furono quindi introdotti dipinti e ornati nel tentativo di restituire alla fabbrica una chiarezza perduta. La facciata fu arricchita con grandi archeggiature, per ospitare le effigi affrescate di Sant’Ambrogio e di San Carlo, e con un portichetto sorretto da due colonne; forse in questa occasione fu creata la cappella del battistero; di certo, si scelse di dipingere un’ingenua Annunciazione sul prospetto dell’arco trionfale interno. Le buone intenzioni non furono sostenute, tuttavia, da capacità tecnica ed esecutiva della manodopera impegnata e, soprattutto, da una intelligente regia generale in grado di far precedere a queste opere decorative una corretta campagna di studio sulla chiesetta.

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