La chiesa di S. Carlo risalta nel centro dell’abitato di Garabiolo (frazione montana del comune di Maccagno con Pino e Veddasca) per la bella facciata seicentesca, ancora intessuta di richiami a modelli del XVI sec. La fronte, conclusa da timpano triangolare, è suddivisa in senso orizzontale in due fasce di differente sviluppo, separate da una cornice; in entrambi gli ordini, corrono in verticale montanti a lesena che, col gioco delle cornici orizzontali, inquadrano nicchie ornate di “conchiglia”, forse ideate in origine per ospitare delle statue. Al centro, si aprono, in successione, un bel portale in pietra scolpita e una finestra ‘a serliana’, rifatta in anni recenti. Il portale è coevo alla fabbrica e rimanda a simili opere presenti nell’area: al S. Carlo a Germignaga, 1665 circa e, ancor più, per le terminazioni a voluta delle ali curvilinee sul timpano, a quello della Madonna del Rosario (o Madonnina della Punta), a Maccagno Inferiore, più antico e forse da riferire al 1633-43. Coeve sono anche le due ante lignee del portale, buona opera d’intaglio seicentesca. L’interno è ampio: la navata unica, coperta con volte a vela, è scandita in tre campate da archi trasversi a pieno centro. La scansione si ripete sulle pareti dell’aula, con due lesene per parte poste a reggere un alto ed elaborato fregio liscio, ornato di cornice ‘a dentelli’. L’abside è poligonale, con altre lesene ai vertici sotto lo sviluppo in continuità del cornicione, nei modi risvoltanti dall’aula dei fedeli. Nella chiesa si apre una sola cappella laterale, sul fianco meridionale e presso il presbiterio. Si conserva, ancora, il pulpito. La chiesa è orientata.
XV – “La chiesa dell’Annunciata in Garabiolo è antica”. Nonostante la perentoria affermazione di un cultore di storia locale del XIX sec., Andrea Binda, parroco a Castello Valtravaglia, non sono noti altri documenti che attestino un’origine medievale del luogo di culto nel centro del paese. Unico, flebile indizio proviene dalla visita sul posto del card. Federico Borromeo, che nel 1596 poté ancora contemplare un’abside interamente rivestita di pitture; non è chiaro, però, se questo elemento, perduto durante rimaneggiamenti del XVII sec., fosse avanzo di fabbrica di rilevante antichità o lavoro da riferire, come più probabile, alla transizione tra XV e XVI sec. Va detto, infatti, che per gli abitanti di Garabiolo la primitiva parrocchiale era posta nella chiesa di S. Martino nella vicina Campagnano, di certa fondazione almeno duecentesca.
XVII – La chiesa di Garabiolo è poco indagata. Prima del 1683 doveva essere già nelle forme attuali, come dimostrano sia la stringata nota della visita del card. Visconti (l’interno era coperto con volte), sia, con evidenza ancora maggiore, i caratteri dell’attuale fabbricato: l’abside poligonale; le volte ‘unghiate’ sopra l’aula fedeli; la facciata, ornata al centro di un portale in pietra in modi sicuramente tardo-seicenteschi e arricchita da doppio ordine di nicchie con decorazione ‘a conchiglia’, secondo modelli di derivazione rinascimentale. Forse è coeva anche la ‘serliana’, al centro del medesimo prospetto (altro retaggio rinascimentale ampiamente in uso nell’area per tutto il XVII sec.), rifatta nei supporti in cemento in anni recenti.
XVIII – Durante la visita del card. Giuseppe Pozzobonelli fu notato che, nell’aula della chiesa, pendevano le corde per azionare la campante. Questa era posta sulla facciata, sorretta da un semplice campanile ‘a vela’ (“campanula [sostenuta] duabus piliis lateritiis supra tectus ecclesiae”. Dopo quella data, dunque, va collocata la costruzione dell’attuale torre campanaria, svettante ancora sopra la facciata, ma con singolare sviluppo su una pianta triangolare: due soli lati delle murature d’ambito appoggiano sul prospetto e sulla fiancata a valle; il terzo muro del campanile è a sbalzo sulle volte interne.
1909 – Nel 1909 il parroco di Campagnano (allora centro parrocchiale per Garabiolo) commissionò un’intensa campagna di decorazione interna. Alle parti ornamentali (cornici, lesene, ecc.) collaborarono i non meglio noti pittori Poncini, di Ascona, e Della Valle, dalla vicina Cadero. Le scene figurative furono affidate a Italo Cenni (Milano, 1874 – Colmegna, 1956), figlio del più famoso Quinto (illustratore militare e di riviste), allora villeggiante nei luoghi. Questi affrescò: la “potenza di Maria alle nozze di Cana, “Ester ottiene dal re pienezza di grazia” (Zanelli), un San Pietro e un San Giacomo. Non furono apprezzati dal card. Ildefonso Schuster, in visita nel 1942: la chiesa “recentemente è stata decorata di affreschi, ma l’artista non ha voluto certamente fare opera d’arte”.
1966 – Durante venti anni, il parroco, don Angelo Bonalumi, eseguì numerosi, ma non documentati lavori. Dai foglietti parrocchiali si apprende solo che furono rifatti il tetto, le facciate del campanile e del prospetto, il castello delle campane e l’area presbiteriale. I lavori finirono definitivamente nel 1994, quando don Angelo annunciava, sul bollettino parrocchiale, gli ultimi ritocchi interni. Nel frattempo, dal 1986, per decreto del card. Carlo Maria Martini, la sede parrocchiale veniva trasferita da Campagnano a Garabiolo, riunendo, nel nuovo titolo, le principali realtà protagoniste di una lunga storia: S. Martino (Campagnano) e S. Silvestro (Cadero, paese a monte di Garabiolo).
2017 – Entro la primavera del 2017 sono stati ultimati lavori di restauro conservativo della facciata. Il cantiere è stato diretto dall’arch. Carolina Sangermani; i lavori sono stati eseguiti dalla ditta di Conservazione e restauro di beni artistici di Marialuisa Lucini.