La chiesa presenta una soluzione strutturale a nave unica, con struttura lignea del tetto a vista, sostenuta da muri perimetrali e da due arconi ogivali innestati nelle pareti laterali. Il vano absidale è a pianta quadra, voltata a botte, con l’unico altare.
Campanile a vela e sacristia addossata al corpo principale, delineano la configurazione odierna del monumento.
Lo schema costruttivo, molto semplice, è attinente ai canoni ed alla tipologia del repertorio tardogotico e secondo il disegno lasciato da San Bernardino all’Osservanza, si tratta di una architettura povera che, tuttavia, configura la realtà storica delle chiese dei riformati, nella seconda metà del Quattrocento.
Circa un secolo dopo, le visite dei Delegati Arcivescovili Cermenati e Pessina (1569) e di San Carlo Borromeo (1574), mettono in evidenza un ambiente già decadente, il pavimento è rotto, le pareti non imbiancate, le finestre senza grata e senza stamegna.
Un secolo ancora più tardi, troviamo la data di fusione della nuova campana (1674) che fa pensare ad una possibile ristrutturazione della Chiesa.
Da allora ad oggi si sono susseguiti sicuramente altri riadattamenti.
Risale al 1957 la riscoperta degli affreschi sotto lo strato di calce e al 1984 il ritrovamento della Mensa in sasso, ritenuta originaria.
XV – Nel cuore di Arcellasco, presso le cascine della Piota, esisteva un oratorio che, alla metà del Quattrocento, venne riedificato e dedicato a San Bernardino. Poiché il grande predicatore venne canonizzato nel 1450, ha sempre incuriosito la tempestività con la quale ad Arcellasco gli venne dedicata una chiesa.
La lettura dell’anno 1459 su uno degli affreschi che ornano l’edificio riedificato è prova sicura che i lavori vennero intrapresi pochi anni dopo il 1450.
Dei primi confratelli, frate Battista da Lugano si dichiarava già nel 1459 dimorante ad Arcellasco. Il priore delegato per la comunità Arcellasco era tal frate Baldassarre dei Grammatici della Pioda. Nel 1460 egli acquisiva terreni nelle vicinanze della chiesetta ricostruita e la struttura disponeva di annessi locali, disposti in modo da formare un cortile.
La dipendenza religiosa dell’Oratorio risultava essere della Parrocchiale di S. Pietro in Brugora, mentre la gestione era di pertinenza di questi frati del Terzo Ordine.
1950 – Gli affreschi erano stati oggetto di restauro durante gli anni cinquanta, periodo in cui furono rinvenuti quelli presenti nel presbiterio, coperti di scialbi di calce. Il lavoro di discialbo era stato fatto in maniera grossolana asportando materia pittorica originale e lasciando invece ancora molti punti coperti da calce e mimetizzandoli poi con ridipintura.
Infiltrazioni d’acqua dalla copertura e dalle pareti e umidità di condensa avevano prodotto un indebolimento generale della pellicola pittorica con perdita di adesione della stessa all’intonaco in molte parti egli stesso de coeso e polvirulento.
Una pellicola bianca di sali cristallizzati unitamente a polvere e smog copriva gli affreschi. Molte le ridipinture e i ritocchi ora alterati. Anche le vaste lacune di intonaco campite con malta e colore erano diventate di tonalità molto scura e apparivano come grandi macchie nere.
La grande lacuna corrispondente alla figura del Cristo sulla parete della Crocifissione era stata integrata
1988 – Dopo aver effettuato un generale primo consolidamento di colore sollevato si è provveduto alla totale asportazione dello scialbo di calce che copriva ancora in parte il colore originale.
L’ operazione, molto delicata data la cattiva adesione del colore, ha permesso di recuperare piccoli frammenti molto significativi per il completamento e la corretta lettura in particolare del Cristo nella Mandorla.
Si e’ proceduto quindi al consolidamento definitivo del colore e tutti i vecchi tamponamenti e le steccature sono stati rimossi, stuccando poi marginalmente i contorni degli intonaci affrescati o comunque antichi.
Sono state consolidate in profondità le fenditure e i distacchi di intonaco con iniezioni di resina acrilica in emulsione.
Le grandi e piccole lacune sono state stuccate con malta di calce e sabbia stesa a livello. La reintegrazione è stata condotta ad acquerello ricostruendo ove possibile la decorazione.
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