La chiesa si affaccia alla contrada centrale della frazione di Nasca.
La necessità di adeguarsi ad un impianto urbanistico già impostato, determinò l’anomala esposizione dell’altare, che fu orientato a nord.
Prevalse, insomma, la volontà di adeguarsi a criteri di accessibilità e di decoro urbano.
A quest’ultimo aspetto contribuì la bella facciata, ultimata nella metà del XVIII sec. e caratterizzata da ampie campiture chiare sulle quali risaltano lesene e cornici in pietra più scura, in modi estetici ancora debitori delle fortunate formule seicentesche diffuse nell’area del medio Verbano.
La chiesa si sviluppa in un’ampia e unica navata terminante in un’abside poligonale della medesima ampiezza.
La navata è scandita in tre campate ciascuna delle quali è coperta da una volta a botte “unghiata”. Nella campata mediana si aprono due cappelle, una per parte.
La percezione dell’arioso impianto settecentesco è in parte compromessa da una vivace decorazione pittorica dipinta durante un intervento eseguito nei primi decenni del Secondo Dopoguerra.
A sinistra dell’ingresso si trova la nicchia del battistero.
Sulla cantoria in controfacciata si trova l’organo, strumento eseguito da bottega ancora anonima e installato nei primi anni del XX sec.
Il campanile si eleva sul fianco orientale, presso il presbiterio.
XVI – La prima menzione dell’edificio sacro nella frazione di Nasca risale al 1523 e coincide con l’istituzione di una messa settimanale, celebrata dal sacerdote della Canonica di S. Vittore, al sostentamento della quale gli abitanti del luogo si impegnarono con apposito istrumento. Non è dato sapere forme e dimensioni di questa primitiva chiesetta; è certo che, per esser sorta in tempo di peste, ebbe originaria intitolazione a S. Rocco.
1630 – La chiesa fu ricostruita per voto, ancora una volta durante un’ondata di peste. L’avvio del cantiere si collocherebbe attorno al 1630; nel 1635 i lavori erano ancora in corso.
1733 – Nel 1733 fu sottoposto all’approvazione degli uffici diocesani un progetto di rifacimento integrale che prevedeva, al termine dei lavori, di ottenere una più capace chiesa a navata unica, con ampie cappelle affrontate, e presbiterio quadrangolare. Il prolungarsi del cantiere produsse varianti sostanziali in corso d’opera. Nel 1750, infatti, fu terminata una chiesa ben diversa, con aula unica rettangolare e ampio catino absidale poligonale. La data di fine lavori è incisa sul portale. La chiesa rinnovata ebbe nuova intitolazione, assumendo quella a Maria Santissima Immacolata che ancora conserva.
1966 – Nel 1966 il parroco, Ambrogio Dell’Orto, commissionò a Mario Bogani una complessa opera di decorazione interna (prevalentemente ad acrilico su muro) che coinvolse l’intera abside e coincise con l’adeguamento del presbiterio ai nuovi canoni conciliari, opera terminata entro il 1967.
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