Il Santuario della Madonna del Ghisallo, Patrona universale dei ciclisti, è il punto di riferimento spirituale per gli appassionati di ciclismo di tutto il mondo.
Un luogo unico, custode di storie, emozioni e devozioni legate al ciclismo. Qui, tra cimeli e memorie, vive l’anima di uno sport fatto di fatica, passione e leggenda. Nel 1949, con bolla papale di Pio XII, la Madonna del Ghisallo è stata proclamata Patrona dei Ciclisti, rafforzando il legame tra il colle e i ciclisti di tutto il mondo. Campioni, appassionati e devoti donano trofei, cimeli come ex-voto e dediche, onorando il ciclismo, le sue persone e le sue storie epiche.
Dal 1967, il Gruppo Sportivo Madonna del Ghisallo custodisce e promuove il Santuario della Madonna del Ghisallo, Patrona dei ciclisti. Con eventi e cerimonie, mantiene vivo il legame tra il Santuario e il mondo del ciclismo, preservando cimeli storici e ricordi di campioni indimenticabili, del presente e del passato.
In Italia, per secoli, è stata comune l’usanza di collocare segni sacri sulle alture, sentieri e in luoghi pittoreschi per proteggere gli abitanti e i viandanti. In questa regione, numerose edicole e cappelle testimoniano una solida fede cristiana, grazie anche all’opera di San Miro (Canzo, 1336-1381).
La tradizione racconta che l’immagine sacra nel Santuario del Ghisallo fu ritrovata anni fa nei boschi, offrendo sicurezza in un territorio allora pericoloso. Un certo conte Ghisallo, minacciato da briganti durante una battuta di caccia, si rivolse alla Madonna dell’Icona che aveva incontrato poco prima, salvando così la sua vita. Da quel momento, l’effigie fu chiamata e venerata come la Madonna del Ghisallo.
La prima testimonianza storica certa del Santuario risale al luglio 1623, quando gli abitanti di Magreglio ottennero il permesso di celebrare la Santa Messa nella Cappella dedicata alla Beata Vergine Maria, da loro ricostruita. Successivamente, nel 1660, il sacerdote G.B. Bonanome istituì un legato per le Messe del Santuario, e nel 1681, un portico a tre archi arricchì la chiesa.
A partire dal 1706, grazie alla possibilità di partecipare regolarmente alle funzioni religiose e alla sua posizione incantevole, il piccolo Oratorio divenne un punto di riferimento e un luogo di pellegrinaggio sempre più frequentato. Piccole trasformazioni e ritocchi hanno dato vita alla casa di Maria che conosciamo oggi.
Nel santuario, troviamo Maria all’altare, nutrendo il Bambino Gesù in un’immagine di un pittore anonimo del XVI secolo. Quest’opera emana serenità e fiducia.
Il volto affettuoso di Maria sembra scrutare l’animo dei visitatori, offrendo conforto. Il Bambino, con la mano alzata in segno di benedizione, promette di essere un fratello comprensivo nelle gioie e nelle sofferenze.
Questo santuario non è un museo, ma la dimora di una Madre amorevole. Guardando negli occhi di Maria, trovi la forza di continuare il tuo cammino. In questo luogo di preghiera, Maria risponde alle suppliche sincere dei fedeli, concedendo grazie e guarigioni. Qui, tutti sono accolti e amati con tenerezza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante le difficoltà causate dalla guerra stessa, il Santuario diventa un rifugio e un luogo di preghiera per coloro che cercano aiuto dall’alto. La comunità si riunisce per chiedere la fine della guerra, e nel 1944 emettono un voto collettivo. Da allora, ogni prima domenica di ottobre, la comunità locale si riunisce in processione per una Messa solenne di ringraziamento per la pace.
In segno di gratitudine, la Madonna viene incoronata con una corona d’oro fusa da donazioni di gioielli offerti dagli abitanti e dai visitatori. Questa chiesetta tra le montagne è diventata un centro di devozione mariana, un luogo di protezione e conforto per chiunque lo cerchi. I pellegrini si fermano davanti all’immagine rasserenante della Madonna, un ritorno alla casa materna per un incontro sempre nostalgico, arricchente e unico con la propria Madre spirituale.
1135 – Non vi sono note certe sull’origine dell’edificio ma è documentata l’esistenza di una località situata tra Civenna e Magreglio e denominata “Ghisallo” in un atto notarile datato 1135, nel quale però non viene citata nessuna chiesa. Una leggenda la cui origine sembra essere medievale, narra del conte Ghisallo che fu assalito da un gruppo di briganti mentre valicava il passo. Si rifugiò in una piccola cappella situata lungo la strada e fece un voto alla Madonna: se fosse sopravvissuto le avrebbe dedicato un santuario.
La struttura subì varie modifiche fino al 1623, quando fu ristrutturato l’edificio esistente per la trasformazione in Santuario.
XVII – Alla fine del XVII secolo venne costruito il portico antistante l’ingresso alla chiesa.
1948 – Viene collocata nell’ottobre del 1948 all’interno della chiesa una fiaccola votiva in bronzo opera dello scultore Carmelo Cappello, tenuta sempre accesa a memoria della pietà dei ciclisti e a ricordo dei caduti.
Il 13 ottobre 1949, con un breve pontificio, papa Pio XII nominò la Madonna del Ghisallo patrona dei ciclisti.
1950 – Nel 1950 vengono eseguiti alcuni interventi di restauro e viene staccato l’affresco con la raffigurazione della Madonna del Latte, poi riportato su tela e ricollocato in corrispondenza dell’altare.
1973 – Sul sagrato della chiesa nel 1973 è stato collocato il Monumento al ciclista, opera in bronzo di Elio Ponti, oltre al alcuni busti bronzei in ricordo dei ciclisti più famosi e dei rettori del santuario.
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