“Ai monti Cangili (tra le vette del Paglione e di S. Anna di Indemini), vi è […] una chiesetta dedicata alla Madonna dove si portano quei di Biegno in estate per i pingui e saluberrimi pascoli” (Del Torchio). La “chiesetta” della Madonna degli Angeli, a 1130 m. s.l.m., qualche centinaio di metri sopra l’abitato di riferimento (Biegno, un tempo comune e oggi frazione di Maccagno con Pino e Veddasca) è un tipico oratorio d’alpeggio, costruito col concorso di un popolo intero per dotare quei luoghi alpestri di un ritrovo per le celebrazioni durante i mesi estivi, senza dover scendere in paese per le officiature nella “grande” parrocchiale. Nonostante sia costruzione tardo ottocentesca, la chiesa si presenta nelle forme della tradizione, con ridotta aula per i fedeli (8 x 5 m circa), presbiterio a terminazione rettilinea, tetto a capanna (coperto di “piode”, le tipiche scandole di pietra, abbondanti nell’area) e campaniletto a vela sopra l’altrettanto piccola sacrestia. La chiesa chiude il complesso delle baite verso valle, su uno sperone roccioso affacciato al panorama dei monti, tra il verde dei prati. La prima domenica di agosto si svolge la tradizionale festa legata alla statua della Madonna conservata all’interno della chiesa. L’intero abitato, nei decenni scorsi abbandonato, è oggi oggetto di qualche recupero per residenze estive e di villeggiatura.
1890 – L’oratorio (1130 m s.l.m.), nella località d’alpeggio di Biegno, risultava terminato nel 1895, come documentato della visita in quell’anno del card. Ferrari. I lavori erano stati avviati pochi anni addietro grazie alla munifica offerta (i quattro quinti della spesa, 2143 lire) di Vittorio e fratelli Zanini. Per il resto provvide il concorde concorso di popolo, grazie al quale fu raccolto il resto (435 lire). “Una religiosità corale portava ognuno a contribuire con il proprio lavoro perché la chiesetta alpestre vegliasse sopra la fatica” del quotidiano vivere i monti (Frigerio). Fu, quindi, fondamentale l’apporto femminile: le donne si sobbarcarono l’intero trasporto dei materiali da costruzione, pietre e calce. Le pietre abbondavano nei pressi, ma la calce doveva essere trasportata da valle, presso Maccagno, colmando a piedi gli oltre 900 metri di dislivello tra le fornaci sulla riva del lago e l’alpeggio.