Chiesa della Madonna Addolorata (Campagnano, Maccagno con Pino e Veddasca)

“Una verde spianata ed un piccolo muricciolo di cinta circondano il mistico ambiente e la bella solitaria chiesuola si offre tutta immacolata all’avidità dei nostri sguardi. Nella vallata profonda, rumoreggia il torrente Giona e salendo per le ripide dirute balze del monte arriva sino a noi la fragranza selvaggia di una vegetazione vergine, ribelle ad ogni cura dell’uomo”. Il luogo è ancora come lo aveva descritto don Celestino del Torchio nel 1925, tra i boschi della strada che, a quota 500 m s.l.m., congiunge gli abitati di Campagnano e Garabiolo in Val Veddasca. La chiesa (popolarmente nota come “santuario della Moscia”) è ancora come allora, con l’aula unica rettangolare conclusa da un presbiterio a terminazione rettilinea, frutto di lavori conclusi nel 1707. Alla stessa epoca risale la facciata a capanna, con bel portale in pietra a volute contrapposte. All’interno, un affresco con la Madonna dei sette dolori è all’origine della sentita devozione per l’oratorio, cresciuto in fama di santuario presso le popolazioni locali. Innumerevoli, infatti, le processioni sacre per invocare la protezione della Madonna della “Moscia” contro le pestilenze (nel 1777 da Maccagno, a valle, si salì al santuario per far voti contro una sconosciuta epidemia che aveva provocato decine di morti in paese); o, come ancora si praticava nel 1857, per invocare pioggia o bel tempo. La più sentita tra le tradizionali ricorrenze era, tuttavia, quella della domenica di Passione, quando le donne si recavano alla chiesa per donare alla Madonna addolorata fazzoletti e scialli, “forse in ricordo del fazzoletto di lino col quale la Veronica asciugò il volto” di Gesù (Bonalumi). Potrebbe essere, questa, usanza tra le più antiche, legate all’origine del luogo sacro e alla venerazione, qui, di un affresco con la Pietà (Gesù Cristo sul sepolcro) di Cannobio, al centro di simili riti a partire da fatti miracolosi del 1522.