Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano (Bedero, Brezzo di Bedero)

Diocesi di Milano - chiesa sussidiaria - Lombardia

Brezzo di Bedero - Via Roma - VA - 21010

0332/507081

Le informazioni riportate, in tutto o in parte, sono riprese da BeWeb, la banca dati dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI , implementata dalle diocesi e dagli istituti culturali che hanno concluso il rilevamento e la descrizione del patrimonio sul proprio territorio. Quanto pubblicato è da intendersi work in progress e pertanto non esente da eventuali suggerimenti per essere migliorato e reso più efficace.

XVI – La documentazione sinora radunata sull’edificio sacro, posto nel centro di Bedero, è scarna. Dallo spoglio delle visite pastorali si apprende solo che, sino al 1596, questo aveva forma di semplice cappella aperta, ossia con altare per le celebrazioni protetto entro una cella quadrangolare alla quale mancava la facciata.
XVII – La riforma e l’ampliamento del S. Rocco di Bedero si colloca in anni successivi all’ondata pestilenziale del 1630, nota alle cronache come “peste manzoniana”. Per lo scampato pericolo, le valli del Verbano orientale si punteggiarono di oratori e chiese dedicate a S. Rocco. Tra questi, anche quello di Bedero che, conformemente agli altri, crebbe secondo una semplice tipologia di chiesa ad aula unica rettangolare e con presbiterio quadrangolare.
1838 – Nel 1838 si decise di innalzare sulla chiesetta un campanile, sino ad allora mancante. Allo scopo, fu ingaggiato un architetto di origini locali, ma con affermato studio a Torino: Ferdinando Caronesi. Per mancanza di fondi e lunghe procedure burocratiche, messe in atto dal dipartimento delle pubbliche costruzioni dell’allora governo austriaco a Milano, il cantiere fu differito negli anni, ma senza derogare all’originaria idea e al disegno di Caronesi. Ammirevole fu lo sforzo della comunità per assicurare continuità ai lavori. Nel 1850, una cronaca registrò che “mastri e garzoni lavorarono per la massima parte gratis” e che “il materiale salì, compresi i mattoni della cupola, per le spalle delle donne sul campanile, mediante opportune andatoie guarentite di sbarre”. In occasione di questi lavori furono apportate lievi modifiche alla chiesa seicentesca, impreziosita da una serie di finestre “a lunetta” introdotte per garantire maggior illuminazione all’ambiente interno.

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