La veduta da monte della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, con la facciata seicentesca e l’alto campanile coronato di cuspide svettante sopra i tetti e stagliato sul panorama del Verbano e delle Alpi, ha rappresentato a lungo uno dei soggetti prediletti dei vedutisti sette e ottocenteschi, tramandato in qualche china, in numerose stampe e in raffinate vedute a olio.
La preminenza paesaggistica del complesso, evidente anche dal lago nei primi scatti fotografici per l’imporsi della massa edilizia e del campanile sopra il nucleo antico affacciato al porto, è stata compromessa nel corso del Novecento dalla costruzione, in posizione ancora più elevata, dell’imponente chiesa di S. Ambrogio, che ha inaugurato per la località un nuovo scenario a diversa scala urbanistica. La veste attuale della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo è frutto di due fasi edilizie messe in evidenza dall’articolato prospetto esterno.
La facciata principale, con ordine gigante di lesene, portale in pietra scolpita e timpano triangolare, risale, infatti, a una fase di ricostruzione integrale conclusa attorno alla metà del XVII sec. A lato, un prospetto disadorno, raccordato con una falda di tetto al principale, corrisponde, invece, a un ampliamento del 1832 che portò a giustappore alla chiesa preesistente una navata laterale.
La dicotomia si ripete, quindi, all’interno del tempio: l’aula principale, traguardata dall’altare maggiore e terminate con profonda abside poligonale, rappresenta l’esito del cantiere seicentesco; l’aula secondaria, detta del Sacro Cuore, il risultato della riforma ottocentesca. Le cappelle laterali, completate nel tempo dal XVII sec., sono dedicate: all’Angelo Custode e alla Madonna del Transito (parete destra, navata principale), ai santi Antonio e Giuseppe (parete sinistra, navata secondaria) e al Sacro Cuore (in campo all’aula minore).
Tre altari sono tardo neoclassici (coevi, cioè, ai lavori del 1832): quello della Madonna del Transito (con venerata effige seicentesca), di S. Giuseppe e l’altare maggiore, con tempietto circolare sorretto da colonne di marmo. Altre cappelle non presentano alcuna mensa (Angelo Custode e S. Antonio, quest’ultimo, peraltro, già venerato nella chiesa seicentesca e di patronato della famiglia Tinelli).
Il battistero, in marmo policromo, è oggi collocato nella prima cappella a sinistra dell’aula ottocentesca; opera dei primi decenni del XVIII sec., è da riferire certamente a un ambito di produzione viggiutese. L’altare maggiore conserva un paliotto settecentesco in scagliola policroma con prospetto tripartito e raffigurazione di un ostensorio, tra raffinati racemi e un ricco intreccio di nastrini. Il paliotto dovrebbe risalire al 1730-35, forse di bottega solariana (dei Solari specializzati nella tecnica e assai attivi in Ticino).
Il Battistero e il paliotto rimangono a testimonianza di una fase settecentesca di arricchimento nell’arredo liturgico altrimenti non documentata, ma che doveva comprendere, forse, anche l’altare maggiore.